È lui o non è lui? Pare ci sia lo zampino di Maurizio Cattelan nel micro spazio espositivo Crepaccio, ovvero la vetrina del ristorante Carpaccio, tanto in voga a Milano. Non è ufficiale, ma giudicate voi…
Succede anche questo, a Milano, durante le convulse giornate di Start. Succede che un amico prenota per andare a cena, tarda sera, e quando arrivi al ristorante scopri che non hai ancora finito di lavorare. Già, perché inconsapevolmente il locale scelto è Il Carpaccio – via Lazzaro Palazzi, zona Porta Venezia -, che da un […]
Succede anche questo, a Milano, durante le convulse giornate di Start. Succede che un amico prenota per andare a cena, tarda sera, e quando arrivi al ristorante scopri che non hai ancora finito di lavorare. Già, perché inconsapevolmente il locale scelto è Il Carpaccio – via Lazzaro Palazzi, zona Porta Venezia -, che da un po’ capita di vedere e rivedere nelle cronache artistiche, fra social network e siti vari. E il motivo è lì davanti: una delle vetrine, con una piccola modifica nell’insegna, è diventata Il Crepaccio, micro spazio espositivo per progetti artistici più o meno improvvisati che si succedono ogni 15 giorni.
“Non si conosce molto di più al momento dei meccanismi che regolano questa iniziativa né è nota l’identità della regia occulta che sta dietro”, scriveva un’importante rivista che se ne è occupata. Il progetto infatti è partito un po’ alla chetichella a fine maggio, con un’installazione della giovane artista Serena Vestrucci, e via via è diventato un appuntamento fisso per l’artworld milanese, anche per la spigliatezza e l’alone di mistero sui meccanismi. La vetrina – in occasione della Settimana della Moda – ospitava un progetto dello stilista Fabrizio Talia, una scenografica accumulazione di griffatissime shopping bags. Entri, ti siedi a cena, ed il tuo amico – amico anche del titolare del ristorante – ti rivela en passant che la cosa l’ha progettata il figlio del ristoratore, “mi pare insieme a un suo amico, un artista”. Maurizio Cattelan, si chiama…
– Massimo Mattioli
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