Per terra e per mare. Gli Etruschi di frontiera tra mobilità e integrazione
La mostra ricostruisce e documenta la storia di Pontecagnano, l’insediamento etrusco più a sud d’Italia, dal IX al III secolo a.C., attraverso la mobilità di uomini e donne, la circolazione di oggetti, la peculiarità di produzioni artigianali e la condivisione di modelli di comportamento e di ideologie.
Comunicato stampa
Il Museo Archeologico Nazionale di Pontecagnano apre al pubblico la mostra “Per terra e per mare. Gli Etruschi di frontiera tra mobilità e integrazione" (30 giugno - 10 dicembre 2023), a cura di Carmine Pellegrino e Luigina Tomay, realizzata dalla Direzione Regionale Musei Campania diretta da Marta Ragozzino, in collaborazione con l'Università degli Studi di Salerno, con il patrocinio del Comune di Pontecagnano Faiano e il supporto della Regione Campania (POC 2014-2020) attraverso la Scabec.
La mostra ricostruisce e documenta la storia di Pontecagnano - l’insediamento etrusco più a sud d’Italia - dal IX al III secolo a.C., attraverso un tema già presente nell’esposizione permanente del Museo dedicato agli ‘Etruschi di frontiera’, diretto da Ilaria Menale: la mobilità di uomini e donne, la circolazione di oggetti, la peculiarità di produzioni artigianali e la condivisione di ideologie e modelli, tutti aspetti di una comunità ‘di frontiera’ oggi documentati da nuove scoperte e approfondimenti scientifici, che restituiscono un quadro ampio e affascinante, dove la grande storia di popoli e civiltà del Mediterraneo antico si intreccia con le piccole storie di comunità della Campania e dell’Italia Meridionale.
Alla presentazione della mostra, avvenuta questo pomeriggio, hanno partecipato Vincenzo De Luca, presidente della Regione Campania, Marta Ragozzino, direttore regionale Musei Campania, Giuseppe Lanzara, sindaco di Pontecagnano Faiano, Raffaella Bonaudo, soprintendente Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le province di Salerno e Avellino, Luca Cerchiai, direttore DiSpAC - Università degli Studi di Salerno, Angela Pontrandolfo, professore emerito dell’Università degli Studi di Salerno, e i curatori della mostra Luigina Tomay e Carmine Pellegrino. L’incontro è stato moderato da Ilaria Menale, direttore del Museo Archeologico Nazionale di Pontecagnano.
Una comunità antica, quella degli Etruschi di frontiera, aperta ai contatti e agli scambi con i diversi popoli del Mediterraneo, capace di attrarre e integrare in alcune fasi della sua vita individui e gruppi differenti per cultura e provenienza: è questo uno dei caratteri più significativi emersi in sessant’anni di scavi e studi su Pontecagnano, centro che fu ricco e fiorente sia per la grande disponibilità di terre coltivabili, sia per la posizione costiera che assicurava facili approdi.
Comunità oggi di cittadini, associazioni, stakeholder, che partecipano alla vita della città di Pontecagnano e si ritrovano nel Museo, polo culturale di riferimento nell’area picentina, che da anni mette in campo iniziative di valorizzazione e progetti di respiro sociale, insieme ad enti locali e attori del territorio, configurandosi sempre più come luogo di inclusione e scambio tra le varie realtà presenti sul territorio.
Il percorso espositivo si snoda attraverso quattro sezioni dedicate ai temi principali: mobilità, forme ideologiche e sistemi di rappresentazione condivisi, circolazione di oggetti, produzioni artigianali. I temi sono declinati in sequenza cronologica (dall’Età del Ferro a quella Orientalizzante, dall’età arcaica e tardo-arcaica alla conquista sannitica), e consentono di delineare i fenomeni di interazione che emergono a Pontecagnano nelle diverse epoche.
L’insediamento antico di Pontecagnano – territorio che ancora oggi restituisce importanti testimonianze del passato – sorgeva infatti su un ampio terrazzo lambito da corsi d’acqua, in una posizione nodale per le comunicazioni terrestri e marittime, dove convergevano itinerari provenienti dalla Campania settentrionale, Irpinia e area adriatica, Piana del Sele e Lucania. Gli agevoli approdi offerti dalla laguna costiera del Lago Piccolo ne facevano anche un importante scalo per la navigazione lungo le coste tirreniche.
La prosperità e la ricchezza dell’insediamento fecero sì che già durante la prima Età del Ferro (IX-VIII secolo a.C.) giungessero a Pontecagnano materiali di pregio provenienti da Sardegna, Sicilia, Grecia, Egitto e Medio Oriente. La documentazione archeologica attesta anche la presenza di individui e di gruppi, provenienti da diverse aree della penisola italiana (Etruria, Calabria, Vallo di Diano, Irpinia), che si insediarono stabilmente a Pontecagnano. La capacità di attrazione del sito si fondava non solo sulla disponibilità di risorse ma anche sulla facilità di integrazione di tali individui, il cui inserimento nel tessuto sociale della città è testimoniato dall’ubicazione delle loro sepolture all’interno della necropoli urbana, dove, tra VIII e VII secolo a.C., la conservazione nelle sepolture di alcuni elementi peculiari del costume d’origine – oggetti d’ornamento, particolari forme di vasellame – ne consente facilmente l’identificazione.
Nel corso dell’età arcaica (VI-V secolo a.C.) è soprattutto l’onomastica riportata dalle iscrizioni incise sui vasi a rivelare la provenienza da altre città e regioni dell’Italia antica, in particolare dalle aree italiche di Sannio, Irpinia ed Enotria, dal Lazio e dall’Etruria, dalle poleis greche. A partire dalla metà del V secolo a.C. giunsero a Pontecagnano gruppi provenienti dal Sannio pentro, identificabili per le fibule che caratterizzano le sepolture femminili (tipo c.d. “ad aeroplano”). Poco dopo, la comparsa di numerose sepolture maschili con cinturone e armi (lancia, più raramente corazze e schinieri) segnala l’arrivo a Pontecagnano di guerrieri di stirpe italica che può essere collegato alla pratica di mercenariato, come documentato nella vicina Paestum. La presa del potere da parte della componente italica, che le fonti qualificano come ‘Sanniti’, non stravolse l’assetto della città etrusca, come mostrano la continuità d’uso dei santuari e degli isolati abitativi e, soprattutto, la persistenza della lingua etrusca.
Reperti e contesti inediti guideranno il visitatore attraverso un viaggio ideale all’interno della città ‘multiculturale’, con l’esposizione di oggetti che documentano i contatti stabiliti ad ampio raggio dalla comunità etrusca di Pontecagnano, i fenomeni di mobilità e di interazione culturale che, grazie all’amplissima documentazione archeologica disponibile, fanno di Pontecagnano un punto di osservazione privilegiato per lo studio e l’approfondimento di queste tematiche.
La narrazione dei temi principali della mostra sarà anche di tipo immersivo, attraverso l’uso di tecnologie digitali in uno spazio appositamente allestito, sviluppato nell’ambito del progetto ArCCa_DiA – Digitalizzazione e Automazione (POR Campania FESR 2014-2020).
La sala immersiva, che racconta con ricostruzioni visive e sonore l’antica Pontecagnano, attraversando i temi del viaggio e della mobilità di uomini, idee, modelli culturali e saperi artigianali, sarà parte del percorso espositivo permanente del Museo, ampliando così l’offerta culturale e l’esperienza di visita individuale e collettiva delle collezioni degli ‘Etruschi di frontiera.
Vincenzo De Luca, presidente della Regione Campania: «La Regione Campania investe nella cultura più di altre regioni d’Italia, pur non essendo la regione più ricca. Abbiamo deciso di tutelare, valorizzare e sostenere la cultura in quanto patrimonio storico e iniziativa attuale e viva, per dare un’anima alla nostra comunità di cui non va persa la storia. E anche per essere fedeli a un patrimonio che abbiamo ereditato: non vi sono altre regioni al mondo con tale ricchezza di patrimonio artistico. Abbiamo realizzato un ecosistema digitale in cui abbiamo raccolto tutto il patrimonio storico artistico, culturale e archivistico della regione, così da poter proporre a tutti la straordinaria bellezza presente in questa terra».
Marta Ragozzino, direttore regionale Musei Campania: «Per terra e per mare è una mostra bellissima ed anche estremamente attuale, per tutte le implicazioni storiche, culturali ma anche antropologiche e sociali che rivela e dimostra, a fronte di una ricerca rigorosa e sedimentata. Una mostra modello, perché parte dalla conoscenza del territorio e del popolamento antico e parla alla comunità di oggi, non fermandosi solo agli esperti. Anche per questo, la Direzione regionale dei Musei, sempre più attenta all’accessibilità culturale, è orgogliosa del risultato. Tra l’altro, è dimostrato dai numeri che Campania sia una delle regioni più visitate d’Italia e questo ci impone di essere più attenti, accoglienti e sempre più capaci di proporre i nostri luoghi della cultura ad un numero sempre maggiore di visitatori, che mi piace considerare cittadini temporanei. Questa mostra, frutto di sessanta anni di studi, approfondimenti, pubblicazioni, ricerche ancora in corso e realizzate assieme all’Università di Salerno, alla Soprintendenza e alla nostra Direzione regionale, arricchisce in maniera straordinaria un patrimonio, quello della collezione permanente del museo, importantissimo e forse ancora non sufficientemente noto».
Ilaria Menale, direttore del Museo Archeologico Nazionale di Pontecagnano: «Con questa mostra diamo luce a un lungo percorso di ricerca. L’esposizione dedicata agli Etruschi di frontiera è accattivante, per nulla scontata, e si conclude con la visita a una sala immersiva che racconta non solo le tematiche legate alla mostra, ma alla storia del museo e della città antica. Una sala immersiva che resterà in maniera permanente nel museo ampliando così l'offerta culturale per la comunità locale, i turisti, gli appassionati e le scuole».
Giuseppe Lanzara, sindaco di Pontecagnano Faiano: «Pontecagnano è un riferimento per il mondo della cultura archeologica. La nostra idea è quella di rafforzare sempre di più la centralità del museo nelle attività culturali della città che, grazie a questa mostra, avranno ancor più forza, nell’ottica anche dello sviluppo dell’aeroporto, del masterplan Costa Sud di Salerno, così da poter valorizzare una Pontecagnano Faiano fatta di turismo, cultura, accoglienza e solidarietà».
Luigina Tomay, curatrice della mostra: «La Mostra accompagna i visitatori in un lungo viaggio che va dagli inizi del IX secolo a.C., quando l’insediamento di Pontecagnano nasce per l’arrivo di gruppi provenienti dall’Etruria meridionale, fino alla conquista romana (III secolo a.C.). Il filo conduttore è la mobilità e la circolazione, intese come movimenti di uomini e di oggetti ma anche di modelli culturali, idee e saperi artigianali. Il tema, già sviluppato nel percorso espositivo permanente del Museo, si è arricchito negli ultimi quindici anni di nuovi ritrovamenti e approfondimenti della ricerca che hanno indotto a svilupparlo in una esposizione specifica. Lo spostamento di individui e gruppi provenienti da altre zone d’Italia a Pontecagnano, la circolazione e l’acquisizione di oggetti e materiali di pregio provenienti dalla Grecia, dall’Egitto dalla Siria, così come la condivisione di ideologie di stampo aristocratico, fa sì che la grande storia dei popoli del Mediterraneo antico si intrecci con le tante piccole storie delle comunità dell’Italia meridionale e, in particolare, del territorio picentino. L’auspicio è che con questa mostra si riesca ad attirare l’attenzione sul Museo Archeologico Nazionale di Pontecagnano, che per il suo eccezionale patrimonio archeologico rappresenta un grande attrattore che merita di essere inserito nei principali circuiti turistici-culturali della regione».
Carmine Pellegrino, curatore della mostra: «La mostra è frutto di un percorso di studio e di ricerca avviato a Pontecagnano agli inizi delli anni ’60 e che continua ancora oggi, con il ritrovamento di oltre 10.000 tombe, un vero unicum nel panorama internazionale. La scoperta di queste sepolture, attraverso la documentazione archeologica, consente di costruire la storia dell’insediamento e di alcuni fenomeni che abbiamo approfondito in questa mostra come quello dell’integrazione, dell’arrivo a Pontecagnano di gruppi da altre zone d’Italia e che si integrarono qui perfettamente. Gli Etruschi scelsero Pontecagnano perché era una delle grandi pianure della Campania, zona molto florida e fertile, proiettata verso i traffici costieri grazie alla facilità degli approdi allora esistenti. Il percorso espositivo valorizza gli oggetti e la cultura materiale attraverso cui emergono contatti, scambi, condivisione di comportamenti e ideologie che fanno di Pontecagnano un caso di studio importante che ha ancora tanto da raccontare. La Mostra si conclude con una installazione immersiva che narra i temi trattati nell’esposizione proponendo ai visitatori un’esperienza coinvolgente e di grande impatto».