Intervista alla violoncellista Jo Quail tra metal e musica classica
La violoncellista inglese Jo Quail, che spazia tra musica classica e metal, è anche molto ispirata dall’arte visiva
Jo Quail è una violoncellista e compositrice londinese con una vastissima attività di esibizioni, sia in solo che in ensemble, o in collaborazione con cori, orchestre e band/musicisti post-rock, doom, metal, avant-guarde, con cui ha suonato in festival e tour in Europa, America, Giappone, Sudafrica, Australia e Nuova Zelanda. Studia musica in giovanissima età presso il Centre for Young Musicians di Londra, dove inizia a improvvisare e a comporre già a nove anni. Si laurea in musica presso l’Università di Leeds, raffinando negli anni una forte padronanza del violoncello, sia classico che elettronico, grazie all’utilizzo di innovative tecniche di looping. La passione per lo strumento la porta a tenere masterclass e workshop interattivi su composizione, performance, looping e modellazione di effetti. Influenzata da musica eterogenea, inclusi il compositore e pianista classico Claude Debussy, il compositore di minimalismo sacro Arvo Pärt, le band rock Pink Floyd e Nine Inch Nails, attraversa con abilità i generi musicali conquistando sia il mondo della musica classica contemporanea che quello della musica post-rock, progressive, elettronica, goth e metal. Debutta come solista con l’autoproduzione From the Sea nel 2010, cui seguono Caldera nel 2014, Five Incantationsnel 2016 e Exsolve nel 2018.
Molto ispirata anche dall’arte visiva, il suo quarto album ha preso forma in seguito al concerto che è stata invitata a presentare presso il Museo Arp di Remangen, in occasione della mostra di Barbara Hepworth, Sculpture for the Modern World. Tra le numerose collaborazioni, pubblica nel 2017 Rosebud con l’italiano Eraldo Bernocchi e FM Einheit della band sperimentale tedesca Einstürzende Neubauten, e suona il cello in diverse colonne sonore del musicista italiano Lorenzo Esposito Fornasari-LEF. Dopo essersi esibita al Roadburn Festival di Tilburg nel 2019 come ospite di diverse band metal e rock, il festival le commissiona una composizione originale, prevista per l’edizione del 2020, poi sospesa per via della pandemia. The Cartographer, sinfonia per ottoni, pianoforte, archi, percussioni e voci,viene finalmente presentata al Roadburn 2022 in collaborazione con sedici musicisti, registrata live e pubblicata nel marzo 2023. L’artista è inoltre invitata a un panel organizzato dallo stesso festival sul rapporto tra musica classica e musica heavy metal, insieme ad altri artisti presenti nella line-up che utilizzano elementi classici nella loro arte, inclusa Kristin Hayter (Lingua Ignota), con cui Jo Quail si esibirà il 13 ottobre 2023 presso la Islington Assembly Hall di Londra.
Jo Quail si è esibita tra il 2022 e il 2023 in un lungo tour internazionale che ha toccato anche l’Italia, dove ha suonato in apertura alla songwriter americana Emma Ruth Rundle. Nel maggio 2023 il suo primo tour da headliner in UK, accompagnata in apertura dai Dead Space Chamber Music, ha registrato numerosi sold-out.
INTERVISTA A JO QUAIL
La tua definizione di arte.
Se separiamo temporaneamente l’arte visiva dalla musica, direi che “arte” in questo contesto è un’immagine pensata e creata da un essere umano che evoca una risposta spontanea in un altro essere umano. Ero solita dire che l’arte avesse uno scopo ben preciso: l’artista desiderava ritrarre un’emozione o un momento particolare; ma ora ho molti amici che dipingono e scolpiscono, e spesso mi dicono che mettono il pennello sulla carta o tastano il legno o l’argilla lasciando che le immagini si scoprano da sole dalla carta o dal materiale della scultura, senza premeditazione, progetto o intenzione.
La tua definizione di musica.
L’organizzazione del suono per creare un’immagine sonora tridimensionale. Il viaggio senza fine per cercare di esprimere una verità.
Ti definisci una “artista”?
Sì.
L’opera di arte visiva che più ami.
Ce ne sono molte! Le sculture di Barbara Hepworth mi commuovono profondamente. Nella mia stanza della musica, sopra la mia scrivania, è appesa un’opera potentissima, Morrigan, regalatami dall’artista e musicista Lucie Dehil, un’opera di grande ispirazione. Un’opera d’arte molto significativa nella mia vita è Altar di George Percy, che mi è stato concesso di utilizzare per la copertina di Five Incantations e che ora ho il privilegio di possedere come opera originale. L’incredibile Anaïs Mulgrew ha appena creato per me delle splendide copertine per un nuovo disco: è un esempio di come qualcuno traduca il suono in visione con tanta precisione e ispirazione.
La canzone che più ami.
John Tavener, Song For Athene e Focus, Sylvia, sono due opere che richiedono tutta la mia attenzione anche se le conosco molto bene!
I tuoi recenti progetti.
Ad aprile ho pubblicato il video dell’esecuzione dal vivo di The Cartographer, la mia sinfonia su commissione per ottoni, pianoforte, archi, percussioni e voci. A maggio ho iniziato un tour in tutto il Regno Unito e ho inviato i master finali alla mia etichetta By Norse per un album molto speciale che pubblicherò a novembre: sei canzoni scritte per e registrate con due incredibili cantanti, Maria Franz e Lorenzo Esposito Fornasari (Lef).
Un ricordo della tua vita.
Il finale di The Cartographer. Se ho un palcoscenico e un budget, questo è ciò che può accadere. La nascita di mia figlia e vederla crescere fino a diventare una giovane donna forte, aggraziata e compassionevole. Attraversare il cortile della mia scuola a 5 anni per andare alla mia prima lezione di violoncello. Immagini bellissime, e me ne vengono in mente molte!
Samantha Stella
http://www.joquail.co.uk/
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