Verona Updates: Playme, piccola piazza per la videoarte, la prende con ironia. Che sia per esorcizzare un allestimento sfortunato?
Il tema proposto dalla curatrice Cecilia Freschini è quello dell’ironia: rispondono all’appello nove artisti che si misurano con il video. Il risultato è Playme, progetto che si inserisce nell’azione di foraggiamento che ArtVerona fa, ormai da tempo, dell’Archivio Regionale dei video d’artista: un’operazione mediata attraverso il Centro Audiovisivi della Biblioteca Civica. Una sinergia che funziona: […]
Il tema proposto dalla curatrice Cecilia Freschini è quello dell’ironia: rispondono all’appello nove artisti che si misurano con il video. Il risultato è Playme, progetto che si inserisce nell’azione di foraggiamento che ArtVerona fa, ormai da tempo, dell’Archivio Regionale dei video d’artista: un’operazione mediata attraverso il Centro Audiovisivi della Biblioteca Civica. Una sinergia che funziona: a funzionare meno è lo spazio riservato a Playme, che esemplifica suo malgrado tutte le difficoltà e i limiti che la videoarte incontra in un contesto fieristico. L’open-space non offre le condizioni di luce ottimali, la scelta di rinunciare alle cuffie costringe a rendere molti lavori pressoché inintelligibili; la qualità filmica di qualche lavoro, in termini di grana dell’immagine, non è il massimo, forse viziata dallo schermo.
Problemi di fruizione a parte resta il valore di un progetto che scova lavori non da poco. Immediato e limpidissimo How to make my italian passport disappear di Girolamo Marri; al pari del Kidding Time di Maria Pecchioli, con un mappamondo illuminato usato come trottola nel buio (e chissà che bello vederlo in uno spazio senza luci al neon!). Un po’ stucchevole, forse, il Blinding Plan di Debora Vrizzi, con gli attoniti spettatori di un museo completamente vuoto che si aggirano nel nulla di sale spoglie. Menzione speciale per Sabrina Muzi, fresca finalista del Premio Terna: in Ninetta #2 veste i panni vintage di una prostituta da film neorealista, e imperversa per le strade di Cremona e Bologna vendendo il frutto proibito più ambito da parte del cliente abituale di una squillo. Un bacio.
– Francesco Sala
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati