Fiere. Quo vadis? Vol. 1
Spuntano come funghi in giro per il mondo e ogni volta muovono folle di addetti ai lavori e appassionati. Ma c’è anche chi è pronto a giurare che le fiere d’arte siano un format vecchio, che non funziona più. Un evento con “gli anni contati”. Per fare il punto della situazione, abbiamo deciso di aprire il dibattito, coinvolgendo chi le fiere le organizza, chi partecipa e chi le visita. In questa prima puntata, sentiamo le voci dei direttori. Mentre sul numero di Artribune Magazine in arrivo nei prossimi giorni prendono la parola i galleristi.
VINCENZO DE BELLIS
direttore artistico miart – milano
Le fiere d’arte contemporanea sono diventate, negli ultimi anni, eventi in grado di raccogliere attorno a sé i molteplici aspetti del sistema dell’arte contemporanea. E in molti casi, di riuscire a fotografarne la complessità con una sintesi che non è facile conseguire in altri ambiti istituzionali, dimostrandosi un format fondamentalmente solido e funzionale – sia pur “discutibile” – per tutti gli operatori del sistema, incluso, cosa importantissima, il grande pubblico. Per questo, il futuro della fiera è configurarsi sempre più come un collettore di ambiti, strutture ed esperienze variegate. Un punto e un momento d’incontro in cui le diverse professionalità legate all’arte contemporanea – e non solo – dialogano, immaginandolo come un luogo di “scambi”, ma anche come esperienza culturale tout court.
CARLOS URROZ
direttore arco – madrid
La proliferazione delle fiere d’arte prova che questi eventi sono potenti strumenti a disposizione delle gallerie per vendere e incontrare nuovi collezionisti. Ogni fiera deve essere diversa, altrimenti visitatori e gallerie perdono interesse. ARCOMadrid vuole essere una piattaforma per i nuovi artisti, e lo fa attraverso un programma di taglio curatoriale e il coinvolgimento di tanti direttori di museo, curatori, collezionisti e altri professionisti. In questo modo, una galleria che ha già partecipato ad altre fiere può puntare a fare una presentazione più forte dei propri artisti presso questo tipo di pubblico. Uno degli obiettivi delle fiere d’arte consiste nel contribuire alla creazione di una scena di collezionismo locale. ARCOMadrid ha supportato lo sviluppo di nuove collezioni private e l’implementazione di quelle museali. Oggi stiamo portando avanti nuove idee per portare più clienti alle gallerie, come il programma First Collectors o un nuovo strumento web, per trovare nuovi clienti nel mercato online.
CORNELL DEWITT
direttore pulse – new york / miami
È in un certo senso ironico notare come la crescita delle fiere d’arte negli ultimi dieci anni non sia stata a dispetto di, o in reazione contraria alla simultanea crescita esplosiva della Rete, quanto un risultato diretto dello sviluppo di quest’ultima. Dal momento in cui Internet ha reso possibile l’accesso reciproco per galleristi, artisti e collezionisti, ciò ha alimentato l’esigenza di disporre di un modo appropriato per connettersi e relazionarsi e per vedere fisicamente le opere. Metti insieme le giuste componenti e avrai una fiera d’arte! La crescente popolarità del collezionismo d’arte contemporanea è poi alimentata dalla nostra cultura globale iper-connessa. Collezionare arte, a ogni livello, è oggi un’attività apprezzata da una percentuale crescente di persone provviste di mezzi (siano essi modesti o esorbitanti) in tutto il mondo. Se sicuramente è impossibile prevedere quanto il mercato delle fiere d’arte possa ulteriormente crescere, a meno di un crollo prolungato dell’economia mondiale e della sua interconnessione, o di una improvvisa, enorme, perdita d’interesse per la cultura, il mercato delle fiere d’arte sarà in continua evoluzione, e sicuramente non si contrarrà in modo sensibile.
ROBERTO CASIRAGHI
direttore roma contemporary – roma e the others – torino
Credo che occorra fare una grande distinzione tra le fiere d’arte contemporanea del nostro Paese e quelle del resto del mondo. Provo a sintetizzare quale possa essere per me il futuro di quelle italiane, giacché guardando fuori dai confini vengo preso da ammirazione prima e sconforto e depressione da confronto poi. La specializzazione penso sia la carta vincente delle fiere nei prossimi anni: offrire al pubblico informazioni e relazioni di approfondimento delle conoscenze e di sviluppo di nuovi rapporti, promuovere la qualità e la diversità, essere un luogo d’incontro, scambio e dialogo relativamente a un tema, un ambito geografico, una categoria. Il tutto corroborato da un corretto confronto con gli artisti italiani, troppo spesso sottovalutati e dimenticati.
SARAH COSULICH CANARUTTO
direttrice artissima – torino
Il futuro delle fiere d’arte contemporanea è quello di sapersi reinventare e svilupparsi in linea con le trasformazioni che caratterizzano oggi il mondo dell’arte e il suo mercato. Particolarmente in Italia, in questo momento difficile, c’è bisogno di maggiore internazionalizzazione e coinvolgimento di Paesi extra-europei, un processo graduale che necessita di uno sforzo strategico nuovo. Al tempo stesso sono convinta che lo sviluppo di una fiera debba partire da un’identità specifica che ne definisca programma e obiettivi. Una fiera con un progetto fortemente connotato, che sappia investire sulle potenzialità uniche del suo contesto, può rendersi riconoscibile e forte rispetto alle tante nuove fiere sul panorama internazionale.
PETER BLAEUER
direttore liste – basilea
Le fiere che non si preoccupano semplicemente di vendere il più alto numero possibile di stand, ma che hanno come primo obiettivo la qualità, continueranno ad avere un ruolo chiave nel mondo dell’arte. Nel corso degli ultimi cinquant’anni, le fiere sono diventate parte integrante del mondo dell’arte. Grazie alle fiere, sempre più persone hanno cominciato a interessarsi all’arte contemporanea e anche i collezionisti sono cresciuti in maniera notevole. Non importa se la gente avrà più o meno soldi, ci saranno sempre persone interessate all’arte, che vogliono acquistare opere e che si mantengono informati attraverso le fiere.
IRENE ABUJATUM
direttrice commerciale ch:aco – santiago del cile
Parlare del futuro delle fiere d’arte contemporanea può essere complesso per la diversità delle realtà che coinvolge. Io posso dare la mia opinione dal punto di vista dell’esperienza che ha vissuto il Cile grazie alla creazione di una di esse, Ch.ACO, alla sua quarta edizione. Per il Paese ha rappresentato un incentivo essenziale per azionare il mercato e gli agenti in esso coinvolti, favorendo la qualità, la produzione, la diffusione e la commercializzazione dell’arte contemporanea, andando anche a riempire alcuni vuoti di tipo culturale. Il nostro esempio può essere molto diverso rispetto a quello delle centinaia di fiere sparse per il mondo a causa della maturità o gioventù dei mercati. Ch.ACO ha prodotto un motore di azione reale che inizia a raccogliere risultati, nella vendita e quantomeno nella generazione di interesse. Si tratta di creare un’industria, incantando il pubblico con l’arte contemporanea.
AMANDA COULSON
direttrice artistica volta – new york / basilea
Che sia un bene o un male, le fiere d’arte non sono destinate a scomparire nel prossimo futuro. Sicuramente, finché avremo ancora i mezzi per viaggiare – e per “mezzi” intendo dire petrolio e non moneta -, le fiere rimarranno, quantomeno come destinazione turistica. Il mercato dell’arte fa ormai parte di un certo tipo di industria dell’intrattenimento collegata ai viaggi di piacere; le fiere non sono più frequentate soltanto dal pubblico dell’arte ma da un pubblico affascinato da questa industria, e in questo senso sono diventate “too big to fail”. Art Basel Miami Beach rappresenta il culmine di questo genere di eventi. Abbiamo tutti delle vite incredibilmente impegnate oggi, e negli ultimi dieci anni, purtroppo, le gallerie sono sempre state meno supportate dagli abitanti delle proprie città, spesso sopraffatti dal lavoro, dalla famiglia e dalla cura della propria salute. Così le gallerie hanno sentito il bisogno di raggiungere un pubblico più ampio e globale per restare competitive. Inoltre, i collezionisti e gli altri visitatori sono sempre più in difficoltà nel tenersi aggiornati su tutte le gallerie che nascono in giro per il mondo o anche solo nella propria città. La fiera d’arte diventa un modo per restare informati in modo completo (da un punto di vista geografico) grazie a una scelta pre-curata di gallerie che rappresentano un ampio spettro di pratiche artistiche. Non sto dicendo che il modo in cui questo scenario si è sviluppato coincida con il modo in cui io lo avrei progettato, o che si tratti del modo ideale per fruire, vendere e comprare l’arte, ma le fiere rispondono ai bisogni della vita moderna e per questo sopravvivranno finché questo modello di vita esisterà.
BRENDA VALANSI
direttrice artrio – rio de janeiro
Le fiere oggi sono uno degli eventi d’arte più importanti. La fiera ha il potere di riunire, in un solo posto e nello stesso momento, un gruppo consistente di galleristi e artisti, un gruppo che rappresenta il top del mercato dell’arte. Inoltre, secondo me, l’uso del nome ‘fiera’ attrae persone che sarebbero invece intimidite da una mostra o da un museo. In questo modo si può stimolare l’arrivo di nuovi collezionisti, ma anche portare le idee dell’arte a nuovi, futuri amatori. Puoi creare un nuovo mercato e allo stesso tempo rinnovare l’intero circuito. Questi eventi hanno un’importanza diversa per ogni tipo di pubblico: per le galleria la fiera rappresenta un business; per gli artisti è un’opportunità per essere conosciuti; per i collezionisti l’occasione per cercare nuove opere e per rinsaldare i propri rapporti con gli altri collezionisti, le gallerie e i curatori; per i semplici amanti dell’arte la fiera può essere il momento perfetto per iniziare una nuova collezione. Per la città che ospita l’evento è un momento unico, che rende ogni luogo capitale della cultura. Io credo che le fiere si siano conquistate una posizione importante e solida nel mercato dell’arte, ed è per questo che ne abbiamo così tante in giro per il mondo. Per mantenere alta la qualità e la loro stessa rilevanza, gli organizzatori devono sempre cercare di innovare e di allargare il proprio raggio d’azione con programmi didattici di alto livello. Importante, sempre, coinvolgere la città che ospita l’evento. Come direttore di ArtRio, cerco di seguire tutte queste linee-guida. Il nostro obiettivo è aumentare l’importanza della nostra fiera a livello mondiale, senza perdere il suo stile “carioca”.
MARCO TREVISAN
direttore affordable art fair – milano / roma
Esiste un certo proliferare di fiere d’arte contemporanea negli ultimi anni. Questo si spiega in due modi: evoluzione del concetto di galleria (aumentano le realtà operanti solo su Internet o itineranti, o gli art dealer indipendenti, che quindi hanno bisogno di un momento forte di incontro e visibilità) e successo degli “eventi” d’arte (grandi aste, grandi mostre, grandi fiere…). Le fiere diventano un evento glamour e sociale a cui essere assolutamente presenti e a cui partecipare. Il rischio è la saturazione ed è importante che le fiere sappiano sviluppare una propria identità forte. Fiere lanciate con la mano sinistra da amministrazioni comunali locali solo per la valorizzazione di spazi fieristici disponibili non possono avere un grande futuro. La centralità di un bacino di riferimento importante e caratteristiche definite per quanto riguarda l’offerta artistica e il target di riferimento sono elementi destinati ad avere sempre più importanza. Aste e fiere continuano a funzionare proprio perché rappresentano un’eccezione alla normale routine, e si ripetono – rinnovandosi – con una frequenza tale da alimentare un’aspettativa. La capacità di innovazione rimarrà importante, così come l’internazionalità e l’immagine ricercata, come è riconosciuto ad Affordable Art Fair.
CLAUDIO SPADONI
condirettore artefiera – bologna
Penso che il futuro delle fiere d’arte dipenderà non poco dal contesto internazionale e da quelli che saranno gli orientamenti dei diretti interessati, cioè i collezionisti. Credo che le fiere abbiano oggi le possibilità di offrire un panorama veramente esteso ed eterogeneo per l’arte contemporanea, che forse le istituzioni pubbliche che presiedono alle grandi mostre ricorrenti non sono più in grado di offrire. Non è un caso, infatti, che le istituzioni storiche puntino molto su rassegne tematiche che rappresentano in fondo il pensiero di alcuni curatori, che è naturalmente selettivo. Le fiere hanno un’apertura diversa che corrisponde a quelle che sono le scelte operate dal mercato, offrono un panorama esteso, una documentazione e una comunicazione più ampie e articolate, anche in virtù della loro funzione differente.
a cura di Santa Nastro
Articolo pubblicato su Artribune Magazine #9
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