Entrate nell’area pedonale che circonda l’Anfiteatro Flavio. Lasciandovi alle spalle l’Arco di Costantino imboccate, sulla sinistra, la Via Sacra. Percorretene un pezzo e poi notate, sulla sinistra ancora, una stradetta che si dirama verso l’alto. Percorretela mentre si dinoccola tra i ruderi e poi si allarga in una vastità da campagna d’un tempo. Siete in mezzo ai Fori Romani, ma pare di essere fuori città. Continuate a salire, lasciatevi sfilare sulla sinistra l’ingresso di San Sebastiano ai Fori e proseguite la salita fino ad una curva a gomito sulla sinistra. Proseguite guardando le nicchie della via crucis che vi accompagnano fino alla umile facciata di San Bonaventura. Entrate nell’oratorio, lambite il refettorio e imboccate le piccole scalette. Salite ancora, ancora e ancora un po’. Ora siete sopra la chiesa, nelle strutture che furono gli spazi di un grande monastero in molta parte demolito dopo il 1870, quando Roma smise di essere la Capitale dello Stato Pontificio e divenne Capitale d’Italia.
Siamo nei locali più alti della costruzione che sorge nel punto più alto dei Fori Imperiali. E in questo punto c’è lo studio di un artista. Ai nostri piedi il Colosseo, che qui si può osservare da una visione assolutamente inedita, dall’alto (“ci devo portare Diego Della Valle” scherza l’artista facendo riferimento all’impegno dell’imprenditore marchigiano per il restauro del monumento); i Palazzi Imperiali, di spalle; il Celio, il Campidoglio, i templi, le colonne, l’area dove c’è in cippo che indica il luogo in cui Romolo inizio la costruzione della città e naturalmente il resto di Roma: San Pietro in Vaticano, San Giovanni in Laterano, Santa Maria Maggiore, la quinta scenica del Gianicolo, il Vittoriano e ancora, verso l’esterno, i gazometri dell’Ostiense e i nuovi grattacieli dell’Eur. Tutto sotto di noi, lì fuori: impossibile riportare la sensazione con una ripresa video. E dentro il suo studio e le sue opere. Sidival Fila (1962), brasiliano in Italia da una vita, di mestiere frate e artista, ha partecipato a moltissime mostre in Italia (ultimamente al Macro o alla galleria Ulisse, sempre a Roma, e poi al Madre mentre sue opere sono finite nella collezione Puglisi Cosentino di Catania). Il suo lavoro è una ricerca continua sulle possibilità offerte dalla materia, una riflessione sulla pittura con formalizzazioni che fanno pensare all’Arte Povera e a un certo Spazialismo. Ma abbiamo chiesto a lui di raccontarci il suo percorso: nel video li suo studio, i suoi quadri e il panorama unico al mondo fuori dalle finestre.
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