I limiti dell’intelligenza artificiale finiscono in copertina sul nuovo Artribune Magazine
L’iconico piede del Cristo dipinto da Andrea Mantegna ha un dito in più. Ma cosa c’entra l’intelligenza artificiale? Ce lo racconta Tommaso Radaelli, studente IED e autore della nuova cover del nostro magazine
Prosegue la collaborazione tra Artribune e IED: per la sesta copertina della serie Fragile Surfaces, ci siamo rivolti agli studenti della scuola di Arti Visive dello IED di Milano.
I progetti creativi dovevano rispondere alle seguenti domande: l’intelligenza artificiale è un alleato o un nemico? Come usarla in modo etico? Quali sono i suoi limiti e i suoi punti di forza?
Tra le varie proposte, la redazione ha scelto quella di Tommaso Radaelli, studente di Illustrazione, intitolata prompt=mantegna_cristo_morto.jpg: un intervento discreto ma sostanziale su un dettaglio dell’iconico Lamento sul Cristo morto di Andrea Mantegna conservato nella Pinacoteca di Brera a Milano. In particolare, è stato aggiunto un sesto dito al piede destro del Cristo, non solo come commento ironico sulle difficoltà dell’intelligenza artificiale nel riprodurre realisticamente mani e piedi umani, ma anche come invito a riflettere sull’incapacità delle AI di attribuire significati alle immagini.
INTERVISTA A TOMMASO RADAELLI
Potresti presentarti brevemente? Come mai hai scelto di studiare illustrazione e animazione presso IED?
Mi chiamo Tommaso Radaelli. Ho 23 anni. Sono nato e vivo a Milano. Prima di iniziare la triennale di Illustrazione e animazione in IED ho studiato statistica per due anni. Poi, durante l’isolamento, ho deciso di prendere più sul serio la mia passione per l’arte e in generale per le immagini: ho mollato statistica e ho scelto IED.
A che punto del percorso ti trovi? Quali interessi hai al di fuori della scuola?
Ho appena concluso il secondo anno. Al di fuori della scuola mi interessano principalmente letteratura e cinema, con particolare preferenza per le storie in cui non succede niente.
Quando hai ricevuto l’invito a prendere parte a questo progetto avevi già le idee chiare? Ci racconti il tuo processo creativo, a partire dal briefing fino alla realizzazione dell’immagine?
Prima di partecipare al progetto ero a conoscenza dell’esistenza di modelli AI per la creazione di immagini e ne avevo seguito a tratti l’evoluzione in passato, però a livello pratico ho preso in mano seriamente il tema per la prima volta grazie a questo workshop. Inizialmente, dopo essermi documentato sui modelli disponibili, ho tentato varie soluzioni alla ricerca della sensazione di straniamento che volevo trasmettere. Infine sono approdato su questa idea basata non sull’uso effettivo di uno di questi modelli ma sulla ricontestualizzazione di alcune loro caratteristiche spiccatamente artificiali in un processo controllato dall’uomo.
Rispetto alla tecnica utilizzata: hai realizzato uno scatto dal vivo e hai poi aggiunto un dettaglio con un programma di elaborazione di immagini; hai pensato a delle alternative? Magari provando a dare il prompt ad una AI?
In realtà per quanto riguarda il progetto finale, avendo già in mente precisamente il risultato atteso, non ho ritenuto necessario utilizzare un modello AI. Inoltre, essendo questa copertina in dialogo con un’opera preesistente e decisamente iconica, avevo bisogno della massima fedeltà possibile per poter sovvertire le aspettative dell’osservatore. Per realizzare questa copertina ho provato a percorrere la strada al contrario: ovvero riappropriandomi di una imperfezione comunemente associata all’AI in un lavoro man-made.
Rispetto alla tematica: hai scelto di focalizzare l’attenzione della tua immagine sui limiti della AI, su elementi di imperfezione nella realizzazione delle immagini e nella impossibilità di dare un significato ad esse. Trovi che ci siano elementi positivi in questa tecnologia? Ti è mai capitato di utilizzarla ed avere dei risultati soddisfacenti?
Nonostante questa lettura critica penso che l’AI abbia un grande potenziale artistico. Tuttavia, credo che questo potenziale vada cercato non tanto nelle sue capacità di emulazione quanto nei suoi spazi di imprevedibilità. All’interno di questi spazi il linguaggio visivo a cui siamo abituati viene ridotto ai suoi minimi termini e ricomposto in modi inediti e stranianti.
LE ALTRE PROPOSTE SULL’INTELLIGENZA ARTIFICIALE
Le sfumature del nostro rapporto con l’Intelligenza Artificiale diventano immagini altamente evocative nei lavori degli studenti della scuola di Arti Visive di IED Milano. Ogni studente ha affrontato un diverso aspetto di questa relazione, tra cui: il rapporto tra realtà e finzione; i limiti dell’AI; cosa pensano le persone dell’AI?; l’AI come collaboratore; scegliere l’AI; l’ibrido tra corpo, natura e tecnologia; l’innovazione possibile; AI vs Umanità.
Gli studenti che hanno partecipato sono stati: Elif Cigirgil, Carlotta Mutti, Sahar Snir al secondo anno del Diploma Triennale in Graphic Design; Tommaso Radaelli al secondo anno del Diploma Triennale in Illustrazione e Animazione; Emma Scarafiotti del Master in Visual Arts for Digital Age; Alessia D’Acquisto, che ha seguito il corso di formazione continua in Art Direction Lab e il Master in Graphic Design.
Per prendere visione delle altre proposte clicca qui.
DIALOGHI SONORI ALLA FABBRICA DEL VAPORE
Per l’occasione, gli studenti al secondo anno dei Diplomi Triennali in Sound Design e Video Design sono invece stati coinvolti nel corso di Live Performance e, come i loro compagni, hanno lavorato sulle tematiche estetiche e progettuali legate alla diffusione di tecnologie e sistemi di simulazione di comportamenti umani. Il tema della molto discussa Intelligenza Artificiale viene indagato e messo in relazione ai linguaggi delle arti multimediali, interpretato e declinato in una gamma di composizioni sonore e visive eseguite dal vivo il 15 e il 16 giugno 2023, presso la Fabbrica del Vapore di Milano.
Per saperne di più sul progetto Dialoghi Sonori clicca qui.
Redazione
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