Intervista all’attore Alessandro Nivola. Che parla anche del famoso nonno scultore
Abbiamo intervistato l’attore italoamericano durante un festival in Sardegna. Ci ha raccontato dei suoi film e della sua famiglia, e in particolare del nonno scultore Costantino Nivola
In un pomeriggio caldo di inizio d’estate, davanti al mare, abbiamo incontrato al Filming Italy Sardegna Festival l’attore americano Alessandro Nivola. In attesa di vederlo in Kraven – Il primo cacciatore, film Marvel sulla nascita e sul destino di uno dei villain più iconici, consigliamo la visione di un recente progetto cinematografico che lo vede coinvolto, ovvero Rumore bianco (film d’apertura della 79esima Mostra del Cinema di Venezia), oltre che tredicesima regia di Noah Baumbach e adattamento cinematografico dell’omonimo romanzo di Don DeLillo. “Per me è fondamentale cambiare sempre il tono e lo stile nei film o nelle serie in cui ottengo un ruolo”, ci racconta Nivola. “Fare la stessa cosa mi annoia e quindi vado alla ricerca di ruoli sempre diversi. Io voglio divertire il pubblico, voglio intrattenerlo con ruoli diversi e storie diverse. Però essere attore non è solo un mestiere rivolto verso il pubblico, è anche qualcosa di privato. È un processo interiore che riguarda anche immaginazione e sogno”.
L’ATTORE ALESSANDRO NIVOLA E IL NONNO COSTANTINO
Nivola è un cognome abbastanza noto nel mondo dell’arte: Alessandro infatti è il nipote dello scultore Costantino Nivola. “Io faccio l’attore e mio fratello invece è il vero artista”, commenta. “Lui è cresciuto accanto a mio nonno Costantino. È stato suo assistente e anche studente. Ha ereditato da lui la creatività nel dipingere e il talento. Io ho sempre avuto ammirazione per mio nonno e al massimo mi diverto a fare qualche disegno”. Alessandro Nivola, appena arrivato nella terra di origine, si è recato a Cagliari a rivedere alcune opere del nonno che non vedeva da ben 45 anni ed emozionato racconta: “nella mia casa di Brooklyn sono circondato da opere di mio nonno e tra tutte ho una grande opera in bronzo a cui sono molto affezionato. È meravigliosa! Intorno a me e nella mia vita ci sono le sue opere e guardandole – anche nei musei – è come vedere riflesso il suo carattere e sentire la sua voce. Mi permettono di sentirlo vicino e sempre con me”.
“L’ITALIANITÀ” DI ALESSANDRO NIVOLA
Basta andare sul profilo instagram di Alessandro Nivola per capire qualcosa in più sull’uomo che è – oltre che sull’attore – ed è impossibile non imbattersi in commenti di amore per il nostro Paese, in particolare ora che ha visto riconosciuto per lui, ma anche per il fratello e i figli, la cittadinanza italiana. “Quando ero piccolo mi sentivo americano ma anche europeo. La mia famiglia in casa parlava sempre italiano e la casa di mio nonno era veramente come una casa italiana e sarda, non aveva molto di americano, non era come la casa dei miei amici. Lui ha fatto in modo che somigliasse in tutto alla sua casa originaria”, dichiara. “Inoltre, io giocavo sempre con mio padre a calcio e quasi mai a baseball. Eppure, la prima volta – di cui ho memoria – che sono venuto in Italia, non ero per nulla italiano anzi per i miei cugini rappresentavo la cosa più americana possibile. Io sono sempre stato tra i due Paesi, ho sempre avuto una cultura a metà tra entrambi e forse è anche per questo che ho scelto di diventare attore, per potere essere un personaggio di una o un’altra provenienza”. E ribadisce: “Ora sono veramente onorato di avere ottenuto la cittadinanza italiana”.
ALESSANDRO NIVOLA ATTORE
Alessandro Nivola è anche nel cast del thriller true-crime Lo strangolatore di Boston, accanto a Keira Knightley, Carrie Coon e Chris Cooper, film disponibile su Disney+. La storia racconta delle due giornaliste pioniere che hanno raccontato la storia dei famigerati omicidi dello Strangolatore di Boston avvenuti realmente negli anni ’60. Nel film Nivola veste i panni del detective Conley, e sulla preparazione di questo ruolo racconta un aneddoto circa il suo accento. “Per me è stata una sfida interessante. Io sono nato a Boston ma prima di quel momento non avevo mai interpretato un personaggio originario di quel posto. È stata per me un’opportunità per mettermi in gioco con un linguaggio preciso. Per un italiano forse non è semplice notare la differenza di accento, però a Boston c’è un accento preciso, diverso ad esempio anche da quello di New York. Persino per me, quando ero piccolo, era difficile comprenderlo quando camminavo per strada! Poter recitare usando quell’accento preciso è stato divertente, però devo ammettere che per me essere attore è stato prima un gioco, poi una vocazione, anche se all’inizio è stato anche una terapia, un modo per estraniarmi dalla vita reale”.
Per Alessandro Nivola, cresciuto in un notevole ambiente artistico, la recitazione è qualcosa di intimo e viscerale e ci spiega il perché. “Sapevo sin da giovanissimo di voler fare l’attore ma quando avevo 12 anni, studiare recitazione, è stata una terapia. La mia famiglia non stava attraversando un bel momento ed è stato un modo per fuggire via mentalmente, per prendere le distanze emotive. È stato come entrare nel mondo dell’immaginazione. Poi lo studio è stato fondamentale di anno in anno e la vocazione è diventata inevitabilmente una tecnica. Adesso non posso immaginare una vita diversa, lontana dalla recitazione”. Recitare equivale quindi per lui non solo a indossare una maschera, ma anche a entrare in un’altra dimensione: “quando sto preparando un personaggio entro nella sua testa e nel suo corpo. Stacco il cervello e non penso ad altro. Mi immedesimo in lui. Io sono un uomo che pensa moltissimo e a volte mi sembra di impazzire. Per questo motivo quando preparo un personaggio spazzo via ogni altro pensiero, mi concentro sul mondo attorno a lui, sulla scena che devo girare e basta così…”.
Margherita Bordino
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