Il Festival di Spoleto festeggia 15 anni di unione con la Fondazione Carla Fendi. L’intervista
Un legame solido e duraturo, quello che unisce da 15 anni il Festival di Spoleto e Fondazione Carla Fendi. Per scoprirne di più abbiamo parlato con la Presidente Maria Teresa Venturini Fendi
Anche quest’anno la Fondazione Carla Fendi – Main Partner del Festival dei Due Mondi di Spoleto, in corso fino al 9 luglio 2023, con il quale ha iniziato una collaborazione progettuale che dura ormai da 15 anni – rinnova il suo interesse per la scienza e l’arte, presentando tra gli eventi speciali della rassegna umbra, Tutto È Numero – Artificial Creation. Un progetto interdisciplinare che esplora il legame tra musica e matematica, fino all’arte computazionale generativa, attraverso i processi di Machine Learning, facendo riflettere su ciò che l’essere umano è e sarà capace di creare. Abbiamo colto l’occasione di questo importante traguardo (e anniversario) per intervistare la Presidente della Fondazione Carla Fendi, Maria Teresa Venturini Fendi, figlia di Anna e nipote di Carla scomparsa nel 2017.
La Fondazione Carla Fendi compie 15 anni. Da quali opportunità e necessità è nata?
Dopo il suo ritiro dal mondo della moda, Carla Fendi crea l’omonima Fondazione con lo scopo di sostenere eventi culturali, istituendo anche borse di studio e donazioni, muovendosi con azioni di puro mecenatismo. E per la sua amicizia con il fondatore di Spoleto Festival dei Due Mondi, il Maestro Giancarlo Menotti – che lo fonda come primo Festival interdisciplinare delle Arti in Italia, nel 1958 – Carla contribuisce 15 anni fa (invitata all’epoca anche dal Ministero dei Beni Culturali) al rilancio della rassegna sotto la direzione artistica di Giorgio Ferrara. [Oggi il festival procede sotto la direzione artistica di Monique Veaute N.d.R.].
Come Main Partner, la Fondazione produce per il cartellone del Festival progetti, eventi, premi che hanno coinvolto importanti personaggi dell’arte, del cinema, e della cultura. Che bilancio ne dà?
Sono stati anni importanti per la Fondazione e anche per il Festival, il quale si è riposizionato tra gli eventi culturali più rilevanti del Paese. Un contributo, in questo senso, lo ha dato anche la Fondazione Carla Fendi che ha commissionato opere e spettacoli. Indimenticabile fu L’Apocalisse di Peter Greenway e Saskia Boddeke, nonché i numerosi progetti culturali che hanno visto il coinvolgimento personaggi di calibro internazionale. Premi Oscar, artisti, personaggi della cultura: Piero Tosi, Paolo Sorrentino, Liliana Cavani, Giovanni Sollima, Julie Taymor. Poi, recentemente, anche personaggi illustri del mondo scientifico.
A tal proposito, sotto la sua Presidenza, c’è stata una svolta in direzione della scienza, contaminata con l’arte. Qual è stata la scintilla che ha condotto a questa nuova visione?
Dopo la scomparsa di Carla Fendi nel 2017, per sua volontà, sono diventata Presidente della Fondazione e seguendo un mio particolare interesse -che ritengo di grande attualità- ho voluto indirizzare le attività della Fondazione verso la scienza, intesa come intuizione creativa e nuova forma d’arte, coinvolgendo importanti personaggi come i Premi Nobel Peter Higgs e Englert, e la direttrice del CERN, Fabiola Gianotti, Jerome Lanier, guru di Silicon Valley, ma anche straordinarie giovani scienziate italiane, quali Marika Branchesi, Barbara Mazzolai, Cecilia Laschi.
Come si sono concretizzate queste collaborazioni?
Sulla scia della scienza abbiamo interagito con la letteratura, con la musica e creato delle installazioni scientifiche immersive che sembrano delle vere e proprie opere d’arte. Per le arti visive -in senso stretto- contribuiamo a supportare i LeWItt Mahler Studios, residenze per artisti disseminate nel centro di Spoleto, sotto la cura dell’inglese Guy Robertson, Direttore Artistico, insieme a Eva Lewitt (figlia dell’artista Sol LeWitt) che lavorano tra sostenibilità, tecnologia, arte e moda.
Quali sono i punti di forza e di criticità della Fondazione?
Di criticità non ne vedo, se non l’impegno e la determinazione che sono necessari per portare avanti iniziative culturali che nascono per puro mecenatismo. Anzi, direi che quest’ultimo è il vero punto di forza della Fondazione che vive e porta avanti progetti importanti, sostenendosi solo con mezzi finanziari propri.
Che tipo di operazione culturale state portando avanti a Spoleto? Ci può ricordare le numerose iniziative culturali intraprese nel corso di questi anni?
Sul territorio voglio ricordare in modo particolare il restauro del Teatro Caio Melisso, che poi ha acquisito anche il nome Carla Fendi. L’operazione iniziata nel 2010 (e terminata nel 2015) ha restituito alla città un gioiello artistico, il più antico teatro spoletino del 1600. Mi fa piacere ricordare in modo particolare il restauro dei sipari storici, poiché è stato un salvataggio in extremis fatto da sapienti artigiani del territorio (ovvero, la cooperativa CooBecC) sui sipari che sarebbero andati sicuramente distrutti dopo anni di abbandono.
Quali sono i progetti per il futuro?
Tanti, anche nel sociale. Ne ho uno a cui tengo particolarmente e che si sta concretizzando. Ne potrò parlare tra pochi mesi.
Claudia Giraud
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