Alessandro Magno e l’Oriente. A Napoli la mostra sul grande condottiero macedone
Un viaggio nel mondo di Alessandro Magno a partire dagli affreschi emersi a Boscoreale, che sembrerebbero ritrarlo. Al MANN, statue, vasi, dipinti, monete e sigilli raccontano le sue conquiste tra Oriente e Occidente
Il giovane raffigurato negli affreschi risalenti alla prima metà del primo secolo a.C., scoperti tra il 1899 e il 1902 a Boscoreale, è stato identificato come Alessandro Magno: coronato di kausia, il copricapo dei re macedoni, il suo corpo è parzialmente coperto dallo scudo abbellito con la stella a otto punte; la donna seduta di fronte a lui simboleggia l’Asia, vestita in sontuosi abiti orientali, e si tiene il mento con la mano destra mentre osserva Alessandro. Il suo sguardo sembra perplesso, venato di malinconia. Una macchia blu, che rimanda allo stretto dei Dardanelli e che separa l’Europa dall’Asia, li divide: nel 334 a.C., il giovanissimo re stava appropriandosi dei due continenti, l’uno per diritto di discendenza, l’altro grazie alle sue conquiste sul campo.
Il ritratto di Alessandro Magno, tra Boscoreale e Pompei
Ma gli esperti come sono riusciti a riconoscere nell’affresco di Boscoreale il giovane volto di Alessandro? Confrontandolo con l’immagine del tutto simile di quella che oggi è giudicata l’unica corrispondente al vero: il suo ritratto nel Gran musaico.
Il suggestivo soprannome deriva dall’eccezionalità delle dimensioni del mosaico, oltre tre metri per sei, quasi venti metri quadrati di superficie. Si tratta del pavimento in tessere musive trovato nel 1831 in una delle ville di Pompei, la Casa del Fauno: da lì staccato e trasferito nel 1843 nel Real Museo della capitale borbonica, oggi si trova presso il Museo Archeologico Nazionale di Napoli, dove lo scorso gennaio è iniziato il restauro per metterne in luce il tessuto materico, le caratteristiche cromatiche, la singolare ed elegante tecnica, capace di rendere la sfumatura sabbiosa del cielo che rimanda al polverone sollevato dallo scontro.
Secondo una certa tradizione il dipinto originale, da cui deriva il mosaico, dovrebbe essere opera di Apelle, il pittore ufficiale dello stesso Alessandro. Un aneddoto racconta l’ira dell’artista che non riuscendo a ottenere l’effetto del sangue bavoso sulla bocca di un cavallo, gli lanciò contro una spugna immersa nel colore rosso, ottenendo il risultato sperato. Le coincidenze tra l’affresco di Boscoreale e il Gran Musaico, raffigurante lo scontro tra Alessandro Magno e Dario, sono significative: riguardano la conformazione dei grandi occhi scuri, il viso glabro, il naso accentuato, il taglio dei capelli con la scriminatura in mezzo e la conformazione della bocca con le labbra piegate verso il basso. Ma quale battaglia tra Macedoni e Persiani ha voluto rappresentare Apelle? Granico, Isso o Gaugamela? La discussione è ancora aperta. Una vulgata tardo araba opta per Isso, definendola la “battaglia dell’albero secco” o “dell’albero solo”, proprio perché nel mosaico è visibile un albero spoglio e storto dietro le lunghe lance oblique della cavalleria macedone.
La koinè culturale di Alessandro Magno
Del 2013 è la ricerca approfondita sugli affreschi di Boscoreale, condotta in Francia, di cui la mostra in corso al MANN, curata da Filippo Coarelli ed Eugenio Lo Sardo, è diretta conseguenza. In Alessandro Magno e l’Oriente, la figura del condottiero macedone è riesaminata attraverso 170 opere provenienti da ogni parte del mondo, dall’antica Persia al Gandhara: statue, vasi dipinti, anfore, monete, sigilli. Quanto basta per riflettere sulla spedizione di Alessandro, magari confutando coloro che l’hanno paragonata alla “spuma del mare su di una riva sabbiosa”. In soli dodici anni il condottiero riuscì a costruire un impero superiore a quello romano: in Afghanistan, Turkmenistan, Uzbekistan, Himalaya occidentale, nella valle dell’Indo, in una sorta di “globalizzazione” ante litteram, si registra la presenza di moltitudini greche che entrano in contatto con le popolazioni conquistate e danno origine alla fase ellenistica, straordinaria koinè culturale che unì, come poche volte nella storia, Oriente e Occidente.
La mostra su Alessandro Magno a Napoli
La mostra si articola in due spazi: l’Atrio monumentale localizzato al piano terra e il Salone della Meridiana al secondo piano, con rinvii tematici nei tre giardini storici. L’esposizione presenta riproduzioni dello stratega macedone: come una vera popstar, Alessandro indossa gli abiti del faraone, poi quelli di Zeus, di Eracle, di Dioniso, dello Shah di Persia, dei raja di Taxila e dell’India, raffigurato su gemme, in sculture e busti, tra cui il busto-erma in prestito dal Louvre, copia romana da un originale di Lisippo.
Nel Salone della Meridiana si fa notare il Vaso dei Persiani, risalente alla seconda metà del IV secolo, uno dei reperti più famosi nella collezione del Mann, proveniente da un ipogeo di Canosa di Puglia.
Fausto Politino
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