I dimenticati dell’arte. Giuseppe Giovanni Lanza del Vasto, il Gandhi italiano

In occasione del loro incontro in India, il Mahatma lo ribattezzò “Shantidas”, servitore di pace. E Lanza del Vasto, filosofo e poeta, rientrato in Europa fece suo l’insegnamento della non violenza

Lo chiamavano “il Gandhi italiano”, per le sue idee pacifiste ante litteram, che hanno avuto più seguito in Francia che nel nostro Paese. Giuseppe Giovanni Lanza del Vasto (San Vito dei Normanni, 1901 – Murcia, 1981) era nato in una masseria in Puglia, dal proprietario terriero Luigi Lanza del Vasto e Anna Maria Enrichetta Nants, di nobile famiglia belga. Cresciuto in un ambiente aristocratico con i suoi due fratelli, il giovane Giuseppe si dedicava allo sport, alla musica e alla pittura: allo scoppio della prima guerra mondiale la famiglia si trasferì a Parigi, dove nel 1920 il ragazzo terminò il liceo per poi tornare in Italia e completare gli studi di filosofia all’università nel 1928, prima a Firenze e poi a Pisa. 

Giuseppe Giovanni Lanza del Vasto e Gandhi

Fortemente credente e attratto da tematiche di carattere spirituale, a seguito della morte del padre nel 1931 si trasferì a Parigi, dove cominciò a scrivere testi in francese, lingua che aveva imparato dalla madre. Scriveva poesie ed era animato da una profonda tensione spirituale, dovuta inizialmente allo studio dei testi di San Tommaso d’Acquino. Attirato da una vita semplice e autentica, cominciò lunghi percorsi a piedi e in bicicletta, sia in Italia che in Francia, oltre ad alcuni pellegrinaggi in Terra Santa. Divenne amico di uno scrittore poco noto, Luc Dietrich, e cominciò a dialogare con intellettuali come Simon Weil, Gabriel Marcel o Maurice de Gaudillac. Nel 1936 completò il testo Judas, e vendette il manoscritto a una sua amica per finanziare il primo viaggio in India, intrapreso allo scopo di diventare un migliore cristiano: per l’evoluzione del suo cammino spirituale fu decisivo l’incontro con Gandhi, che gli diede il nome di Shantidas, cioè servitore di pace. Durante l’anno trascorso nel Paese conobbe “le inquietudini sociali dell’India e il suo metodo di liberazione, la non violenza, che era molto contraria al mio carattere. Nessuno è non violento per natura: siamo violenti e non proviamo vergogna a dirlo. Ma ciò che non diciamo è che la vigliaccheria e la violenza fanno la forza delle nazioni e degli eserciti e la non violenza consiste nel superare questi due grandi motivi della storia umana”. 

La comunità rurale di Giuseppe Giovanni Lanza Del Vasto. Photo © Community of the Ark of Lanza del Vasto, CC BY-SA 3.0, via Wikimedia
La comunità rurale di Giuseppe Giovanni Lanza Del Vasto. Photo © Community of the Ark of Lanza del Vasto, CC BY-SA 3.0, via Wikimedia

Scritti e azioni per la non violenza

Una volta tornato a Parigi, Lanza del Vasto scrisse Le Pèlerinage aux Sources, il diario del suo viaggio, pubblicato nel 1943, che lo rese famoso: l’anno successivo fondò la Comunità dell’Arca, una comunità rurale non violenta ispirata agli ashram indiani. La sua ideologia lo portò a condurre una serie di azioni pubbliche contro le torture compiute dai francesi in Algeria nel 1957, contro il nucleare e in favore degli obiettori di coscienza, oltre al digiuno di 40 giorni durante il Concilio Vaticano II nel 1963 per la pace nel mondo. La sua figura è promossa dall’Associazione amici di Lanza del Vasto, che ha sede a Tolosa, in Francia.

Ludovico Pratesi  

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Ludovico Pratesi

Ludovico Pratesi

Curatore e critico d'arte. Dal 2001 al 2017 è stato Direttore artistico del Centro Arti Visive Pescheria di Pesaro Direttore della Fondazione Guastalla per l'arte contemporanea. Direttore artistico dell’associazione Giovani Collezionisti. Professore di Didattica dell’arte all’Università IULM di Milano Direttore…

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