La Manifesta 15 sarà a Barcellona: le novità pre-biennale
La rassegna si terrà nel 2024 ma già da ora si muovono nuove indagini focalizzate sul tema ambientale e sociale del territorio
Manifesta 15 è la più famosa Biennale d’arte contemporanea itinerante. A ospitare la 15esima edizione della rassegna nel 2024 sarà la città di Barcellona, affiancata da altre dieci città metropolitane della Catalogna. Vi abbiamo raccontato qui i progetti e i focus della prossima edizione, che nella fase pre-biennale appena iniziata vede i partecipanti selezionati analizzare le questioni sociali e ambientali legate al territorio: il fiume Besòs, il delta del Llobregat e la catena montuosa del Collserola. Queste indagini, da realizzarsi in stretta collaborazione con esperti e comunità locali, porteranno a nuovi modi alternativi per richiamare l’attenzione sulla crisi climatica e individueranno alcune trasformazioni ecologiche e sociali della regione. L’idea è quella di creare una manifestazione che non si fermi al periodo della biennale, ma possa portare importanti cambiamenti a lungo termine sul territorio.
Manifesta 15 a Barcellona tra crisi climatica e trasformazioni sociali
Interdisciplinarietà, attivismo, ambiente, istruzione. Questi sono i temi a cui ruota intorno la fase di ricerca pre-biennale, i cui risultati serviranno come fondamento del quadro concettuale della biennale e saranno presentati nell’autunno del 2023. La ricerca, che prevede interventi simbolici che possano essere utili a lungo termine per le città ospitanti e le loro comunità, vede coinvolte non solo personalità del mondo artistico ma anche esperti nel campo della scienza, dell’architettura, dei diritti umani, dell’attivismo e della pedagogia.
Il collettivo On-Trade-Off sta lavorando sull’esplorazione del binomio che si crea tra innovazione tecnologica e risorse naturali, in collaborazione con Elmo Vermijs (Tilburg, 1982), artista che studia la connessione tra arte, design, architettura e paesaggio. Il collettivo Arquitectes de Capçalera si interroga sul tema architettura letto come strumento di trasformazione sociale. Un approccio femminista, concentrato sulla lotta per le uguaglianze e per i diritti è messo in scena da Lara Schnitger (Paesi Bassi, 1969), mentre la radio Slumber insieme al collettivo Massa Salvatge e all’artista Anaïs Florin (Francia, 1987) stanno lavorando su attività partecipative che possano aiutare le nuove generazioni in termini di benessere, consapevolezza, cura e istruzione, anche in un’ottica di rinnovamento educativo catalano. L’Ambasciata del Mare del Nord sta lavorando sulle tematiche ambientali e sull’ecosistema del territorio, mentre l’agenzia madrilena Inland sta lavorando su arte ed ecologia, agenti culturali e territorio agricolo. Il collettivo Diversorium, nato proprio a Barcellona nel 2018, si impegna nel racconto di un’auspicata uguaglianza sociale che viene letta come desiderio e soprattutto come urgente necessità. È così quindi che Manifesta si trasforma da biennale d’arte ad incubatore che non solo abbraccia tutte le discipline e si impegna per un cambiamento sociale ed ecologico, ma soprattutto spinge a vedere l’arte come potente mezzo di innovazione e cambiamento come del resto è avvenuto nella scorsa edizione in Kossovo.
Gloria Vergani
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