Perché Bulgari ha piazzato un’orribile scultura nel cuore di Roma?
Nello spazio di Largo Goldoni c'è una bellissima scultura di Giuseppe Penone sostenuta da Fendi. Da qualche giorno, giusto di fronte, è apparsa una installazione artistica di Bulgari che fa discutere
Non capita spesso, ma talvolta capita: redazione inondata di lettere di protesta, come succedeva un tempo quando il rapporto tra giornali e lettori era più caldo di oggi. Ed è capitato di nuovo in queste ore quando mail e messaggi sono diventati bollenti al grido di “non potete non scrivere di questa cosa“. Sarà che chi ci segue conosce la nostra particolare attenzione all’arte nello spazio pubblico…
Il serpente di Bulgari a Largo Goldoni a Roma
Pietra dello scandalo? Niente meno che la maison Bulgari. Il brand romano della gioielleria non è estraneo ad apprezzati interventi in città, a partire dall’illuminazione di Via Condotti (strada dove ha la sua storica sede) che spesso a Natale viene donata dalla casa proprietà di monsieur Arnault. L’ultimo intervento però fa discutere: l’ispirazione è il serpente, soggetto protagonista da sempre della gioielleria Bulgari, la realizzazione è una ‘scultura’ metallica che riprende le forme di una fibbia, o di un bracciale o di una collana su un discutibile piedistallo a steli. Dove siamo? Siamo in Largo Goldoni, nel cuore di Roma, dove Via Condotti appunto incrocia Via del Corso. Dalla parte opposta della strada un altro brand del gruppo LVMH (lo stesso di Bulgari) sponsorizzò una meravigliosa scultura permanente di Giuseppe Penone, da questo lato invece ci tocca la collana posticcia, il simil-bracciale che nelle sue proporzioni originarie è pure un oggetto di alto artigianato raffinatissimo, ma che in questo gigantismo urbano (per di più illuminato in maniera vistosa la notte) trasmette purtroppo solo volgarità, magari perfetta come segnaletica (la boutique Bulgari è a pochi metri) per un target di turismo eccessivo, alto-spendente e grossolano.
Designer e galleristi contro Bulgari
Sui social non la si manda a dire. Il grande gallerista romano di design Stefano Stagetti la tocca piano: “Un orrore firmato Bulgari“. Il curatore Marcello Smarrelli scherza citando il brano Kobra di Donatella Rettore. Un’installazione che “non concede niente al gusto occidentale” secondo Alessandro Busiri Vici. “Che paura“, esclama l’altra importante gallerista di design della città, Claudia Pignatale. Non lascia spazio a fraintendimenti Maria Cristina Didero, direttrice di Design Miami, la più importante fiera di settore al mondo: “Terribile“. Chiude – per ora – la sequela delle lamentazioni il collezionista Stefano Sciarretta: “Uno scandalo“. Roma è messa male, molto molto male riguardo alla cura degli spazi comuni, ma evidentemente ci sono alcune gocce che fanno traboccare i vasi. Come in questo caso.
Arte nello spazio pubblico: bruttezza e ingiustizie
La realizzazione è in effetti indifendibile sotto ogni profilo. Ma riflettendoci più approfonditamente, i contorni potrebbero essere persino peggiori di quelli che appaiono ad una prima analisi. Non è infatti solo una questione di cattivo gusto, ma anche economica e di ingiustizia complessiva. Economica perché? Nel totem che accompagna l’accrocco metallico sta scritto che “l’associazione” (presumibilmente l’Associazione Via Condotti) “ringrazia Bulgari per l’installazione artistica 2023“. Installazione artistica? Ma se è una installazione artistica perché il totem non indica l’autore? E se è un’installazione artistica non è che Bulgari si è anche evitata con la scusa della cultura il pagamento delle tasse di occupazione di suolo pubblico? Sarebbe la beffa, oltre lo scandalo. Come è oggettivamente uno scandalo che uffici, burocrazie e soprintendenze romane blocchino progetti artistici di prim’ordine (viene in mente una grande installazione di Gianni Pettena, prevista per l’area di fronte alla Bocca della Verità) e poi chiuda uno o entrambi gli occhi di fronte a progetti commerciali discutibili o dai contenuti artistici largamente inadeguati. I lettori si ricorderanno l’ultima nostra riflessione, non più tardi di un mesetto e mezzo fa proprio dalla parte opposta di Via Condotti, in Piazza di Spagna.
La verità è che nessuno si scandalizza o si sorprende che il gruppo LVMH – che è la più grande conglomerata del lusso al mondo – sia in grado di fare il buono e il cattivo tempo nello spazio pubblico: lo faccia pure, ma non potrebbe visto che ne ha i mezzi proporre esclusivamente progetti culturali di alto profilo invece che segnaletica pubblicitaria volgarotta contrabbandata per “installazione artistica”?
Massimiliano Tonelli
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