Tutte le donne di Fedorchenko
Delle donne e dell'amore: antologia di variazioni sul tema. Il russo Fedorchenko incanta gli spettatori con l'inatteso Spose celesti dei mari della pianura.
Chi aveva visto Silent Soul sapeva più o meno di avere a che fare con uno un po’ fuori dal coro. Con Spose celesti dei mari della pianura Alexey Fedorchenko si spinge ancora oltre. Una serie di 23 schizzi di durata e consistenza variabile sulle donne russe della regione autonoma dei Mari. Un luogo distante da noi nello spazio e ancor di più nelle usanze e nelle tradizioni.
Il ritmo narrativo asimmetrico mantiene vigile l’attenzione e la curiosità. L’impressione è quella di assistere alla cerimonia orale di un rito ancestrale di passaggio dei saperi. Con un taglio fra l’etno-antropologico e il poetico-magico, il regista si muove fra boschi incantati abitati da demoni, rituali apotropaici celebrati con stringhe tintinnanti da “maghi sputacchianti” e vecchie vanitose che mangiano pozioni ringiovanenti.
Quante donne ci sono nella regione? Di qualcuna si credeva che fosse la figlia del vento, invece ne è l’amante; qualcun’altra cerca senza posa la sfuggente Alce Blu; una giovane dai capelli ramati invoca la Grande Betulla di cancellarle le efelidi dal volto. Un gruppo di moderne baccanti danzano nude in estasi tra gli effluvi amorosi di amanti immaginari di fronte alla meraviglia cittadina. Qualcuna ospita un uccello raro nella vagina e qualcun’altra suona ai quattro venti la sua maturata femminilità.
Allusioni, simboli, segni di una antichissima e misteriosa cultura, celebrata attraverso un’ode alla donna come madre, amante, maga, essere soprannaturale e incomprensibile, generatrice dell’universo e portatrice di amore e felicità nella vita quotidiana. Visione rara quanto personale.
Federica Polidoro
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati