Spazio Taverna porta a Reggio Calabria le sue esperienze legate all’arte contemporanea
Il progetto romano fondato sulla realizzazione di esperienze che portano l’arte a incontrare altri mondi va in trasferta in Calabria per insegnare agli studenti dell’Accademia come si esercita la creatività. Nasce così Tecno-Bazar
Dalla Roma di Palazzo Taverna alle aule dell’Accademia di Belle Arti di Reggio Calabria. Un viaggio metafisico che ha dato forma alla prima esperienza di Spazio Taverna progettata e realizzata dagli studenti di un’Accademia italiana. Tecno-Bazar è il titolo del progetto che ha portato Ludovico Pratesi e Marco Bassan a confronto con gli studenti, dapprima per il workshop Ambientare l’esperienza, nell’ambito di una ricerca legata al mutamento ontologico dello statuto dell’opera d’arte, nel suo passaggio dall’oggetto all’azione. Ma per rispettare la regola di Spazio Taverna legata alla dualità, si è scelto di garantire la fusione di teoria e pratica, concetto e competenza, progettazione e allestimento. Così è stato creato un team con 13 studenti provenienti da indirizzi diversi, tra moda, pittura, grafica e nuove tecnologie: delle 13 ipotesi di esperienza presentate, Spazio Taverna ne ha scelta una da realizzare.
Spazio Taverna all’Accademia di Belle Arti di Reggio Calabria. La teoria dell’esperienza
La fase di progettazione è sfociata nella prima ipotesi di teorizzazione pubblica del Metodo Taverna, che sintetizza in-nove-aggettivazioni le regole di ideazione dell’esperienza: metodo, resilienza, trasparenza, accoglienza, attenzione, dualità, complessità, prossimità e meraviglia. Sugli stessi punti ha lavorato contestualmente il team, affinché l’idea iniziale fosse ampliata secondo le variazioni sopraelencate al fine di potenziarne la progettazione entro i nuovi parametri di attenzione rispetto all’atmosfera, al luogo, al pubblico e quindi alla costruzione di una partitura e di una regia adeguate.
L’esperienza del Tecno-Bazar di Spazio Taverna
Da tutto ciò è scaturito Tecno-Bazar che ha coinvolto 169 persone, tra professori e studenti, nell’arco di una giornata (il 24 maggio scorso). Le persone sono entrate una alla volta, a ognuna è stato chiesto di rispondere a una domanda rispetto all’importanza attribuita alla saggezza, alla forza, o all’amore. Ricevuta una ricompensa a seguito della risposta (da una a tre monete), ai partecipanti è stato consentito di accedere all’anticamera, arredata come una sala d’attesa con piante d’appartamento, dove in un video messaggio un mercante si scusava per la sua assenza e invitava i fruitori a varcare la soglia del Tecno-Bazar, dove si condensavano molti immaginari, dall’orientalismo di Eugène Delacroix e Domenico Morelli ai mercati popolari di quartiere, dalla Vucciria a Fuorigrotta. Su larghi tavoli disposti su tre lati, con la parete di fondo occupata da un arco chiuso da una tenda, diverse stoffe e tessuti colorati sono serviti a camuffare le merci, costituite da crittogrammi in QR-code e organizzate in base al prezzo, da una a tre monete, dagli oggetti immaginari agli oggetti naturali, fino agli oggetti esperienziali (i più costosi). Solo chi possedeva tre monete, dunque, ha potuto proseguire l’esperienza in un’altra sala, sulla riva di un ruscello virtuale proiettato sul pavimento, per abbandonarsi ai pensieri puri del bosco.
Il futuro di Tecno-Bazar
Quale significato trarre da un’esperienza simile e in che modo si può fare teoria di un’opera d’arte che ricerca la propria determinazione nella trasmutazione dello spazio concreto? Nell’era post Covid, Spazio Taverna sembra collocarsi come luogo della contemporaneità, capace di proporsi come luogo fisico di una palestra mentale per favorire la ricerca dello studente, chiamato a esercitare la propria creatività in maniera fattiva e concreta. E in questo percorso, Reggio Calabria si dimostra la prima Accademia italiana a mettere a disposizione degli studenti un nuovo modo di fare cultura.
Marcello Francolini
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