Arte e impresa nella cittadella dell’utopia di Michelangelo Pistoletto a Biella
L’apertura della 25esima edizione di Arte al Centro è occasione per approfondire la conoscenza della Cittadellarte cresciuta intorno alle vulcaniche idee di Pistoletto. Tra mostre, formazione e produzione
Rassegna annuale di mostre, incontri e seminari che interrogano sui possibili processi di cambiamento sociale fondati su criteri di responsabilità e sostenibilità, Arte al Centro torna ad animare – giunta alla sua 25esima edizione – il quartier generale della Fondazione Pistoletto a Biella.
Michelangelo Pistoletto e la Cittadellarte
Michelangelo Pistoletto (Biella, 1933) c’è. Si attende come una star e lui, puntualmente, arriva. Si concede a tutti, si presta a un rosario di interviste. In questa specie di Jurassic Park dell’archeologia industriale in cui si è trasformato il territorio biellese da quando le grandi industrie tessili che costellavano le sue vallate – i feudi dei Sella, degli Zegna, cresciuti come cittadelle – hanno spostato la produzione all’estero. Oggi fa una certa impressione vedere come queste cattedrali di cotto, cemento, ferro e legno, coronate da ciminiere come campanili, si siano integrate nel paesaggio, in un contesto naturale che nel tempo si è ripreso i suoi spazi.
Forse è questa la magia che ha stregato Pistoletto quando nel 1991 ha deciso di acquistare uno di questi imponenti ruderi, l’ex lanificio Trombetta, per creare la sua ‘cittadella’ dell’arte. Una città ideale che, come tutte le città ideali, vive di utopia, qui riassunta sotto il simbolo, ideato dallo stesso Pistoletto, del Terzo paradiso, sintesi tra un primo paradiso, “in cui gli esseri umani erano totalmente integrati nella natura”, e il “paradiso artificiale”, degradante, della modernità: la “terza fase dell’umanità” si realizza “nella connessione equilibrata tra l’artificio e la natura”.
Le opere di Michelangelo Pistoletto alla Cittadellarte
Solo una parte – i piani più alti di questi immensi spazi – si è trasformata nel museo personale di Pistoletto, dove è ripercorsa, attraverso opere ormai da manuale, la carriera di un artista che ha partecipato ai maggiori rivolgimenti dell’arte del secondo Novecento. Trovando la sua cifra stilistica nei Quadri specchianti, senza mai farne un mero segno distintivo, una trovata di comodo per sostituire le fatiche di una ricerca espressiva che in realtà non ha mai smesso di evolversi, al passo con i tempi. E con ogni mezzo, dalle performance a puntate significative nel mondo del teatro sperimentale, troppo spesso trattate come ausiliarie nelle sue ricostruzioni biografiche. La Venere degli stracci (recente protagonista, incolpevole, del rogo di Napoli), classe 1967, un’icona del Novecento italiano nata in contrapposizione polemica con quella civiltà del consumismo sfrenato che allora stava mettendo radici, sembra vegliare dall’alto, come una Cassandra premonitrice, su tutto il lavorio incessante che si agita ai piani bassi.
La formazione alla Cittadellarte
Lo sferruzzare, disegnare, tagliuzzare, ricomporre dei giovani iscritti alla scuola di moda e arte nata in seno alla Fondazione, guidati dai saperi multidisciplinari di artisti, fashion designer e imprenditori rappresentanti delle tante imprese di produzione tessile che hanno deciso di credere e di puntare sull’etica del risparmio energetico e della ‘sostenibilità’, che qui guida, dati alla mano, ogni minimo fermento che anima la popolazione della cittadella, dove è da poco nata anche una scuola per l’educazione primaria.
E così, per una volta, è l’arte che muove utilmente verso l’azienda, riuscendo in un’impresa non da poco: far ritornare gli imprenditori in questi luoghi suggestivi, un tempo centri di produzione intensiva, convincendoli che oggi si possano trasformare in centri di ideazione e sperimentazione creativa.
Le mostre di Arte al Centro
Questi ideali, queste bussole di un agire concreto che il Terzo Paradiso vorrebbe esportare nel mondo, sono sostrato concettuale anche delle numerose mostre che si alternano negli spazi espositivi della Fondazione, dove è in corso la 25esima edizione di Arte al Centro.
Si va da Fashion to reconnect, a cura di Tiziano Guardini, una danza di ‘pezzi unici’ di abbigliamento messi a disposizione da stilisti di grido e brand storici, trasformati in oggetti d’arte, a Circulart 3.0, a cura di Fashion B.E.S.T. e UNIDEE Residency Programs, con installazioni di quattro artisti (Augusta Bottoni, Huge Sillytoe, Lucia Chain e Rebecca Sforzani), che a partire da materiale fornito dalle aziende partner, si interrogano sulle nuove forme possibili di “equilibrio produttivo”. Merita attenzione The Golden Age + Splendore Neolitico, di Matteo Nasini, che comprende un meraviglioso, gigantesco e coloratissimo arazzo tessuto a mano con lana di riciclo su temi insieme primordiali e apocalittici, e una ricostruzione in ceramica di strumenti musicali primitivi, in ossa di animali, realizzata con il 3D. Suonano davvero: artigianalità e tecniche di riproduzione digitale; il vecchio e il nuovo in funzione dell’antico. Per restare in tema di archeologia industriale.
Stefano Bruzzese
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