Itinerario culturale a Vieste, la Perla del Gargano. Cosa fare e vedere
Celebre località turistica balneare, Vieste è una città dalla storia millenaria, le cui origini si confondono col mito. Ecco cosa fare e vedere in città e dintorni
Sulla punta più orientale del Gargano, lo “sperone” d’Italia, sorge la cittadina di Vieste in provincia di Foggia, meta turistica per eccellenza della Puglia settentrionale. Servita da tre spiagge sabbiose (più una alle soglie del centro storico, di cui – per preservarla dal turismo di massa – non riveliamo l’esatta posizione), Vieste è un luogo perfetto per chi vuole rilassarsi al mare, come confermato dal riconoscimento Bandiera Blu 2023; tuttavia, la città si rivela anche ottima per chi cerca luoghi di interesse culturale e – perché no? – una buona base per visitare il Parco Nazionale del Gargano.
Alberto Villa
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Se i primi insediamenti umani nell’area viestana risalgono al Neolitico, la fondazione della città si deve probabilmente agli antichi Greci. Un fervido culto della dea del focolare (Hestia, poi romanizzata in Vesta) è l’ipotesi più attendibile per l’origine dell’odierno nome della città. Tuttavia, la teoria secondo cui Vieste possa essere identificata con l’antica Uria, città di fondazione dauna (I millennio a.C.) citata anche da Plinio il Vecchio, è stata rafforzata da recenti scoperte archeologiche sull’isolotto di Sant’Eufemia (dove oggi sorge il faro): il ritrovamento di un tesoro di monete recanti il conio di Uria e diverse iscrizioni che confermano il culto della Venere Sosandra (molto diffuso nell’antica città dauna, secondo quanto riporta Catullo nel suo carme 36).
Nel corso dei secoli, Vieste è stata sempre ritenuta un punto strategico d’accesso all’Adriatico meridionale: da qui, infatti, Celestino V (il papa del “gran rifiuto”) tentò la fuga verso la Grecia, ma nel 1295 fu catturato e imprigionato; inoltre, dopo il dominio normanno e poi svevo, la “perla del Gargano” fu presa d’assalto dai pirati ottomani guidati da Dragut, nel 1554. In seguito a una settimana di assedio, la città fu vinta e saccheggiata. Migliaia di viestani furono giustiziati su una pietra, da allora chiamata “Chianca Amara” (“pietra amara” in dialetto viestano), che oggi è posizionata nel cuore del centro storico, a memoria di quella tragedia. L’assedio di Dragut segna la fine dell’importanza commerciale di Vieste, consegnando alla contemporaneità un borgo dalla ben conservata struttura medievale e circondato da quartieri di epoca successiva, in particolare ottocentesca.
Vieste è anche terra di leggende che, recentemente, hanno conosciuto celebrità: nel 2018, Max Gazzè ha partecipato al Festival di Sanremo con una canzone dedicata alla leggenda di Cristalda e Pizzomunno.
Si narra che l’amore tra i due giovani fece ingelosire le sirene di Vieste a tal punto che decisero di rapire Cristalda, imprigionandola in fondo al mare, e di trasformare Pizzomunno nel caratteristico faraglione che veglia sulla spiaggia meridionale, permettendo ai due innamorati di rivedersi ogni cento anni per una notte soltanto.
Poco sopra il Pizzomunno, il Castello Svevo domina il dolce declivio del centro storico. Fu fondato in epoca normanna e successivamente rinforzato da Federico II di Svevia, imperatore del Sacro Romano Impero, come molte altre fortezze pugliesi, tra cui il celebre Castel del Monte. Oggi il Castello è sede dell’annuale festival cinematografico ArcheoFilm, nonché di diverse iniziative di stampo artistico-culturale. Scendendo dal Castello Svevo si giunge alla Cattedrale di Santa Maria Assunta, la cui edificazione risale all’XI secolo. L’originale stile romanico-pugliese è ben testimoniato dalla semplicità della facciata e dalla lavorazione medievale dei capitelli, mentre il campanile e gran parte degli interni sono stati ricostruiti in stile Barocco in seguito a terremoti e crolli avvenuti nel corso dei secoli.
Il centro storico è un intricato labirinto di viottoli e gradinate: prendendo le strade giuste si arriva all’estremità della città, dove sorge il complesso religioso di San Francesco (un sobrio esempio di Barocco pugliese) e, poco più sotto, una tipica costruzione in legno, anticamente utilizzata dai pescatori per gettare le reti in mare, che prende il nome di “trabucco”. Per anni, Punta San Francesco è stata la zona del centro storico più isolata e meno battuta: oggi, invece, si stanno completando i lavori di restauro per trasformare l’ex monastero a ridosso della chiesa in una suggestiva biblioteca sul mare.
La storia e il passato di Vieste sono talmente ricchi che le moderne forme d’espressione hanno faticato ad affermarsi. Un merito dell’attuale amministrazione è tuttavia l’interesse manifestato verso l’arte contemporanea: lo dimostra la destinazione di alcuni ambienti del Museo Civico Archeologico (ospitato in un antico convento) a spazio espositivo che, fino al 17 settembre, ospita una mostra dedicata a Banksy. Inoltre, per tutta l’estate, è visibile l’installazione di Lorenzo Quinn, già autore delle grandi mani che emergono dalle acque dell’Arsenale di Venezia. A Vieste, Quinn espone Building Bridges, sei paia di enormi mani bianche che si stringono, ciascuna a simboleggiare i valori di amicizia, saggezza, aiuto, fede, speranza e amore.
A circa 30 km da Vieste, la cittadina di Peschici è perfetta per passare una serata tradizionale pugliese, ammirando il tramonto sul mare e, all’orizzonte, le Isole Tremiti. Persino più aggrovigliato di quello viestano, il centro storico di Peschici splende del bianco delle sue case. Anche qui si trovano chiese antiche e un castello arroccato su uno strapiombo sul mare: le sue segrete ospitano un interessante museo del Medioevo e della tortura.
Sia da Peschici che da Vieste partono i traghetti per raggiungere le Isole Tremiti, in origine Isole Diomedee in onore dell’eroe omerico Diomede, che avrebbe scagliato in mare tre massi portati con sé da Troia poi trasformatisi in altrettante isole. Nel corso dei secoli, le Tremiti sono state centro religioso di monaci cistercensi e benedettini (testimoniato oggi dall’Abbazia di Santa Maria a Mare sulla sommità dell’isola di San Nicola), ma anche colonia penale sotto il Regno delle Due Sicilie e luogo di confino, in epoca fascista, per prigionieri politici (tra cui il futuro Presidente della Repubblica Sandro Pertini), ebrei e omosessuali.
Oggi le acque cristalline di questo piccolo arcipelago attirano bagnanti alla ricerca di un’oasi intatta: sono disponibili tour organizzati per visitare le calette più amene, ma per un’esperienza più libera si possono noleggiare gommoni e visitare in autonomia le baie e le grotte migliori.
Sulla strada litoranea che collega Vieste e Peschici, è possibile visitare la necropoli “La Salata”, uno dei complessi sepolcrali paleocristiani (III-IV secolo d.C.) più importanti dell’Italia meridionale e del Mediterraneo. Un’area di circa 6mila mq e oltre trecento tombe terragne e parietali scavate nella roccia, un tempo chiuse da mattoni in terracotta alla maniera degli antichi romani, testimonia la rilevanza degli insediamenti paleocristiani presenti nella zona. La necropoli, gestita da ArcheoLogica Srl, è accessibile solo tramite visita guidata, dal martedì alla domenica, dalle ore 16 alle 19. Per prenotare è necessario contattare il Polo Culturale di Vieste, al numero 3476871365.
Sebbene Vieste sia una città piuttosto ventilata, possono capitare giorni in cui l’afa estiva non dà tregua. In questi casi, non c’è soluzione migliore di una gita nel verde della Foresta Umbra, che prende il nome proprio dall’ombra rinfrescante delle sue fronde. In quest’area naturale protetta di circa 10mila ettari, la parola d’ordine è biodiversità: la Foresta Umbra vanta più di duemila specie vegetali ed esemplari del 70% delle specie di uccelli che nidificano in territorio nazionale. Composta per l’84% di faggi che raggiungono i 350 anni d’età e i 35 metri d’altezza, la Foresta Umbra è stata inserita nella lista “Antiche faggete primordiali dei Carpazi e di altre regioni d’Europa”, dal 2017 Patrimonio dell’Umanità UNESCO.
La Puglia è famosa per i suoi panzerotti (e in queste zone ne troverete certamente di ottimi), eppure lo street food tipico del Gargano è la paposcia, un soffice panfocaccia dalla forma a pantofola (da qui il nome) che viene farcito a piacere. Per chi cerca invece sapori più ricercati, senza rinunciare alla tradizione gastronomica locale, il ristorante Al Dragone (nel centro storico di Vieste) offre piatti principalmente a base di pesce all’interno di una grotta anticamente adoperata come stalla e cantina. Per un aperitivo o una cena direttamente sul mare con vista sul tramonto, Al Trabucco da Mimì (poco prima di raggiungere Peschici) è una tappa imperdibile.
Per concludere il pasto con una nota dolce: a Vieste i cornetti della pasticceria Matteosky, sfornati fino a tarda notte, sono una certezza.
Infine, chi vuole portare a casa un saporito ricordo ha ampia scelta fra pomodori secchi, lampascioni e olive; eppure i latticini, in particolare il caciocavallo podolico, rimangono imbattuti. A tal proposito, l’Antica Formaggeria gestita da Costanzo Laprocina, ormai un’istituzione viestana, è il luogo perfetto per degustare e scoprire la ricca produzione casearia locale.
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Alberto Villa
Nato in provincia di Milano sul finire del 2000, si occupa di critica e curatela d'arte contemporanea. Si laurea in Economia e Management per l'Arte all'Università Bocconi con una tesi sulle produzioni in vetro di Josef Albers e attualmente frequenta…