Nuove aperture in Iran: la prima edizione del Festival of Radical Performance
Sarà organizzata dal New Media Circle del Tehran Museum of Contemporary Art (in date ancora da stabilire), la prima edizione del festival dedicato alla Alternative Performance, Performance Art, Video Performance e Cyberformance, quest’ultima da poco introdotta in Iran.
A seguito della crescita d’interesse degli artisti iraniani per la performance, il Teheran Museum of Contemporary Art principale museo di Teheran ha ideata la rassegna per dare modo di aprire il Paese anche alle esperienze internazionali su questo tipo di espressione creativa, e far crescere così la scena interna. “Le date esatte del festival saranno rese note soltanto dopo la selezione finale degli artisti, ma in linea di massima cadrà a metà del periodo estivo“, spiega Amir Rad, direttore della rassegna.
La giuria internazionale, dove spicca anche un pezzo d’Italia, è così composta: Nasim Ahmadpour, Elias Aminian, Saeed Behnam, Sandra Bosic, Asghar Dashti, Aliakbar Firoozjang, Azade Ganje, Reza Ghayour, Amir Rad, Mehdi Sadr, Enrico Tomaselli.
La manifestazione segna una tappa importante nel processo di apertura dell’Iran anche a livello culturale, processo che la presidenza del moderato Hassan Rouhani implementerà sicuramente nel corso dei prossimi anni.
LA SCENA PERFORMATIVA IRANIANA
I primi esempi di performing art in Iran risalgono agli anni Sessanta del Novecento, nell’allora laicissimo impero di Reza Pahlavi, ma si trattava di azioni estemporanee, delle quali si è persa quasi del tutto la documentazione. Il debutto “ufficiale,” arriva con lo Shiraz Arts Festival alla metà degli anni Settanta, abolito però da Khomeini subito dopo la Rivoluzione Islamica e ripreso soltanto nel 2002 sotto la presidenza di Khatami. La parentesi conservatrice di Ahmadinejad ha rischiato di far tornare il Paese indietro al 1979, ma l’ascesa di Rouhani nel 2013 ha riportato una certa liberalità. A lungo osteggiata e accusata di blasfemia dal potere religioso, tuttavia molto apprezzata a livello popolare, dall’inizio del Millennio la performance ha faticosamente trovata una sua dimensione, e molte sono state le gallerie private di Teheran a ospitare gli artisti performativi. Fra queste, Azad, fondata dieci anni fa da Romita Sharafjahan e Mohsen Nabizadeh, considerata la galleria d’avanguardia in città.
UN MEZZO DI RIFLESSIONE SOCIALE
Dopo decenni di censure di regime, la performance piace al pubblico perché vi trova genuine e coraggiose critiche a una società che è stata totalitaria e guerrafondaia, nonché ipocritamente puritana. La politica estera, l’Islam, la condizione della donna, la vita quotidiana, tutto è oggetto di riflessione attraverso la performance, segno che sul Paese soffia un’aria nuova sotto la presidenza Rouhani. Anche per merito degli artisti, portavoce verso il governo di istanze di libertà.
– Niccolò Lucarelli
Tehran Museum of Contemporary Art
North Karegar Ave. Tehran – Iran
www.tmoca.com/en
radicalperformance.ir/en/
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