Manifesta 12 a Palermo: ovazione per i Masbedo. Le immagini da due interventi spettacolari
Tutti ne parlano nell’art week di Palermo: sono i Masbedo gli autori di uno degli interventi più apprezzati di Manifesta 12. Anzi, di un doppio intervento. Ecco le immagini e il racconto
In una Manifesta pulviscolare, sono poche mostre “mostre” e molti invece gli interventi sparsi all’interno delle sedi disseminate nella città. Sedi che spesso sono palazzi meravigliosi, a volte integri, altre in attesa di un restauro più coerente, ma che nascondono chicche, affreschi, angoli segreti e che spesso, con la loro violenta bellezza, rischiano di inghiottire le tante seppur interessanti installazioni collocate dal team curatoriale di Manifesta 12 in loro seno. C’è una coppia di artisti però che ha saputo “aggredire”, e non era facile, in maniera sostanziale gli spazi, con un doppio intervento dalle caratteristiche molto diverse. Loro sono i Masbedo, e nelle chiacchiere tra operatori culturali il consenso circa il loro lavoro è in questi giorni palermitani quasi unanime.
L’ARCHIVIO DI STATO
Il primo intervento del duo di videoartisti (Nicolò Massazza (1973) e Iacopo Bedogni (1970)) si colloca nella Sala delle Capriate dell’Archivio di Stato di Palermo, una sorta di “ossario” della memoria pubblica siciliana che conserva documenti dal ‘600 ad oggi. Migliaia di faldoni, in gran parte sfatti, che raccontano una immagine manzoniana del nostro Paese, fatta di “grida”, editti, denunce. Inutile nascondere la fascinazione che si prova in questa sorta di mausoleo che assume un tono quasi sacrale, tanto che gli artisti hanno orchestrato, con gesto lieve, lo spazio quasi come la navata di una chiesa, culminante in quella che assomiglia ad una vera e propria pala d’altare. Ma non c’è pittura, quanto uno schermo digitale che ritrae una marionetta vestita da operaio, realizzata e animata da Mimmo Cuticchio.
L’opera, intitolata Protocol no. 90/6, spiegano gli artisti, “si ispira alle vicissitudini del regista Vittorio de Seta. Più volte nel corso della sua carriera professionale De Seta subì il controllo delle Autorità. La sua arte così vicina al mondo dei lavoratori più umili, pescatori, contadini, minatori, era sospettata di nascondere una strisciante appartenenza alle società “sovversive” comuniste”. Durante il periodo di sopralluoghi all’Archivio, i due artisti trovano un documento attestante una denuncia a carico di De Seta, uno dei loro riferimenti culturali, datato 1956, esposto in mostra su un leggio. “Questa carta è divenuta per noi il simbolo di quanto la nostra videoinstallazione vorrebbe comunicare. Il pupo è la metafora di un artista. L’artista è un uomo che libera le cose anche quando è legato e controllato”. Come De Seta.
PALAZZO COSTANTINO
I riferimenti cinematografici tornano nel secondo intervento, una postazione mobile che funziona come installazione multicanale ma anche come studio di produzione in movimento e come palco per performance e interventi partecipativi, molti dei quali realizzati prima e durante Manifesta 12, in un rapporto concreto e coerente con il territorio. Videomobile 2018 è un mezzo totalmente autonomo realizzato customizzando un vecchio furgone merci OM degli anni ’70. I visitatori più attenti possono trascorrere molto tempo a guardare i bellissimi video che scorrono negli schermi montati all’interno e all’esterno. C’è il tributo ai Comizi d’amore di Pier Paolo Pasolini, nel quale i protagonisti, persone “prese dalla strada”, vengono ripresi nell’atto di leggere alcune delle 146 domande che Pasolini pose, nel corso della sua inchiesta, a persone comuni. Ci sono questioni scomode, che raccontate con il linguaggio dell’epoca risultano di difficile digestione, quelle legate all’omosessualità, alla parità dei diritti, al diritto della donna alla sessualità. Lette in progressione, con la cadenza incerta dei passanti, fanno arrabbiare, ridere e riflettere ancora oggi. Il furgone viaggia e approda nelle varie piazze, nei luoghi della città, tutti incorniciati dalla struttura in metallo a corollario del vano posteriore.
I VIDEO
Non manca naturalmente l’omaggio a Vittorio De Seta, che diventa una specie di djset epico campestre. La musica scelta dal musicista elettronico Angelo Sicurella fa ondeggiare il capo degli spettatori e nel contempo remixa le immagini girate da De Seta: volti di lavoratori, volti segnati dalla vita, volti d’altri tempi. C’è il Trionfo della morte, un monologo della fotografa Letizia Battaglia che si racconta ad Aurora, una bambina di 10 anni che vive nel quartiere che si articola intorno a Piazza Magione, dove il furgone è approdato e ha lavorato. È un racconto sulla Mafia e sugli effetti che ha avuto sulla città di Palermo; dietro le due donne c’è un manifesto che rappresenta oscuri (e bellissimi) affreschi di Palazzo Abatellis del 1446 che danno il nome al video. In conclusione, la Battaglia brucia tutto con la fiamma ossidrica: e mentre le immagini di morte vengono divorate dalle fiamme, la vita, Palermo, tornano in superficie.
Infine c’è Looping. “Durante la notte del 25 maggio 2018”, raccontano i Masbedo, “abbiamo viaggiato per le strade di Palermo, proiettando alcune scene tratte dal film La Sicilia del Gattopardo di Ugo Gregoretti”. Successivamente hanno parcheggiato nel bellissimo Orto Botanico, una jungla di radici e ramificazioni sempre in movimento, trasformando il truck in cinema. Qui è poi stata proiettata in loop una sequenza commovente del film Salvatore Giuliano di Francesco Rosi. Ma sono tanti gli interventi pensati dai Masbedo per la loro presenza a Palermo, alcuni, in mostra all’interno del truck, altri in divenire: a luglio ci sarà una performance dove si mostrerà per la prima volta in Italia la pellicola, ritrovata da Cassavetes, Terra di Nessuno, di Mario Baffico (1939), mentre per il finissage gli artisti stanno lavorando sulla costruzione di un progetto su soggetto inedito, di cui Artribune racconterà più avanti.
– Santa Nastro
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