15 anni di Xing a Bologna. Riparte a Raum la stagione delle arti performative (e visive)
Tra teatro, musica e arte contemporanea, si apre la stagione autunnale di Raum, l’ex convento 600esco dove ha sede da 15 anni l’organizzazione culturale bolognese dallo sguardo interdisciplinare. Intervista ai suoi direttori
Il 6 ottobre si riapre la stagione delle arti performative a Bologna grazie a Xing, un’organizzazione culturale che nasce nella città delle due torri nel 2000 per sostenere progetti multidisciplinari, tangenti con l’arte contemporanea, ma senza esserne fagocitata. “Noi non ci occupiamo di arti contemporanee, nel senso di “sistema”: non siamo legati alla base strutturale di quel sistema, al suo mercato, cioè un mondo di compravendita di oggetti, fatto di gallerie ecc. L’arte contemporanea è ancora diretta da quel core business”, spiegavano ad Artribunei co-fondatori di Xing Silvia Fanti, Daniele Gasparinetti e Andrea Lissoni in occasione della prima edizione di Live Arts Week. “Noi invece siamo dei ricercatori e, pur interagendo con alcuni operatori di quel sistema, di fatto il nostro lavoro di spin-off non è direttamente collegato, è molto più eventuale. Teniamo aperte delle possibilità di ritorno alle forme di teatro non tradizionale, o a quelle della musica. Insomma, il nostro sforzo non è monodirezionale”.
I (MOLTI) FORMAT
Per questo, negli anni, si sono dedicati alla creazione di molti format e piattaforme inedite, come il già citato Live Arts Weeknato nel 2012 dalla fusione di due appuntamenti, Netmage, International Live Media Festivale F.I.S.Co. Festival Internazionale sullo Spettacolo Contemporaneo, che contraddistingue solitamente la stagione primaverile. Mentre dal 2003 cura un programma continuativo di ricerca negli spazi di Raum (“spazio” o “stanza” in tedesco), un ex convento seicentesco ristrutturato, diventato ormai sede fissa dell’organizzazione. Un programma di cui si sta per avviare la nuova stagione autunnale 2018 che parte il il 6 ottobre con Hypnomachia VII, sleep-concert della durata di una notte, affidato al musicista di origine australiana Anthony Pateras; proseguirà la settimana successiva, in occasione della 14a Giornata del Contemporaneo e del progetto EnERgie Diffuse Emilia-Romagna, presentando in collaborazione con lo spazio d’arte TRIPLA “Palaraum, unica traccia terrena e tangibile di un viaggio interstellare, mentale e inconoscibile avvenuto la scorsa Primavera”; per concludersi a dicembre con la performance ideata dall’artista e scultore Alessandro Di Pietro, Short stories of Fires and Carbon: una serie di 4 atti performativi che coinvolgono altri artisti, Andrea Magnani,Costanza Candeloro, Riccardo Baruzzie Riccardo Benassi. Ne abbiamo parlato con i direttori artistici di Xing, Silvia Fantie Daniele Gasparinetti.
Un bilancio di questi primi 15 anni: cosa è stato fatto di buono e cosa si può ancora migliorare?
Bilanci a parte, l’affezione che ci lega allo spazio di Raum è collegata alla sua strana fisionomia, la sua anomalia strutturale e funzionale. Una poetica del relitto fiammante, tale era lo spazio quando lo abbiamo trovato nel mercato immobiliare bolognese, vissuto come un luogo extraterritoriale, una piattaforma immaginativa ancorata in acque non agitate da perturbamenti mercantili. Ciò che migliora è la densità dell’esperienza, l’intensità di forme della creazione e del pensiero che continuiamo a condividere con artisti di diverse generazioni. I processi di crescita ci interessano molto.
Come ha risposto la città di Bologna alle vostre proposte?
La città è un’entità troppo astratta. In termini psicogeografici Raum è un sito che si trova al centro di un sistema di scavo, di reti e collegamenti, camminamenti, trincee. Vi è stato quindi un lavoro di tessitura relazionale basato sulla selettività, anche del pubblico, privilegiando le affinità. Considerando che è uno spazio capace di ospitare una settantina di persone alla volta, ragionamenti di tipo generalistico, non sono obbiettivamente praticabili. Xing, viceversa, è più diffusamente riconosciuta come istituzione specializzata.
Relativamente alle scelte artistiche, che tipo di programmazione dobbiamo aspettarci? Quale sarà il filo conduttore?
Per questo trimestre abbiamo in programma sette nuove commissioni. Nascono dalla collaborazione tra artisti di diversi ambiti, prevalentemente italiani, e pongono altrettante sfide di trasfigurazione dello spazio: come a volerlo ripensare radicalmente di volta in volta. L’unico filo conduttore è questo sforzo di determinazione di un luogo/mondo abitato dalla presenza: presenza di esseri agenti, performanti, fenomenici. Quello che stiamo verificando è un modo di fare arte che affronta l’oggettività nella sua dimensione formativa, generativa.
– Claudia Giraud
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