Parte il progetto Geografico 2019. L’intervista a Pietro Fortuna
4 artisti e altrettante tappe attraverso la Sicilia. Ecco come sarà il progetto Geografico nelle parole dell’artista Pietro Fortuna.
Ha preso il via in questi giorni Geografico, un progetto ideato e promosso da Chambres à air, una piattaforma per l’arte e il pensiero creata a Bruxelles da Pietro Fortuna nel 2017. Chambres à air ha lo scopo di sviluppare un programma articolato attraverso il contributo teorico e pratico di artisti, filosofi e ricercatori che si pongono come attori di una scena rinnovata che ripensa la vita e la natura superando i condizionamenti e le convenzioni culturali del nostro pensiero umanistico.
IL PROGETTO GEOGRAFICO
“Geografico è un viaggio che prevede delle soste in città, villaggi e siti di rilevanza storica o paesaggistica”, spiega Pietro Fortuna, “dove un gruppo di artisti avrà il compito di farsi portavoce e interprete della relazione arte-vita rispetto all’idea di esperienza. In questo caso, “il viaggio è assunto come il paradigma originario dell’esperienza, quindi dell’insieme di quelle modalità a cui attribuiamo il successo o il fallimento di ogni destinazione”. L’edizione di Geografico del 2019 coinvolgerà 4 artisti, di provenienza diversa, selezionati da Chambres à air: Marc Buchy (Francia), Pietro Fortuna (Italia), Richard Höglund (Stati Uniti), Lior Gal (Israele). Coordinato da Lori Adragna il percorso si snoderà in diverse tappe: (Catania, Noto, Favara, Palermo) impegnando gli artisti in speech, performances e nella presentazione di opere realizzate in situ, nonché di interazioni e scambi con alcuni artisti delle residenze ospitanti. Per l’occasione sarà prodotto per la Tailsfilm un documentario diretto da Alessandra Populin e una pubblicazione che comprenderà oltre a scritti e annotazioni degli artisti partecipanti anche una selezione di testi critici di osservatori esterni presenti nei diversi contesti.
LE TAPPE
“Il nostro compito”, continua Fortuna, “sarà di inscrivere l’esperienza nella vita, in quell’irrevocabile processo auto generativo che si risolve in se stesso senza che ciò costituisca un risultato o una finalità, in quanto la vita si compie nel suo stesso divenire. Dunque senza sconfinare nell’allegoria o nel mito, in quelle forme che costituiscono la galassia dei modelli di rappresentazione con cui pretendiamo di difendere i nostri orizzonte mondani”. Ricondurre l’esperienza alla vita, in cui siamo immersi e non osservatori esterni, cioè soggetti di fronte a un oggetto, per l’artista vuole essere la spinta per riformulare le ragioni della nostra eredità umanistica in vista di nuovi orizzonti. “Solo liberandoci dal ricatto della finitezza e della speranza come effetti di una mancanza originaria possiamo ricollocare il desiderio nel solco stesso vita che, desiderando se stessa, non deve appropriarsi di nulla non avendo nulla fuori di sé”.
IL PROCESSO
L’idea di Chambre à air di dare il via al progetto Geografico partendo dall’isola meridionale, scaturisce dalla visione della Sicilia come di “una terra a sud di quell’Europa oggi sottomessa al dogma della globalità, cioè a quel processo che antepone il consenso e l’accettazione dei propri modelli culturali a ogni impulso di revisione critica ed esistenziale”. Un processo, secondo l’artista, sempre più distante dalla vita che rappresenta il vero rimosso di un umanesimo che s’impone con le ragioni dell’apparire alla verità dell’essere, spingendo la vita verso un sud estremo e remoto prigioniero della propria origine, quando invece l’originarietà della vita è il suo eterno divenire. “Ed è proprio in questa terra estrema, la Sicilia, che l’origine sembra annunciare il suo riscatto, questo sud che ha generato la nostra cultura chiede che quell’origine venga ancora interpellata perché è riuscita a conservare nella sua altezza il dubbio, cioè l’esercizio della critica e forse della revoca”.
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