#vendesiroma. La Capitale in vendita per una notte grazie a una curiosa performance
L’azione pubblica è legata a Lucha y Siesta, un gruppo di attiviste femministe che sta montando delle azioni di protesta a causa del prossimo sgombero indetto dall’Atac.
Sui palazzi, sui bordi del cavalcavia e sui principali monumenti storici. La sera del 5 settembre 2019 dopo l’imbrunire è stata avvisata la scritta “Vendesi”. Appare proiettata su questi luoghi, suscitando lo stupore dei passanti che fotografano, condividono, scattano. In poco tempo, le immagini di quelle lettere luminose hanno fatto il giro dei social, con l’hashtag #vendesiroma. Cosa è successo? Una performance? Una azione artistica come quelle che spesso fanno capolino nelle strade della capitale a opera dell’Iginio De Luca o del Graziano Cecchini di turno? Una critica contro il governo appena insediato o addirittura – essendo i monumenti il supporto dell’azione – direttamente contro Franceschini? In ogni caso una performance niente male come idea e come risultato.
#VENDESIROMA: LUCHA Y SIESTA
Chi c’è nel mirino di questa azione polemica? Sebbene sia un momento di transito e cambiamento sul piano politico, nessun fatto recente può essere messo in collegamento con un’istanza così smaccatamente polemica, sarcastica e critica. Anche se per ora non ci sono rivendicazioni ufficiali, con ogni probabilità dietro questa temporanea messa in vendita di Roma c’è un gruppo femminista attivo in città, lo stesso gruppo che – dopo aver occupato un immobile di proprietà pubblica – da una decina d’anni anima il centro sociale Lucha y Siesta. Il collettivo, che dal 2008 risiede in questa palazzina degli anni ’20 di proprietà dell’Atac occupata a fini abitativi (“non avevamo i soldi per pagarci l’affitto”, sic!), vede imminente il suo sgombero e il distacco delle utenze (previsti per il 15 settembre) visto che il palazzetto deve essere venduto per tentare, mediante un concordato preventivo, il salvataggio di Atac stessa. Il problema è che al di là delle attiviste – che sono delle persone che fanno politica e che si sono impossessate di uno spazio pubblico ne più e ne meno di come ha fatto Casa Pound – la struttura ospita, anche per interessamento delle attiviste stesse, donne in difficoltà, fragili, vittime di violenze. E dunque lo sgombero risulta più delicato (e più strumentalizzabile su chi non vede l’ora di alzare polveroni). La protesta è iniziata attivamente alcuni giorni fa attraverso un mailbombing fatto al Comune e alla Regione, oltre a una serie di messaggi vocali sul whatsapp di Atac. E questa notte sono girati messaggi privati che suonavano così: “care amiche e Cari amici, Stasera, quando cala il buio, faremo partire un’altra campagna in sostegno di Lucha y Siesta. Vi chiediamo di pubblicare queste foto dai vostri profili personali, SENZA NESSUN RIFERIMENTO A LUCHA Y SIESTA e contenente #vendesiroma. Nel post che accompagna le foto, lasciate intendere che siete in questi luoghi e interrogate i vostri contatti su quel che sta succedendo? (es. succedono cose strane in capitale… pare che la piramide sia in vendita, ne sapete niente?) e via di creatività. Questo perché, dato l’imminente sgombero, Lucha intende lanciare un comitato per comprare lo stabile. Questa azione serve a far girare la notizia. Se condividi questo messaggio sei già di grande aiuto per salvare la casa delle donne Lucha y Siesta”.
#VENDESIROMA: ACQUISTARE LO STABILE
L’esito di questa azione mirata si concretizzerà nella conferenza stampa indetta per il 7 settembre, in cui le attiviste costituiranno pubblicamente il Comitato “Lucha alla città” chiedendo di aderire e contribuire a un fondo per l’acquisto dello stabile. Dopo tanti anni forse si è compreso che se si vuole disporre di un immobile, occorre comprarlo o affittarlo, non lo si può occupare con la forza. Già è un passo avanti. “In questo ultimo anno e mezzo i tentativi di interlocuzione con le Istituzioni preposte si sono rivelati fallimentari. Proprio quella forza politica che in questi giorni si fa vanto di praticare la democrazia diretta, grazie a una piattaforma di consultazioni online, non ci ha accolte, non ci ha ascoltate e non ha dialogato, chiudendosi in un silenzio che sa di violenza”, si legge sulla pagina Facebook di Lucha y Siesta. Insomma, se volevano guadagnare visibilità, col giusto tempismo, e porre l’attenzione sul problema ci sono riuscite, architettando un’azione ironica e critica, che per una volta rispetta i monumenti e fa un passo avanti rispetto ai manifesti abusivi e alle affissioni selvagge che fino a ieri sono stati il veicolo prediletto degli spazi occupati della città.
-Massimiliano Tonelli
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