Il festival di arti performative NAO Performing Festival va online. Con un focus sulla Cina
Il programma, curato da Claudio Prati e Maria Paola Zedda, comprende suggestioni da Oriente, immersioni negli archivi e coreografie pensate per il digitale. Più un progetto tutto per i millennials…
Contact Zone è la XI edizione del NAO Performing Festival, festival delle arti performative a cura di Claudio Prati e Maria Paola Zedda che ci accompagna fino al 28 dicembre (con una breve pausa durante le feste natalizie). Pensato per DiD Studio, a Milano, associazione facente capo alla coreografa Ariella Vidach, questa edizione 2020 la ritroviamo interamente sulle pagine Facebook e Instagram di DiD Studio.
I TEMI DI CONTACT ZONE
Un’attenzione particolare al rapporto tra corpo performante e corpo digitale è ciò che ha da sempre caratterizzato questo appuntamento dedicato alla nuova scena artistica contemporanea con particolare riguardo alla coreografia e alle sue intersezioni con la performance, le arti visive e i nuovi media. Per questa edizione in particolare i lavori selezionati sono tutti stati pensati per questo periodo di spettacolo in assenza di corpo, fruibili attraverso canali internet. Questa Contact Zone è un’esplorazione dedicata al tema del contatto, alla ricerca di nuove relazioni di prossimità tra corpi, alla riflessione sulla distanza come apertura di uno spazio di coesistenza, all’indagine sulle pratiche liminali della performance al confine tra on e off line.
IL PROGRAMMA: FOCUS SULLA CINA
Il programma è iniziato con un focus sulla Cina il 19 dicembre, invitando l’artista cinese Bingxuan Li che ha presentato Who is She, una video performance in cui l’artista immerge il suo corpo nello spazio liquido di una stanza dai colori fluo, sintetici. Un ambiente anecoico, dove danza, in tuta antibatterica, l’isolamento e l’assenza del contatto tra corpi. La relazione con il mondo e con la città arriva per assenza, attraverso il flusso mediatico di commenti in tempo reale (dànmù, nella cultura video cinese contemporanea) che Bingxuan Li attiva attraverso l’incontro con il pubblico della rete. Il 22 dicembre MiamiSafari, un collettivo di artisti appena emerso da IUAV, incontra l’artista Mara Oscar Cassiani per Come As You Profile, uno stage digitale, un dance floor, in cui due immaginari e due identità si intersecano e si mescolano, uno spazio performativo virtuale che accoglie un atto di embodiment e di reenactment, che delinea un’identità artistica anti-autoriale. MiamiSafari hanno risposto creando uno spazio in cui far collidere le sue tracce sentimentali disseminate nel web con la loro ricerca sui gesti, le posture e le sopravvivenze emotive delle sottoculture musicali.
FOCUS SULLA CINA: NUOVE FORME DI NARRAZIONE E ARCHIVI
Torna il focus sulla Cina il 23 dicembre con Folk Memory Project, collettivo che da anni lavora sulla ricerca di metodologie per nuove forme di narrazione della storia passata e recente in Cina. Il Folk Memory Project nasce da un’idea del padre del documentario indipendente cinese Wu Wenguang e dall’esigenza di ricostruire e narrare alcuni eventi drammatici della storia cinese, primo tra tutti la Grande Carestia, ma anche la più recente, attraverso le voci superstiti dei suoi protagonisti. Il progetto riflette sulle forme in cui tracciare e performare gli archivi. Chiude il festival Nicola Galli, che il 28 dicembre presenta Genoma Scenico, frutto del progetto realizzato nelle Residenze digitali, un gioco coreografico pensato interamente in digitale, che affiderà al pubblico la creazione condivisa di una coreografia in presenza. Gli spettacoli saranno accompagnati da incontri animati dai curatori stessi e dalla coreografa Ariella Vidach. Durante le serate del festival prenderà avvio il progetto Dancetaz. Spazio Comune, attraverso cui NAO Performing Festival ha chiesto ad artisti giovanissimi, tutti millennials, la possibilità di condividere i percorsi di prossimità, di creazione a distanza e di entrare nelle dimensioni esperienziali che oggi spingono a comporre coreograficamente per un’interfaccia dalle pareti domestiche.
– Chiara Pirri
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