Il Mattatoio di Roma presenta il programma di residenze “Prender-si cura” a La Pelanda
Riqualificazione, nuove produzioni, sperimentazione. Il Mattatoio di Roma guarda al futuro con le nuove residenze Prender-si cura. Ecco chi sono gli artisti invitati
Il dibattito contemporaneo sul futuro dell’arte post pandemia si fa sempre più complesso mentre il Paese sembra inesorabilmente andare verso la Fase 3. Nella rarefazione di eventi ed occasioni espositive, diventa pressante l’esigenza di promuovere una riflessione sulle istanze attuali delle arti e della produzione culturale e sostenere coloro che ne sono i primi “alimentatori”: gli artisti. In una Roma per ora in zona gialla prende forma con premesse analoghe il programma 2021 di Prender-si cura, le residenze artistiche negli spazi della Pelanda. A promuoverle il Mattatoio di Roma. Si tratta di un progetto particolarmente ambizioso e innovativo, come spiega Cesare Pietroiusti, artista e Presidente di Azienda Speciale Palaexpo, che in questa iniziativa ha creduto fin dal principio del suo mandato nato in seno ad un mondo pre Covid, con il sogno di trasformare il Mattatoio in un centro di ricerca per le arti performative internazionale e alla avanguardia.
UN PROGETTO DI RIQUALIFICAZIONE
E mentre nelle stanze del Mattatoio è in corso la mostra che contiene anche una nuova produzione, frutto della residenza condotta da Luigi Presicce lo scorso anno, il progetto continua in una logica che tiene conto anche della comunità e delle sue istanze. “Si tratta infatti di restituire pienamente alla città un luogo di archeologia industriale di grande fascino e di interesse storico e urbanistico, e di farne il luogo dell’incontro fra i diversi linguaggi delle arti performative, in un’ottica non solo di superamento, ma di creazione di modalità inedite di convergenza delle specificità disciplinari. Dalle mostre ai programmi di formazione, dagli eventi dal vivo agli approfondimenti online, dall’ospitalità a prestigiosi festival alla realizzazione di grandi installazioni, sta prendendo forma una proposta tendente alla creazione di un territorio di ricerca, di pratiche e di incontro con il pubblico, nel quale arti visive, musica, danza, teatro e riflessione teorica si incontrino per moltiplicare le potenzialità dei rispettivi linguaggi e delle rispettive tecniche”, spiega Pietroiusti.
PRENDER-SI CURA. LE RESIDENZE
Il progetto, come dice il nome stesso, parte dal concetto di “cura” con un approccio al tempo stesso intimo, affettuoso e professionale, in un mix fondamentale nel nostro presente. Ma anche espandendo il concetto di residenza alle strategie produttive e alle collaborazioni che si creano per l’occasione, rendendo quindi esplicito il network. Sarà inoltre fruibile, come per la scorsa edizione, attraverso un diario online su Medium che permetterà di seguire passo passo l’iniziativa. “La centralità del dialogo e dello scambio, l’analisi delle possibili strade che un lavoro può prendere, la ricerca condivisa, tentano di creare un terreno per nuovi rapporti fra artisti e curatori nella speranza di abbracciare in maniera condivisa e porosa il concetto di “cura”. Il lavoro artistico, supportato nella fase iniziale della ricerca o finale della messa a punto, è oggetto di confronto durante le residenze. Inoltre, quest’anno, vengono ospitati artisti che hanno deciso, per la prima volta, di incontrarsi e mettere in relazione le loro pratiche per la nascita di opere collaborative in una fusione di linguaggi e percorsi. Questo tassello rende ancora di più gli spazi di Pelanda luoghi aperti all’ospitalità per la ricerca e la sperimentazione sul performativo, sia che questo sia pensato per luoghi teatrali che per contesti museali o altri”, spiega Ilaria Mancia, che ha ideato e curato il programma.
GLI ARTISTI
E mentre prende il via la seconda edizione, inaugurata dal coreografo Alessandro Sciarroni, vengono resi noti i nomi degli artisti che parteciperanno nei prossimi mesi: Annamaria Ajmone, Gianmaria Borzillo, Marina Donatone, Silvia Calderoni e Ilenia Caleo, Giulia Crispiani, Roberto Fassone, Valentina Furian, Sara Leghissa, Zapruder filmmakersgroup. “Di grande interesse”, continua Mancia, “in questa nuova edizione del progetto, la presenza di artiste e artisti che lavorano con il video ma che desiderano declinare questo mezzo in nuove forme, aprendo all’indagine diverse possibilità di fruizione del pubblico e smontando anche la possibile percezione installativa del prodotto finale”. Tutti loro potranno fare ricerca, confrontarsi con gli spazi e ricevere un supporto concreto per realizzare nuove produzioni, ancora più importanti in un momento come quello di emergenza sanitaria che stiamo vivendo. Con l’impegno, tuttavia, e nonostante le incertezze del tempo, di andare avanti nella storia di riqualificazione che interessa tutta l’area. “Con la fine dei lavori di ristrutturazione”, conclude Pietroiusti, “dei “Rimessini” e la loro destinazione a spazi di ristorazione, il Mattatoio potrà anche diventare un luogo dove l’esperienza del mangiare e del bere possa essere occasione tanto di piacere che di conoscenza, tanto di valorizzazione di saperi “minori”, che di avanzata, radicale sperimentazione”. Verso un polo delle arti che guarda ad un futuro in cui ritornare a stare insieme.
–Santa Nastro
https://medium.com/prender-si-cura
www.mattatoioroma.it
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati