A Forlì torna Ipercorpo, il festival di teatro e danza nei luoghi dell’alluvione

Sospeso a maggio a causa dell’alluvione in Romagna, torna a Forlì il festival Ipercorpo. Tre sezioni – teatro e danza, musica, arte – per vivere un’esperienza inedita e coinvolgente

La XIX edizione del festival Ipercorpo, in programma dal 14 al 17 settembre, ha come titolo InPresenzae mira a indagare il rapporto che intercorre tra artisti, opere e pubblico, obiettivo favorito dagli spazi in cui si svolge la rassegna: oltre all’Arena Forlivese, EXATR, la ex rimessa delle corriere che è stata rinnovata e resa accessibile agli spettatori. Di tutto questo abbiamo parlato con Claudio Angelini, direttore artistico del festival e – insieme a Valentina Bravetti e Mara Serina – curatore della sezione teatro e danza, mentre a Davide Fabbri ed Elisa Gandini è demandata la musica e a Davide Ferri l’arte contemporanea.

Intervista a Claudio Angelini, direttore artistico di Ipercorpo

Come racconteresti il festival Ipercorpo? 
Ipercorpo è un patto che annualmente si rinnova fra sei curatori che lavorano con chiara vocazione alla ricerca e alla sperimentazione, a loro volta supportati dalla stessa squadra tecnica e organizzativa da più di dieci anni. Questo patto riguarda anche molti artisti che tornano in diverse edizioni e, ovviamente, tutti coloro che frequentano il festival. 
Sono disposto a usare la parola “pubblico” a patto che voglia dire che ciò che facciamo – da diciannove anni – è pubblico, cioè di tutti, non appartenendo solo a chi lo organizza o agli artisti. In questo senso chi organizza ha una responsabilità di fronte a una comunità di cui non conosce gli esatti contorni e che peraltro nel tempo è molto cambiata. Al contempo, la responsabilità di questa comunità/pubblico è di porsi in maniera “attiva” di fronte all’esperienza della fruizione artistica. Prendo a prestito un’illuminante frase di Romeo Castellucci: “oggi guardare non è un atto innocente”. Ecco la responsabilità politica dello spettatore. 

Il tema di questa XIX edizione del festival è InPresenza. Come viene declinato nelle diverse sezioni e come è diventato il tema centrale? 
Vogliamo ribadire una cosa semplicissima, che non riguarda l’uscita dal periodo Covid, ma la caratteristica intrinseca che ha l’arte dal vivo: la necessità di persone che facciano la scelta di esserci, una scelta forte, non solo un momento di svago. Nel nostro caso includo anche l’arte contemporanea, dal momento che noi la presentiamo sempre accompagnata dall’artista e dal curatore in dialogo di fronte all’opera. In presenza appunto. Sembra un fatto scontato, ma è un momento storico in cui credo valga la pena ribadirlo, dal momento che siamo costantemente spettatori inconsapevoli e prevalentemente di contenuti digitali. Ecco: venire a Ipercorpo, e questo vale per innumerevoli contesti che ricreano comunità istantanee dal vivo, è tornare a sentirsi un po’ come esploratori della jungla. Occorrono grande curiosità, presenza attiva e responsabilità della visione e dell’ascolto. Esattamente l’opposto di ciò che si vive dentro ai contesti digitali. 

Parliamo del programma di Ipercorpo: ci sono nomi internazionali come Sharon Fridman o Jean Gaudin… 
Il programma è articolato: ci tengo a dire che torna una nostra produzione, BRAVE, che doveva debuttare a maggio, ma il festival è stato rinviato per i ben noti fatti. È stato di buon auspicio il debutto a Rovigo, da Massimo Munaro a Opera Prima. Il lavoro ci sta dando grandi soddisfazioni. Non mi addentro nel programma, c’è un filo rosso che tiene legate vite anche quando le condizioni si fanno avverse, dal punto di vista fisico intendo. È come se tutto il festival avesse un’eco di fondo ma sono sensazioni che andranno vissute lì. Programmarlo è solo il primo passo. Ora vediamo di viverlo grazie agli artisti invitati e a chi vorrà rispondere alla nostra chiamata. 

Il festival anche per questa edizione viene ospitato dagli spazi rinnovati di EXATR e dall’Arena Forlivese. Come è avvenuto l’iter di ristrutturazione e che spazi troverà lo spettatore? Inoltre, trovi che questi luoghi aiutino la costruzione di un rapporto diretto e vivo tra il pubblico e gli artisti? 
Non parlerei di ristrutturazione, ma di rigenerazione, sociale e culturale prima che riguardante l’arrestare il declino di un vecchio deposito destinato al crollo e all’oblio. Questa rigenerazione ha riguardato e riguarda in primis Città di Ebla e Spazi Indecisi, che hanno condotto tutto il processo spingendo prima l’Azienda Trasporti Romagna, poi il Comune di Forlì e infine la Regione Emilia-Romagna a credere nella forza del percorso. La vera innovazione, nella nostra storia recente, è principalmente questa: non aspettarsi muri pronti o rivendicare una sede, ma immaginare un paesaggio e poi inseguire quell’immaginazione insieme a tutti coloro che frequentano EXATR e, soprattutto, a coloro che lo frequenteranno.

A Ipercorpo si troveranno non solo danza, teatro e musica ma anche una sezione di arte contemporanea curata da Davide Ferri. Come è nata l’idea di Presentarsi all’appuntamento, gli incontri tra gli artisti e il pubblico che si svolgono nei giorni del festival? 
La sezione arte, come sempre dice Davide Ferri, reagisce alle sollecitazioni del titolo del festival. In questo caso Francesco Bendini, Matteo Fato, Victor Fotso Nyie e Marta Roberti porteranno lavori che sottolineano l’importanza di una comunità presente, in un orario ben preciso della giornata e, cioè, al tramonto. Ma anche Silvia Camporesi e Franco Guerzoni, che ci accompagneranno dentro la Collezione Verzocchi e ne arricchiranno la narrazione scegliendo un dipinto a testa, che confluirà nel progetto digitale collezioneverzocchi.com, creato da Città di Ebla in collaborazione con il Comune di Forlì.

Chiara Battaglino

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