Artribune Podcast: Àlex Ollé de La Fura dels Baus per Monologhi al Telefono
Àlex Ollé, uno dei cinque direttori artistici de La Fura dels Baus, risponde a Donatella Giordano ripercorrendo la storia della compagnia teatrale catalana che oggi cerca di rinnovare l’opera attraverso la tecnologia
La Fura dels Baus è una compagnia teatrale nata nel 1979, cinque anni dopo la morte di Francisco Franco, quando a seguito dei quarant’anni di governo fascista esplose un fermento culturale generalizzato. In origine “La Fura” e “Els Baus” erano due compagnie di strada.
L’origine della compagnia La Fura dels Baus
Dalla loro fusione si generò un collettivo anticonformista che sviluppò da subito un proprio codice visivo, fisico e multidisciplinare definito da loro stessi “linguaggio furero”: il loro approccio intendeva coinvolgere lo spettatore a un livello viscerale. Le prime azioni, infatti, erano caratterizzate da violente celebrazioni che volevano provocare un certo shock emotivo nel pubblico. “La FdB è un’organizzazione criminale nel panorama artistico attuale”, recitava il Manifesto Canalla pubblicato insieme alla sinossi di Accions, una performance del 1984. Dagli Anni Novanta La Fura dels Baus intraprese un percorso che integrava la tecnologia, sviluppando poi un particolare interesse verso l’opera lirica. Ne abbiamo parlato al telefono con Àlex Ollé (Barcellona, 1960), uno dei direttori artistici del collettivo teatrale.
I Monologhi al telefono con Àlex Ollé
Quale approccio ha cercato la compagnia per relazionarsi agli spettatori in quel contesto? La forte necessità di coinvolgere il pubblico ha portato alla nascita di un linguaggio del tutto originale e diretto, talvolta aggressivo, che univa teatro d’azione, musica industriale e scenografie composte da detriti metallici, sempre alla ricerca di fabbriche dismesse dove sperimentare una sinergia di linguaggi che proveniva dagli Anni Sessanta. Chi dirigeva la compagnia? Ollé parla di una particolare formazione che lavora in gruppo sin dalle origini, alla ricerca di una simultaneità di interessi che confluiscono su diversi fronti. E Marcel-Lí Antúnez Roca? Fu uno dei fondatori, insieme a Quico Palomar, Carlus Padrissa e Pere Tantinya, tutti originari di Moià, un piccolo paese della provincia di Barcellona. Ollé racconta il suo impegno iniziale e i risvolti che lo hanno portato verso altre direzioni. Ma il successo della compagnia, che via via si avvicina sempre di più all’opera, deve molto alla multidisciplinarietà di tutti quelli che sono e che sono stati i suoi componenti.
La Fura dels Baus, il rapporto con l’Italia e l’opera
Come nasce il rapporto con l’Italia? L’artista riferisce le numerose esperienze avviate già presso le ex Officine Ansaldo, lo storico stabilimento elettromeccanico dismesso di Milano, dove negli anni sono stati allestiti uno spazio scenico per le prove di regia del Teatro alla Scala e le sale prova per il coro. Prima che diventassero i laboratori attualmente utilizzati anche per realizzare la maggior parte delle lavorazioni artigianali degli allestimenti scenici, infatti, il collettivo aveva trovato lì il luogo ideale per sperimentare le prime rappresentazioni. Da Napoli a Roma e a Milano, poi, la compagnia ha presentato in Italia numerosi titoli. L’artista, infatti, sottolinea il suo legame con l’Italia e con la città di Roma in particolare, dove La Fura ha presentato, nel corso degli anni, cinque opere liriche al Teatro dell’Opera. Madama Butterflyè la più recente, presentata nel giugno scorso.
Madama Butterfly secondo La Fura dels Baus
Quali soluzioni ha messo in atto la compagnia per reinterpretare il dramma orientalista restando fedele al testo? Ollé racconta che la sua necessità è sempre stata quella di avvicinare l’opera a un pubblico giovane attraverso l’utilizzo di linguaggi attuali. La piéce – racconta – è sempre stata allestita all’aperto, utilizzando mezzi legati alla vita contemporanea, come l’arrivo improvviso di un taxi. In palcoscenico però, al contempo, ci si è serviti di accurate scenografie che ricreavano da una parte un’ambientazione naturalistica paradisiaca, e dall’altra, sullo sfondo, una grande proiezione che mostrava uno scenario popolato da ecomostri, simbolo del degrado urbano, della speculazione edilizia e delle cattive amministrazioni.
Da oltre quindici anni la compagnia propone esperienze interattive e virtuali rese possibili dalle nuove tecnologie. Le più antiche sperimentavano le prime esperienze di teatro simultaneo che si svolgeva in diverse città, in un ambito di teatro digitale. Oggi l’uso dell’intelligenza artificiale supporta il lavoro creativo attraverso l’uso controllato degli strumenti. Progetti futuri? Il 28 ottobre 2023, presso il Teatro alla Scala di Milano, il collettivo presenterà L’amore dei tre re di Italo Montemezzi. Ma Ollé è anche artista residente al Gran Teatre del Liceu di Barcellona, dove sta portando avanti con giovani artisti che operano in diversi ambiti un progetto per rinnovare l’opera, strappandola all’oblio.
Donatella Giordano
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