Tre giorni di performance e arte nella casa tra i boschi di Centrale Fies
Con Enduring Love, il Centro di ricerca per le pratiche performative contemporanee di Dro ha riunito le compagnie e gli artisti che in questa magica centrale elettrica nel verde del Trentino possono esprimersi in libertà
La terza apertura stagionale di Centrale Fies è avvenuta dal 21 al 23 settembre con il titolo di Enduring Love: una fine settimana in cui Barbara Boninsegna e Dino Sommadossi – fondatori nel 1999 di questo innovativo centro consacrato alle arti performative a Dro, in provincia di Trento – hanno radunato sia artisti legati a questo luogo, sia un pubblico eclettico, composto da habitué ma anche da moltissimi giovani, alcuni dei quali hanno approfittato del campeggio allestito nel prato su un lato della Centrale stessa.
Un abbraccio collettivo prolungato per tre giorni, una comunità coesa e consapevole; né velleitaria né tanto meno elitaria quanto, invece, concretamente vocata alla messa in pratica di un modello di produzione culturale eticamente responsabile e creativamente sperimentale. Coerente con questa impostazione è stata in questi ultimissimi anni la sparizione della parola e del format “festival” – tradizionalmente calendarizzato alla fine di luglio – sostituito da una serie di appuntamenti diffusi durante l’anno a punteggiare la fitta attività svolta negli spazi di Centrale Fies: progetti, residenze, programmi di formazione, aggiornamento dell’archivio, cura e ampliamento della Collezione Fies – la prima collezione privata in Italia di opere mutuate dalla scena performativa.
I progetti di Centrale Fies
Fra i numerosi progetti, uno dei più longevi (è nato nel 2007) è sicuramente Fies Factory, il “primo incubatore per artiste e artisti italiani under 30”, sviluppato per offrire loro sostegno fattivo – spazi, competenze, conoscenze – e continuativo. Un progetto tuttora vivo e di cui ancora fanno parte compagnie quali Teatro Sotterraneo e Anagoor, fra le prime a esserne accolte, ma anche CollettivO CineticO e il giovane artista spagnolo Sergi Casero.
Il progetto più recente, invece, è la realizzazione di un magazine cartaceo, senza nome – ogni numero avrà una frase ispirante in copertina, per questa prima uscita Tell mum the spell worked – curato da Virginia Sommadossi, Elisa Di Liberato e Lucrezia Di Carne: un “oggetto” bello e ricco di contenuti, da tenere accanto a sé, leggere e sfogliare…
Gli artisti in scena in Enduring Love
La fitta programmazione dei tre giorni di apertura settembrina di Centrale Fies ha visto in scena artisti e compagnie che, in tempi e modalità diverse, hanno usufruito di quei succitati programmi di formazione e mentoring che sono l’anima originale e pulsante di questa realtà trentina. Ci sono state due compagine che, circa 20 anni fa, trovarono proprio in Boninsegna e Sommadossi quella fiducia e quell’ascolto costante che hanno favorito il dispiegarsi di un talento autentico, sancito anche da riconoscimenti importanti: Anagoor, in cartellone con il lavoro ispirato al poeta Andrea Zanzotto, Ecloga XI (2022) e con il film Mephistopheles- eine Grand Tour (2020); e Teatro Sotterraneo, con l’intelligente e irresistibile L’angelo della storia (2022).
Ci sono stati coreografi che a Fies hanno trascorso lungi periodi di fertile residenza: Alessandro Sciarroni con Save the last dance for me, portato in scena dai concentrati, infaticabili e appassionati Gianmaria Borzillo e Giovanfrancesco Giannini; e con Dialogo terzo: in a landscape, ipnotica e onirica coreografia realizzata con i danzatori di CollettivO CineticO. Compagnia, quest’ultima, che ha portato il proprio grottesco e scanzonatamente ironico How to destroy your dance in una serata che si era aperta con l’emotivamente implacabile Gli anni, di Marco D’Agostin per e con Marta Ciappina. Cresciuto a Fies è anche il collettivo con base a Trento Mali Weil che, con il suo The mountain of advanced dreams, realizza tanto una performance quanto un “seminario introduttivo alle pratiche di Sogno Avanzato, proposto dalla Scuola di Diplomazia Interspecie e Studi Licantropici”, progetto quest’ultimo avviato da qualche tempo. Trentino è anche Filippo Andreatta, curatore – con Virginia Sommadossi – della collana editoriale di Centrale Fies e animatore della compagnia OHT, in scena con il suo ultimo lavoro, Frankenstein. Realtà, dunque, che vantano già un solido percorso artistico, accanto alle quali sono state presentate le performance di autori certo non debuttanti ma con un sentiero più breve alle proprie spalle: Emilia Verginelli, con il suo Lourdes, e Sergi Casero Nieto che, dopo aver partecipato a Live Works, è stato accompagnato da Centrale Fies nella produzione del suo El Pacto del Olvido, spettacolo-installazione live in cui l’artista spagnolo indaga tanto la difficoltà della Spagna a fare i conti con i propri trascorsi franchisti quanto l’analoga reticenza familiare su un passato che, inevitabilmente, incide sulla costruzione dell’identità dell’autore. Completa, poi, il programma di Enduring Love la scrittrice e artista visiva Giulia Crispiani, cui rubiamo la frase conclusiva del lavoro proposto, Inevitabile, poiché poetica e allo stesso tempo concreta sintesi dell’atmosfera e soprattutto dello spirito di questi tre giorni di fine estate a Centrale Fies: “Rompiamo l’egemonia della storia con tutta una serie infinita di storie d’amore”. Amore per l’arte certo ma, ancora prima, amore per l’umano, in tutte le sue possibili e infinite declinazioni.
Laura Bevione
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