Passato e presente delle Orestiadi di Gibellina, il festival nato dopo il terremoto
Si chiude il 10 agosto la 43° edizione del festival teatrale che si tiene a Gibellina, città siciliana che, dopo la terribile esperienza del terremoto, ha fatto dell’arte e della cultura le fondamenta su cui basare la propria ricostruzione
La 43° edizione del Festival Orestiadi di Gibellina, in provincia di Trapani, è stata inaugurata il 5 luglio 2024 con Anche per oggi non si vola, dedicato a Giorgio Gaber e con la partecipazione di Salvo Ficarra, e si chiuderà come sempre nella suggestiva cornice del Cretto di Burri il 10 agosto con Radio Libera Sicilia, insieme a Claudio Gioè, Vincenzo Pirrotta e N.A.I.P., spettacolo che celebra un’altra grande figura: Danilo Dolci, che prima di Peppino Impastato, Pippo Fava e Mauro Rostagno, uccisi da Cosa Nostra, ha denunciato il malaffare siciliano pubblicamente e ha collaborato a educare e migliorare le condizioni di vita degli umili.
L’omaggio a Danilo Dolci
D’altronde cosa più della radio può celebrare la potenza delle Parole, le stesse in cui i nostri nonni ancora credevano e che avevano ancora valore.
Canzune Segreta, con le musiche di Dario Mangiaracina della Rappresentante di Lista, ci ha parlato della solitudine e della difficoltà contemporanea di fare comunità. Quest’anno il festival, in controtendenza con il teatro che ha perso la parola, vuole dunque recuperare l’importanza di quest’ultima, spesso svilita, strumentalizzata e abusata.
Qual è la particolarità del festival Orestiadi di Gibellina
Il festival teatrale di Gibellina rinnova, dal 1982, l’impegno civile e sociale dei siciliani e di tutti e tutte. Dal post-ricostruzione di Gibellina, grazie al sindaco illuminato Ludovico Corrao, che ha voluto ricostruire la città terremotata nel nome dell’arte e purtroppo assassinato barbaramente in circostanze non del tutto chiare nel 2011.
La fortuna dei luoghi reconditi, difficili da raggiungere, è proprio quella di rimanere immuni alla degradazione della società, al capitalismo sfrenato, alla società dello spettacolo e alla chiacchiera fuorviante, di resistere al mutamento dei tempi, e mantenere vivo l’impegno civile e l’ardore spirituale che si rinnova ogni anno con la solennità e la magia del teatro. Parteciparvi è un’esperienza emozionante, di raccoglimento e partecipazione, perché la vita è emanata non solo dagli spettacoli, ma da quei luoghi che continuano a tremare e farci tremare anche dopo il terremoto, quest’anno con la forza delle Parole.
La storia e il presente delle Orestiadi di Gibellina
Tutti, e in particolare gli attori televisivi, amano il teatro perché permette ancora di essere liberi, veri, di non recitare una parte. Il teatro ci permette di ricordare, di essere presenti e partecipi alla vita civile, di aprirci a un tempo altro.
Il festival di Gibellina ha una storia internazionale, avendo accolto enormi figure del teatro e dell’arte come Philippe Glass, Bob Wilson (anche loro celebrati questo 13 luglio a distanza di venti anni dal loro spettacolo T.S.E. – Come in under the shadow of this red rock), Thierry Salmon e Emilio Isgrò, con la sua Orestea che diede il nome al festival.
Adesso sicuramente il festival ha una dimensione meno globale, ma un forte impegno civile che coinvolge e riverbera nel pubblico. Adesso la Sicilia è libera, e può tornare a parlare. Eppure, adesso che si può parlare, pochi hanno il coraggio dei grandi siciliani che si sono sacrificati per poterlo fare.
Vito Ancona
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