Torna Digitalive, la kermesse romana d’arte performativa e digitale. Intervista alla curatrice
A Roma, dall’11 al 13 ottobre 2024, alzare il sipario Digitalive, la rassegna del Romaeuropa festival dedicata alle arti multimediali performative. Ce lo racconta, in anteprima, la curatrice Federica Patti
Spettacoli in realtà virtuale, opere musicali create con l’intelligenza artificiale, riscritture di classici del teatro su Telegram, paesaggi sonori e performance immersive: sono solo alcune delle iniziative surreali e innovative che costellano il programma di Digitalive, la rassegna del Romaeuropa festival dedicata alle arti multimediali performative che torna, come ormai da tradizione, al Mattatoio di Roma dall’11 al 13 ottobre. Abbiamo intervistato curatrice, Federica Patti, per conoscere in anteprima il ricco programma della kermesse, che apre una finestra sulla complessità del contemporaneo, con brillantezza, profondità e in chiave multidisciplinare (sempre in dialogo con le nuove tecnologie) attraverso le numerose sperimentazioni di artisti di fama internazionale.
Intervista a Federica Patti
Partiamo dalle basi: quali sono gli highlights e le principali tematiche che emergono dal programma di questa edizione?
Digitalive prosegue nel suo percorso di esplorazione delle culture performative digitali, aprendo all’incontro con nuovi pubblici e accogliendo le infinite declinazioni della liveness multimediale. Il programma di questa settima edizione è costellato prevalentemente da realtà internazionali e da sperimentazioni capaci di ridisegnare i concetti e le modalità di relazione e comunicazione fra opera e pubblico: l’interattività è più che mai protagonista, declinata come attivazione delle opere, partecipazione attiva alle dinamiche drammaturgiche, centralità del gesto dell’utente nella composizione. Dall’11 ottobre la rassegna comincia al Mattatoio con Paul Boereboom e Leon Rogissart e la loro performance in realtà virtuale Ascension VR che, sul modello della vasca di deprivazione sensoriale degli anni ’50, invita lo spettatore a immergersi in uno spazio dedicato alla riflessione e caratterizzato da una delicata combinazione di immagini e della musica lirica dal vivo del soprano Marie van Luijk e del controtenore Arturo den Hartog. E con Foosball azione sonora partecipata per una pluralità di giocatori di calcio-balilla e live electronics: una performance continuativa presentata da Tempo Reale che, dalle ore 16 alle ore 19, che sonorizza l’atmosfera tipica di un torneo di calcio balilla, invitando l’ascoltatore in un paesaggio sonoro in cui il pubblico e i giocatori agonisti potranno alternarsi e partecipare a vere e proprie partite di questo gioco quasi centenario.
In che modo l’hype per l’intelligenza artificiale si riflette (se si riflette) nella programmazione di quest’anno?
Come Digitalive, abbiamo sempre cercato di evitare di cavalcare l’hype di una qualche tecnologia, a favore invece di una riflessione puntuale e di una attenzione maggiore verso le possibili drammaturgie generate dalla tecnosfera.
Dal 2019, seconda edizione di Digitalive, collaboriamo con RE:Humanism nel presentare ogni anno all’interno della rassegna spettacoli che in maniera puntuale e critica indaghino lo sviluppo, l’utilizzo e il rapporto con i sistemi associabili ad intelligenza artificiale. Dopo il debutto alla Serpentine di Londra lo scorso febbraio, domenica 13 ottobre abbiamo in programma Waluigi’s Purgatory del duo dmstfctn ft. Evita Manji: ambientata in un teatro 3D simulato in tempo reale, la performance racconta la vicenda di un’intelligenza artificiale intrappolata in un purgatorio riservato alle IA che hanno trasgredito durante il loro allenamento. Afflitta dai ricordi del passato e dalle incertezze sul futuro, l’IA esplora questo purgatorio con l’assistenza del pubblico, scoprendo le inquietanti storie di altri personaggi. Tra interattività motion capture dei movimenti facciali e modulazione della voce, lo spettacolo offre un viaggio attraverso le contraddizioni di un’IA in grado di percepire e accettare la divergenza tra i propri desideri e quelli dei suoi creatori umani.
Quali sono stati i criteri per la selezione degli artisti e dei progetti di questa edizione?
Digitalive da sempre propone al pubblico del Romaeuropa festival – su palco reale e/o virtuale – artiste e artisti new generations e produzioni ancora poco conosciute in Italia. Come tutte le rassegne REf il criterio di ricerca e selezione principale è dare a sguardi innovativi e approcci trasversali la possibilità di presentarsi ad un pubblico ampio, non solo “scovare novità”: accogliere e sostenere la sperimentazione di linguaggi e dispositivi meno convenzionali.
Musica, video, nuovi media, arti performative: la multidisciplinarietà è da sempre la chiave di questa kermesse. In che modo l’incrocio di diversi media si concretizza nei lavori di questa edizione? C’è una disciplina che “pesa” più delle altre?
Da sempre la rassegna indaga la relazione performativa “uomo-macchina”, le possibilità drammaturgiche della user experience; ma anche i linguaggi e le sottoculture native di Internet e del Metaverso. In particolare, anche quest’anno l’accento è dato più sull’interpretazione e l’utilizzo “creativo”, alternativo e originale della tecnologia nella performance: come gli artisti e le artiste declinano l’esistenza stessa della tecnologia nella vita quotidiana – e le relative conseguenze. Cito per esempio Teatropostaggio di Giacomo Lilliù, che – dopo il percorso con Residenze Digitali nel 2023 – presenta uno spettacolo che non si colloca casualmente su Telegram ma che fa delle dinamiche, delle caratteristiche della interazione con questa piattaforma la cifra estetica e drammaturgica della speciale, puntualissima rilettura di Goldoni. Forse la disciplina che “pesa” di più è proprio quella teatrale-performativa: Digitalive accoglie tecnologie e formati che esaltano la declinazione attiva e narrativa del nostro rapporto con determinati strumenti e culture, il mondo digitale è performativo e i lavori presentati a Digitalive ne sottolineano ogni volta dinamiche e qualità.
Com’è cambiata, secondo te, la ricezione della manifestazione negli ultimi anni? Vedi un’apertura verso un’audience più ampia? Se sì, quali sono le conseguenze di questa apertura?
In effetti in questi anni quelli che all’inizio erano nuovi pubblici ora sono sempre più spesso presenze fisse del weekend di Digitalive. Mi piace pensare che attorno alla rassegna continui a crescere una comunità che prima di tutto partecipa, anima le sale della Pelanda per incontrarsi, conoscersi e condividere. Le aspettative del pubblico rispetto a Digitalive si sono sempre più affinate intorno alla curiosità, al mettersi in discussione. In questi anni anche il pubblico degli abbonati REf si è spesso affacciato alla rassegna per scoprire modalità artistiche di indagine e creazione che progressivamente poi ritroverà sempre più spesso al centro di spettacoli futuri. Viceversa, il pubblico specializzato della scena elettronica e digitale ha a sua volta preso confidenza con le dinamiche del teatro, andando oltre la mera spettacolarità dei sistemi tecnologici in scena.
La fidelizzazione di un pubblico sempre più ampio è direttamente proporzionale alla confidenza che quest’ultimo sta acquisendo progressivamente non solo con le tecnologie ma soprattutto con le pratiche e i linguaggi che le artiste e gli artisti hanno sviluppato in relazione con questi strumenti. Non solo: molte artiste e artisti presentati a Digitalive nelle scorse edizioni sono diventati punti di riferimento della scena contemporanea, e anche per il pubblico stesso che li segue da allora e che da allora si incuriosisce nello scoprire le novità programmate ogni anno. Credo – e spero – che si stia costruendo, insieme al pubblico, alle artiste e agli artisti, una sorta di circolo di fiducia, un circuito di reciproco sostegno e supporto propedeutico alla composizione di programmi sempre incentrati sulla qualità artistica.
Laura Cocciolillo
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