Al Romaeuropa Festival lo spettacolo di danza che omaggia Ennio Morricone
Il celebre coreografo spagnolo Marcos Morau, invitato a guidare la compagnia emiliana dell’Aterballetto, porta in scena l'ossimoro tipico di tutta la produzione di Morricone: la malinconica e dolce amarezza di una visione perduta nel tempo e tuttavia eterna
“La musica di Morricone ha fatto suonare le cose che non vengono dette, quelle che rimangono dentro. Dissociare la sua musica dai film è un lavoro complesso e quasi suicida, ma so che oggi sarebbe molto felice di sapere che la sua musica potrebbe emanciparsi dal cinema e vivere in teatro”, Marcos Morau – nominato Cavaliere dell’ordine delle Arti e delle Lettere dal Ministero della Cultura francese e migliore coreografo del 2023 dalla rivista TANZ – continua la sua opera di seduzione con una chiave stilistica unica portando al Romaeuropa Festival la compagnia Aterballetto diretta da Gigi Cristoforetti con lo spettacolo Notte Morricone interamente danzato sulle note del grande Maestro.
Com’è la scena di “Notte Morricone” di Marcos Morau
La scena è cupa e tale resta per tutta la durata dello spettacolo avendo come scopo non quello di stupire o sorprendere, ma di abbracciare il pubblico cullandolo nel ritorno ad antichi ricordi tanto intimi quanto collettivamente condivisi. Il sipario del Teatro Argentina è già aperto e lo spazio indefinito, a metà tra una reale sala di registrazione e un immaginario viaggio temporale risuona delle note evocative, dolci e malinconiche. Verrebbe voglia di chiudere gli occhi e volare tra le note di C’era una volta in America, ma quel tipo di movimento, quel fluire inarrestabile di gesti immediatamente riconoscibili e, infine, la compresenza di diverse forme di espressione artistica tengono gli occhi sgranati, decisi a mangiare la scena, a divorarla da quinta a quinta dal fondale al proscenio.
Com’è la danza di “Notte Morricone” di Marcos Morau
Una sfida assurda quella affrontata dalle danzatrici e dai danzatori di Aterballetto, catapultati in un universo espressivo parallelo rispetto al campo d’azione in cui sono soliti muoversi con assoluta padronanza. Hanno dovuto abbandonare un corpo fatto di ossa e muscoli e diventare acqua. Sì, acqua e non più carne, un’entità astratta e non più riconducibile a nulla che sia umano se non per l’aspetto estetico curato nei minimi dettagli e intento a replicare il Maestro Morricone decine di volte. La danza è liquida, sfugge a ogni tentativo di incasellarla in un sistema, racconta con assoluta precisione la storia di un genio che riempie il palcoscenico con i suoi discorsi profondi, narra di delusioni, aspirazioni, vittorie e sconfitte. Immagini, suoni, parole, gesti convulsi e incessanti a tratti delicati come un preludio al pianoforte, altri ancora incalzanti e coinvolgenti come una mandria di cavalli selvaggi.
Morricone secondo il coreografo Marcos Morau
Morau porta in scena l’ossimoro che ha caratterizzato tutta la produzione di Morricone, quella malinconica e dolce amarezza di una visione perduta nel tempo e tuttavia eterna. La compagnia Aterballetto a testa alta ha contribuito al più grande omaggio fatto alla musica di Morricone nella storia della danza ed è magnifico pensare che la lunga tournée internazionale sarà veicolo della inimitabile danza di Morau, ma anche e soprattutto dell’immortale musica di Ennio Morricone.
Manuela Barbato
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