Le 10 serie tv migliori del 2024 secondo noialtri. La classifica

Biopic, storie vere, drammi e romance. Ecco le migliori serie uscite quest'anno nel mondo, da Baby Reindeer a Ripley (e un paio sono italiane). Dopodiché diteci la vostra

Cosa guardare? O meglio come superare il paradosso della scelta, quando le opzioni sono davvero troppe? Un paradosso che ci intrappola nella cosiddetta FOBO (Fear of Better Options), ovvero l’incapacità di prendere una decisione per la paura di non fare la scelta migliore. Una “non scelta” che inevitabilmente porta a una paralisi decisionale. Questo ci succede, non solo al supermercato, di fronte a scaffali pieni dello stesso prodotto di marche diverse e con sottili differenze, ma anche in tv o davanti alle svariate app che ci propongono un numero esagerato di serie con trame spesso simili. E allora, come individuare la serie migliore per me? Non certo con l’algoritmo, che spesso ci propina le stesse cose, ma le classifiche, i consigli di altri esseri umani. Ecco la nostra selezione.

Barbara Frigerio

Dostoevskij – La Serie

In principio era un film, o forse lo sarebbe potuto essere: prima di approdare su Sky e Now, Dostoevskij – La Serie è uscita al cinema, dove ha tenuto incollati alla poltrona gli spettatori ancora ignari del buco nero in cui sarebbero finiti di lì a poco. Se superate la prima ora e mezza, nel giro di massimo un paio di puntate sarete anche voi risucchiati nel vortice del male, che a volte si camuffa dietro il bene e la giustizia. Questa è la storia di un serial killer, chiamato Dostoevskij perché lascia lunghe lettere accanto alle vittime, in cui descrive puntigliosamente il senso della morte e della vita che se ne va. I punti di vista vengono spesso capovolti, in questa produzione dei Fratelli D’Innocenzo, come pure i protagonisti, che sono brutti, sporchi e cattivi. Stessa cosa per l’ambientazione, una provincia misera avvolta nella foschia, tra case claustrofobiche e uffici simili a trappole per topi. Ostiche le relazioni, tra colleghi, amici, o padre e figlia. E il padre è il superlativo e inaspettato Filippo Timi, il “true detective” della serie.

Dostoevskij
Dostoevskij

Qui non è Hollywood

Chi l’avrebbe mai detto che Disney avrebbe avuto il coraggio di produrre una serie su Sarah Scazzi, la ragazzina uccisa ad Avetrana dalla cugina e dalla zia con la complicità dello zio, che, dopo aver scontato la sua pena, continua a ripetere di essere l’unico colpevole (e non la moglie e la figlia, tuttora in carcere). Ma questa è la cronaca, la serie racconta la cruenta vicenda affrontando, in ogni puntata, un personaggio diverso. Ci fa entrare nella testa, nel corpo, nella vita dei protagonisti e lo fa con estrema crudeltà. Una regia, quella di Pippo Mezzapesa, mai retorica, che ci trascina in un mondo fatto di egoismi, violenze, gelosie, dolori strazianti, dove la verità è una continua mistificazione opportunista dei protagonisti, perfettamente incarnati da interpreti straordinari, in primis Vanessa Scalera, irriconoscibile nei panni di Cosima.

Qui non è hollywood
Qui non è hollywood

Shogun

Siamo nel 1600 in Giappone, tra samurai, pirati e conquistatori. Le ambientazioni sono superlative – con un Giappone ricostruito in Canada -, i costumi sono incredibili (ne sono stati ricreati oltre duemila), la regia e le interpretazioni sono eccelse. Non è un caso che Shogun abbia sbancato agli Emmy Awards, e anche ai Golden Globe qualche statuetta la porterà a casa questa serie Disney, che affronta temi come religione, diversità, accoglienza e soprattutto politica. È la storia vera, pur se romanzata, di John Blackthorne, un marinaio inglese che, catturato dai giapponesi, finisce per essere “usato” da Yoshii Toranaga, potente signore feudale di discendenza Shogun, titolo conferito a dittatori politici e militari. Ma questa serie non si limita a raccontare l’imperialismo, indagando le relazioni tra popoli e persone.

SHOGUN, "Anjin, Episode 1 (Airs February 27), Pictured (C): Anna Sawai as Toda Mariko. CR: Katie Yu/FX
SHOGUN, “Anjin, Episode 1, Pictured (C): Anna Sawai as Toda Mariko. CR: Katie Yu/FX

Pachinko – La moglie coreana

Una serie imperdibile per chi vuole capire perché Corea e Giappone non si amano affatto. La serie, su Apple, racconta le vicissitudini di una famiglia coreana, tra la fine della Seconda Guerra Mondiale e gli Anni Ottanta, seguendo due archi temporali. All’inizio seguiamo una ragazzina negli Anni ‘30/40’ che si innamora e rimane incinta, ma essendo il padre già sposato, per evitare lo stigma, fa un matrimonio riparatore con un uomo buono. I due, per salvarsi dalla miseria, si trasferiscono in Giappone, dove i coreani vengono trattati come schiavi. Ma nel tempo, le persone si evolvono e anche il razzismo cambia, non sparisce, ma si affievolisce. Negli Anni Ottanta vediamo la famiglia ben inserita a Tokyo, e seguiamo la vicenda della donna, qui diventata nonna, e dei suoi figli e nipoti. Una serie struggente, dura, assai crudele nei rapporti, ma anche molto tenera e compassionevole.

Pachinko, La moglie coreana
Pachinko, La moglie coreana

Il giorno dello sciacallo

Spy, action, thriller, drama c’è di tutto in questa serie originale Sky. Spiccano i due eccezionali protagonisti, lo sciacallo Eddie Redmayne, trasformista come non mai, e Lashana Lynch, detective senza scrupoli e forse più cattiva del killer stesso. Tratta dall’omonimo romanzo e film, la serie racconta le vicende di un killer assoldato da oscuri poteri forti per uccidere un magnate tech che vorrebbe denunciare i loschi giri d’affari dei milionari di tutto il mondo. A inseguire il killer, una detective che farebbe di tutto pur di “vincere” e catturare lo sciacallo, The Jackal. Ma anche lui ha una famiglia, che vive in un paesaggio idilliaco ed è ignara, fino a un certo punto, della sua doppia vita. E il tema del doppio è la colonna portante della serie, da vedere tutto d’un fiato, anche grazie alle splendide location tra Londra, Monaco, Tallinn, Vienna, Budapest, Zagabria e la splendida costa croata.

Il giorno dello sciacallo
Il giorno dello sciacallo

Disclaimer

Cate Blanchett è alla sua prima serie tv per la regia di Alfonso Cuaron, e anche per lui è una prima volta seriale. E il risultato, per entrambi, è notevole. Creano infatti un intreccio che è una continua mistificazione, ma che è anche l’occasione per indagare tematiche attuali come la violenza sulle donne, il rapporto genitori e figli, la difficile coesistenza di successo e famiglia, ma anche la capacità della mente umana di scappare dalla verità per vivere un reale non “malato”. Disclaimer è la storia di una giornalista documentarista di successo, a cui viene recapitato un libro che racconta la sua storia, o meglio una vicenda che la vide protagonista 20 anni prima e che la mette in cattiva luce. Lei vive a Londra, ma la storia ebbe luogo in Italia, a Forte dei Marmi. Insieme a lei, un giovane studente che annegò in mare. Una serie dove niente è quello che sembra, ma che va vista perché mette a dura prova i nostri bias. Oltre a Blanchett, Sasha Baron Cohen e Kevin Kleine.

Disclaimer
Disclaimer

Ripley

Se siete fan di Patricia Highsmith e dei suoi romanzi, e non vi siete persi neppur un film trasposto dalle sue opere, da Il Talento di Mr Ripley a Carol, da L’altro uomo a L’amico americano, non potete perdervi Ripley su Netflix con Andrew Scott e Dakota Fanning. Probabilmente la miglior trasposizione del personaggio su schermo, questo anche se lo schermo è piccolo, perché, vi assicuro, non sfigura affatto, e anzi forse è solo un film lungo 8 ore. Tom Ripley, scaltro americano che vive di sotterfugi, viene mandato in Italia per convincere un ricco rampollo di famiglia a tornare a casa. Ma arrivato ad Atrani, sulla costiera amalfitana – che, dall’uscita della serie è diventata meta ambita a livello mondiale – decide che è meglio allearsi con il ragazzo, scroccandogli soldi e vita da jet set espatriato. A mettersi sulla sua strada, una fidanzata sospettosa, un amico guardingo e dei poliziotti instancabili. Ma Ripley sa ingannare chiunque, in primis se stesso.

Ripley
Ripley

Baby Reindeer

Una storia vera o forse no, perché la presunta stalker della serie Netflix, sta facendo causa per diffamazione al protagonista, nonché creatore della serie Richard Gadd. Ma andiamo con ordine, la serie racconta le vicende di uno stand up comedian che viene perseguitato da una donna. Va aggiunto che la serie ha un merito, quello di raccontare una vicenda di stalking “al contrario”, ovvero non è un uomo che perseguita una donna, ma viceversa, meno usuale, anche se a fine Anni Ottanta un film, Attrazione fatale, aveva già indagato il genere. Però farlo oggi, tra i continui fatti di cronaca, è senz’altro un atto coraggioso, soprattutto perché a farlo è un comico che ha poi tramutato la vicenda in uno spettacolo e in una narrazione seriale. Altro pregio, il mostrare le emozioni di un maschio bianco, privilegiato, anche se non di grande successo, svelandoci intimamente la sua sottomissione psicologica in un distorto rapporto tra vittima e carnefice che si autoalimenta a vicenda.

Baby Reindeer
Baby Reindeer

Nobody wants this

Una commedia romantica che si interroga sulla fede con ironia. Dieci puntate su Netflix che fanno sorridere e che solo all’apparenza sono lievi, perché in realtà sviscerano il senso del credere in una qualsiasi religione ai giorni nostri. Adam Brody è un rabbino dal futuro promettente che si innamora di Kristen Bell, una agnostica che per lui inizia a mettere in discussione il proprio essere atea. E poi c’è l’amore, che è divertente, coinvolgente, ma mai struggente o ossessivo, un amore sano in cui chiunque potrebbe identificarsi, a parte il fatto che per coronare il sogno d’amore, lei dovrebbe convertirsi. E qui si aprono dilemmi che non sono quelli d’amore, ma sono etici e intimi. E non c’è guerra, odio, morte, infatti più che Romeo e Giulietta c’è Indovina chi viene a cena con un pizzico di goliardia alla Ti presento i miei.

Nobody wants this
Nobody wants this

Hanno ucciso l’uomo ragno – La leggendaria storia degli 883

Una serie rivolta non solo ai fan di Max Pezzali e degli 883, ma soprattutto un coming of age di provincia e non della solita provincia del Sud o romana, ma del Nord, a Pavia. Città ricca, noiosa, dove tutto è piatto un po’ come i paesaggi, perché non ci sono estremi ma solo giorni tutti uguali, per l’appunto “stessa storia, stesso posto, stesso bar…”. E tutto questo è assiepato dentro la serie Sky Original, diretta da Sydney Sibilia, che riesce a parlare a tutte le generazioni, sia a chi ha vissuto gli Anni Ottanta/Novanta, sia a chi vive l’oggi da adolescente. Perché il tedio è sempre lo stesso, e la voglia di scappare, come pure il desiderio di rivalsa, abbondano tra le generazioni di qualunque epoca storica. Questa è la storia di un ragazzo, Max Pezzali, che sfugge alla monotonia di provincia, grazie all’incontro con un coetaneo, Mauro Repetto, con cui fonderà una band, gli 883. Ma non è solo la storia di questa amicizia e del loro sogno, è soprattutto la storia di due “tipi” ordinari che insieme diventano straordinari.

Hanno ucciso l'uomo ragno – La leggendaria storia degli 883
Hanno ucciso l’uomo ragno – La leggendaria storia degli 883

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Barbara Frigerio

Barbara Frigerio

Connettere tutte le forme d’arte è la sua ossessione. È un’autrice, story editor, script doctor, executive producer, critica e giornalista. Ha collaborato con il Mereghetti Dizionario dei Film e con numerose riviste tra cui Rolling Stone, Vogue, GQ, occupandosi di…

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