Di musica, politica e fumetti. Intervista al performer libanese Mazen Kerbaj

Reduce da una recente performance a Torino organizzata dal MAO Museo di Arte Orientale, il poliedrico artista libanese si racconta in un’intervista esclusiva su Artribune

Lo scorso 14 dicembre, il musicista e illustratore libanese Mazen Kerbaj (Beirut, 1975) è stato invitato dal MAO Museo di Arte Orientale di Torino per dirigere una performance sonora, dal forte impatto evocativo, fatta principalmente di soffi, note singole e brusii. Stiamo parlando di Walls Will Fall – The 28 Trumpets of Jericho, un progetto ambizioso che ha riunito 28 trombettisti locali all’interno della Galleria Umberto Primo I, nel cuore della storica Porta Palazzo. 
Co-fondatore del festival di musica d’improvvisazione Irtijal, e autore del libro Gaza in my Phone – una risposta a fumetti alle immagini sui social media della campagna genocida di Israele a Gaza – Kerbaj ci parla del suo passato, del suo presente a Berlino, e dei suoi progetti futuri.

Intervista all’artista Mazen Kerbaj 

Fumettista, trombettista e performer. Qual è la tua formazione artistica? 
Provengo da una famiglia di artisti: mio padre Antoine Kerbage è un attore, e mia madre una poetessa, critica d’arte e artista visiva. L’arte ha sempre avuto un ruolo importante nella mia vita. Fin dall’infanzia sapevo di voler essere coinvolto in un lavoro creativo in generale, e in particolare nel fumetto: all’epoca non vedevo l’ora di leggere e cercare fumetti, cosa non facile durante la guerra civile a Beirut.

E per quanto riguarda la musica?
Il mio rapporto con la musica è diverso. Sono un musicista autodidatta e ho iniziato a suonare tardi, all’età di 18 anni. Un mio amico, Sharif Sehnaoui, aveva una tromba in più che mi offrì, chiedendomi se mi sarebbe piaciuto imparare a suonarla. Inizialmente ho preso qualche lezione, ma ho subito capito che i metodi tradizionali non mi soddisfacevano, così ho iniziato a sperimentare con la tromba a modo mio. Sia che mi esibisca da solo o con gruppi di lunga data – come l’“A” Trio –, cerco di superare i limiti dello strumento sviluppando un suono unico e un linguaggio innovativo.

Mazen Kerbaj e l’attivismo politico 

Nonostante la tua versatilità, l’aspetto politico è sempre al centro della tua produzione. Quanta responsabilità pensi che abbiano gli artisti e quanta responsabilità pensi che dovrebbero avere? 
L’aspetto politico è entrato con forza nel mio lavoro e ora sento che tutto ciò che faccio, o che ho fatto, sia politico nel senso più ampio del termine. Il mio lavoro è piuttosto autobiografico e, come libanese che ha vissuto la guerra civile, ho sempre cercato di evitare di parlarne, non volevo essere l’artista esotico che viene da un Paese dilaniato. Volevo essere un artista come tutti gli altri, senza dover toccare il tema della guerra per attirare l’attenzione. Inoltre, sono sempre stato interessato alla società in cui vivo e la critica sociale è sempre stata presente nel mio lavoro. Nel 2006, durante la guerra dei 33 giorni con Israele, le cose però sono cambiate e ho aperto il mio blog: un diario visivo quotidiano che raccontava il conflitto, mescolando il personale con il collettivo. 

Pensi che l’arte possa davvero cambiare il corso delle cose?
Anche se non lo fa, credo che dovremmo comunque continuare a utilizzare l’arte per provare a cambiare le cose in ogni modo possibile. Già il 9 ottobre 2023, ad esempio, ho iniziato a disegnare in reazione agli orrori che tutti noi vedevamo – e vediamo ancora oggi – sui nostri schermi, e a postarne le immagini su Instagram. Così facendo, le opere hanno permesso a decine di migliaia di persone in tutto il mondo di esprimere la propria solidarietà e di identificarsi con i miei sentimenti e le mie posizioni. Da un lato, disegno per testimoniare e sensibilizzare l’opinione pubblica, dall’altro invece lo faccio come meccanismo di difesa, nel tentativo di rimanere sano di mente in mezzo alla follia in corso. 

Ora vivi a Berlino. Cosa significa essere un artista libanese, attivista e residente in un altro Paese? 
Mi sono trasferito a Berlino nel 2015, dopo aver ricevuto una residenza d’artista di un anno dal DAAD (Servizio Tedesco per lo Scambio Accademico, NdR) e da allora vivo e lavoro qui. Ero entusiasta di far parte della vivace e variegata scena artistica berlinese, che è molto diversa da quella più ristretta della musica sperimentale in Libano. Da quando mi sono trasferito ho sviluppato diversi nuovi progetti in vari campi, ma dal 7 ottobre 2023 purtroppo tutto è cambiato.

Cosa è successo?
Berlino si è trasformata in una città ostile, dove la discriminazione e la censura sono diventate la norma. È diventata un luogo in cui, dall’inizio della guerra, la repressione contro qualsiasi tipo di solidarietà con i palestinesi è stata particolarmente violenta. L’idea di lasciare Berlino continua a perseguitarmi, ma non è una decisione facile, dal momento che sono 10 anni che ci vivo con la mia famiglia.

Politique - Mazen Kerbaj
Politique – Mazen Kerbaj

Mazen Kerbaj: tra musica e fumetti

Di recente, a Torino, hai riunito un’orchestra di 28 trombettisti per dare vita a una performance dal titolo Walls Will Fall
A Torino ho adattato una composizione site-specific che ha debuttato il 19 maggio del 2018 a Berlino-Pankow. Allora erano 49 trombettisti berlinesi guidati dall’acustica unica di un grande serbatoio d’acqua, i cui corridoi tortuosi ricordavano un labirinto, come nelle prime rappresentazioni dell’antica mappa della città di Gerico. Secondo l’Antico Testamento, le mura di Gerico crollarono al suono di sette trombettieri che suonarono i loro strumenti per sette giorni, girando intorno alla città. Al di là dello sfondo religioso della storia, al centro di questa composizione vi è l’idea della musica come forza capace di rompere muri e barriere. 

Adesso stai lavorando a qualcosa in particolare?
Sì, sto lavorando a due nuove composizioni, Putinorgel From One War the Other, che saranno presentate in anteprima al MaerzMusik Festival di Berlino il prossimo marzo. Sto, inoltre, ultimando il mio graphic novel più ambizioso, una biografia di mio padre mescolata alla mia, e a storie dell’epoca d’oro della vita artistica e intellettuale libanese degli Anni Settanta. 

Valerio Veneruso

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Valerio Veneruso

Valerio Veneruso

Esploratore visivo nato a Napoli nel 1984. Si occupa, sia come artista che come curatore indipendente, dell’impatto delle immagini nella società contemporanea e di tutto ciò che è legato alla sperimentazione audiovideo. Tra le mostre recenti: la personale RUBEDODOOM –…

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