Italia da Oscar?
Se "Terraferma" di Emanuele Crialese è il candidato italiano agli Oscar (categoria miglior film in lingua non inglese), ci sarà un perché. E per scoprirlo basta vederlo. Coraggioso, originale e tuttavia equilibrato, ha vinto a Venezia 68 il premio speciale della Giuria.
Il grande pregio di Terraferma di Emanuele Crialese è quello di riuscire a far vedere le cose da più punti di vista: non vuole far emergere una ragione, semplicemente mostra, racconta la piccola realtà dell’isola di Linosa per bocca di chi la abita. Filippo (Pucillo, voluto da Crialese già in Respiro e Nuovomondo) e sua mamma Giulietta (Donatella Finocchiaro): l’uno che non vorrebbe staccarsi dalla sua terra, l’altra desiderosa di conoscere nuovi orizzonti. Il nonno Ernesto (Mimmo Cuticchio), portatore della tradizione e delle leggi del mare. Lo zio Nino (Beppe Fiorello), esuberante faccendiere che punta alla modernità e vorrebbe rimuovere dall’isola l’ombra della clandestinità. I tre giovani turisti ospiti della casa di Filippo e Giulietta, viziati e strafottenti, eppure impreparati di fronte a realtà più grandi di loro. I finanzieri che impongono la loro legge (cameo di Claudio Santamaria con inedito accento veneto). E naturalmente i clandestini, in particolare Sara (Timnit T.), che si porta dietro due figli e una storia ed è in viaggio da due anni dall’Etiopia per raggiungere il marito a Torino.
Udiamo le voci di tutti nel film di Crialese, il dialetto siciliano si mixa all’africano e alle parlate del nord di chi viene da fuori e non capisce le leggi del mare, le leggi di Linosa, questo scoglio talmente piccolo che non sta nemmeno sul mappamondo. Filippo Pucillo è eccezionale nel passare dal ragazzo naïf dell’inizio all’uomo, e lo fa senza bisogno di scene di sesso, nonostante le provocazioni di Maura (Martina Codecasa). Perché c’è un dramma più grosso dietro, e la malizia di una ventenne non lo scalfisce. È intensa Giulietta-Donatella Finocchiaro nei suoi faccia a faccia con Sara, la cui bimba è nata con le sue mani e ne riconosce l’odore.
Il regista ha a disposizione paesaggi mozzafiato eppure non ne approfitta: conta la storia, contano i volti, contano le musiche (soprattutto nel finale, durante la corsa in macchina di Filippo). La bellezza che toglie il respiro c’è, ma è funzionale alla storia, e quello che emerge è una realtà complessa, capace di arrivare dove nessun titolo di telegiornale potrà mai. Su cui non rimane che sospendere il giudizio.
Silvia Novelli
Emanuele Crialese – Terraferma
Italia/Francia – 2011 – 88’
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