Il branco in versione britannica
Dopo la partenza per la guerra del fratello maggiore Richard, il giovane Anthony, ragazzo mite con un leggero ritardo mentale, rimane solo, diventando il bersaglio di una banda di spacciatori da quattro soldi. Dopo otto anni di servizio al fronte, Richard torna nel villaggio d’origine per vendicare gli abusi subiti dal fratello. È “Dead Man's Shoes”, film firmato da Shane Meadows.
Il film di Shane Meadows apre con immagini dai colori spenti e con una lunga passeggiata nelle Midlands inglesi, mentre risuonano, come un anticipato ammonimento, le note di Vessel in Vain di Smog. È un film dalla costruzione semplice, che intreccia il passato e il presente dei protagonisti con grande abilità, svelando lentamente cause e conseguenze delle loro azioni. Con stile asciutto ed essenziale, il regista mescola thriller, horror e commedia (solo nella prima parte) senza tralasciare l’analisi del contesto sociale. La telecamera si muove negli interni anonimi e squallidi di Matlock, sobborgo inglese, negli appartamenti e nella tana di un gruppo di sbandati che per noia si trasformano in torturatori e carnefici.
Meadows analizza le dinamiche del branco, la prevaricazione del forte sul debole, la schiacciante vittoria del gruppo sul singolo individuo. Paddy Considine, nei panni di Richard, è inquietante, efficace, freddo e determinato alla vendetta personale. Toby Kebbel, qui alla sua prima esperienza cinematografica, è assolutamente perfetto nel ruolo del fragile e consapevole Anthony.
Dead Man’s Shoes è un film spiazzante, sconcertante nelle immagini, potente e perfetto nelle musiche, asciutto e reale nei dialoghi. Non c’è giudizio morale, non c’è certezza su cosa sia giusto o ingiusto, su chi sia il vero mostro. È la storia di un amore difficile brutalmente interrotto, e delle sue conseguenze. In sala, però, almeno in Italia, non è mai uscito.
Giulia Pezzoli
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Shane Meadows – Dead Man’s Shoes
Regno Unito / 2004 / 86’
www.shanemeadows.co.uk
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