The Decline of Cinepanettons
Incredibile: il cinepanettone sembra (definitivamente?) tramontato. Proprio mentre tramonta l’altro simbolo di questo ultimo Ventennio: Silvio Berlusconi. Che i due fenomeni siano collegati è evidente. Ecco perché.
E finalmente, con grande soddisfazione, è arrivato pure questo momento. Dopo la caduta (provvisoria?) di Re Silvio, è arrivata quella dei cinepanettoni – tipico prodotto italiota, se mai ce n’è stato uno dell’ultimo compattissimo trentennio, forse assai più monolitico del paradigmatico Ventennio. E i due fenomeni, per chiunque sia dotato di un minimo di onestà intellettuale, sono evidentemente collegati.
L’ascesa e l’affermazione trionfale della serie cinematografica – a partire dal mitologico prototipo: Vacanze di Natale (Carlo Vanzina, 1983) – e quella dell’egemonia culturale berlusconiana sono strettamente coerenti tra loro. L’immaginario è lo stesso, i protagonisti in molti casi anche (De Sica, Boldi, Greggio, Calà & Co.). Tette siliconate, doppi sensi non tanto doppi (cioè: manca regolarmente la parte “pulita”, e si riconosce solo quella sconcia; oppure, sono entrambe sconce…), battute-tormentone implacabili come martelli pneumatici. Uno schema che si è conservato pressoché immutato fino ad oggi. Fino ad oggi, appunto. Perché improvvisamente (ma annunci significativi c’erano già stati l’anno scorso), la gente sembra essere stufa di questo modello. Che cos’è successo?
Nulla, a parte una crisi che fa sembrare rapidamente gli anni successivi al 1929 caratterizzati da una leggera flessione dei consumi, la fine degli anni ‘80 più lunghi del mondo occidentale (quelli italiani), e il risveglio doloroso e scomodo di sessanta milioni di persone in uno scenario socio-economico da incubo, distante anni luce dal mondo dorato e fluo di Drive In, di Via Montenapoleone e dei vari Vacanze a….
Hai voglia a dire che i Vanzina erano e sono gli eredi del loro grandissimo e geniale padre (Stefano Vanzina, in arte Steno) nel ritrarre vizi – tanti – e virtù – poche – dei loro connazionali. La realtà è che la gente forse non ha oggi un grandissimo desiderio di divertirsi a furia di pernacchie e gag da quattro soldi, vedendo l’ostentazione di una ricchezza che gli stessi protagonisti della finzione non possiedono davvero e non possederanno mai. O no?
Christian Caliandro
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