Mostra del Cinema, l’ultimo sforzo
Una maratona di cinque ore per vedere tutto il film di Kiyoshi Kurosawa. Il pubblico, coraggioso, è premiato da una piacevolissima visione. È Shokuzai (Penance).
Sapere che un film dura cinque ore spaventa. Ma se il film ha la regia di Kiyoshi Kurosawa magari vale la pena dargli una chance. Anche perché in realtà era una miniserie destinata alla tv giapponese e troppo impegnativa non poteva essere.
Allora ecco il prologo: cinque bambine giocano, ma una viene brutalmente uccisa da uno sconosciuto. Castigo. La mamma della bambina morta promette una punizione alle altre che non riescono a ricordare chi è l’assassino. Capitolo primo: dove la prima bambina, quindici anni dopo, sposa un ricco e giovane industriale, che però la fa diventare una bambola di carne. E lei lo uccide. Capitolo secondo: dove la seconda bambina, quindici anni dopo, è diventata maestra. Uccide un aggressore degli alunni e poi soccombe all’ira violenta di un collega umiliato. Capitolo terzo: dove la terza bambina, quindici anni dopo, uccide il fratello, sospettato di avere tendenze pedofile verso la figlia della moglie. Quarto capitolo: dove l’ultima bambina è cattiva. Si fa mettere incinta dal marito della sorella e poi lo “accoppa”. A lei del castigo non importa nulla. Quinto capitolo: dove la mamma trova l’assassino che in realtà era un suo ex fidanzato e anche il padre naturale della bambina. Questo personaggio fallito alla fine si suicida.
Il castigo di chi resta è rimanere senza punizione. Nel suo genere, Shokuzai è un capolavoro della suspense. Pieno di citazioni cinefile da leccarsi i baffi (Lang, Welles, Lynch), può essere destinato tranquillamente a una fruizione collettiva anche in Italia. Una puntata alla volta, s’intende.
Federica Polidoro
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