Mercato, concorso, app. Il Festival del Cinema di Roma avanza
Mentre si registra il boom di download dell'applicazione ufficiale del Festival per iOS e Android, è in pieno svolgimento il Mercato Internazionale del Film. Grazie alla posticipazione tanto polemizzata della kermesse alla metà di novembre, ora Roma occupa una posizione strategica nel calendario di appuntamenti dell’industria internazionale.
TBS non è una malattia ma l’acronimo per The Business Street, il mercato che si svolge negli ultimi cinque giorni del festival a via Veneto e che promuove le compravendite dei film presentati nel circuito internazionale. La vetrina, che nei precedenti sei anni ha conquistato una fetta percentuale consistente del mercato mondiale (2%), ha invogliato anche il neodirettore della Mostra di Venezia a istituire un mercato in Laguna.
Ma quest’anno a Roma arrivano delle novità, come il progetto speciale Spotlight: China!, volto a favorire la reciproca circolazione di film, attraverso l’invito di venditori e compratori cinesi. Muller ha ricordato nella conferenza stampa d’apertura che uno degli obiettivi di questo festival è riuscire a piazzare la distribuzione di almeno due pellicole italiane in Cina. In un Paese dove la regolamentazione nazionale impedisce di superare una certa percentuale d’importazione sul totale della distribuzione nelle sale, accaparrarsi uno spazio di due titoli è un grande traguardo.
Müller, inoltre, insieme a Marie-Pierre Duhamel e Sandra Hebron, compone il comitato per NCN 2012. La piattaforma è dedicata a progetti in stato di definizione finanziaria, già sviluppati attraverso una produzione e in cerca di co-produzioni estere. Il direttore è esperto in materia, infatti svolge anche l’attività di produttore cinematografico, vantando titoli di Yesim Ustaoglu, Alexander Sokurov, Zhang Yuan e interessi in particolari aree della Russia, del Kazakistan nonché delle Isole Samoa. No Man’s Land del bosniaco Danis Tanovic nel 2001 si è aggiudicato addirittura l’Oscar come miglior film straniero.
Tornando ai film in concorso, in questi giorni sono state presentate le ultime pellicole. Eliminando subito il film di Kira Muratova, che consiste in un esercizio di grammatica cinematografica, restano Ixjana, Mai Morire, Drug War e il film di Coppola Junior.
Ixjana dei giovani Skolimowsky è un film grottesco. Che si tinge ancor di più di grottesco quando il regista in sala annuncia la dipartita del fratello con una fotocopia della sua foto in mano… Sostanzialmente è un brutto film, ma in molti troveranno delle ottime scuse per giustificare alcune scelte stilistiche. Strutturato con aspirazioni lynchiane, è un pastrocchio pretenzioso dallo sfondo esoterico. Anche gli attori in questo film sono tutti brutti e siccome la bellezza viene da dentro, ma se non si copre con due o tre dita di trucco la cinepresa non la coglie, la sgradevolezza estetica degli interpreti a volte distrae persino dalla storia, raccontata in maniera non lineare.
Altra pellicola, altra dinastia. A Glipse Inside the Mind of Charles Swan III è il titolo epigrammatico di Roman Coppola. Una commedia dai toni leggeri sulla vita di un benestante uomo di mezza età che viene lasciato dalla giovane moglie. Costruito su un insieme di sketch più che su una sceneggiatura diacronica, è un piacevole film d’intrattenimento che racconta il modus vivendi del losangelino medio facendo il verso a parecchie pietre miliari del cinema americano, da All That Jazz a L’orgoglio degli Amberson passando per Lenny. Recitato da un ensemble di amici e parenti di famiglia e con un retrogusto Seventies, non riesce mai a evolvere la sua opacità in fulgida brillantezza, rimanendo in uno stadio piuttosto ibrido. Coppola era già stato produttore e co-sceneggiatore per alcuni film di Wes Anderson.
Quello che abbiamo ormai appurato è che lo specchio Ung Drill è un bestseller Ikea, constatata la sua presenza anche nel messicano Mai Morire di Enrique Rivero, dopo il francese Populaire. Chayo torna nel suo Paese natale per assistere la nonna sul letto di morte. Lì l’aspettano anche i suoi due figli e un marito gentile ma zotico. La sublime fotografia della pellicola esalta la trascendenza del suo contenuto e i segni della superstizione così come i simboli onirici non diventano mai invadenti nella costruzione del significato, riuscendo a dipingere uno stadio emotivo intimo e soggettivo, senza le tipiche deformazioni magiche dei toni narrativi sud americani.
Drug War di Johnny To è invece un poliziesco sui complessi meccanismi che regolano il traffico della droga in Cina. Ben fatto, accattivante, duro e insieme pieno di ritmo e d’umorismo. Nel cast sono riuniti alcuni dei più celebri divi della Cina continentale e di Hong Kong: Louis Koo, Sun Honglei, Xiao Cong, Yin Zhusheng. Fra loro si nasconde forse un Marc’Aurelio, ma di questo parleremo presto in altra sede.
Federica Polidoro
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