“Vita di Pi”. Quando la tecnologia diventa metafisica
Presentato all'ultimo Festival di Toronto, è uscito nelle sale l'ultimo capolavoro di Ang Lee. Titolo ambiguo quanto l'intrigante spoiler circolato nelle sale prima del trailer ufficiale. Fluttua su uno specchio d'acqua sotto una volta celeste che sembra dipinta da Géricault: chi è Pi e perché si trovi su una scialuppa davanti a una tigre del Bengala non è dato ancora sapere.
La storia dell’ultimo film di Ang Lee, ispirata a un noto bestseller, si svolge in tre continenti, in due oceani, nell’arco di molti anni. Inizia e finisce a Montréal, dove uno scrittore in cerca d’ispirazione si imbatte nella storia incredibile di Piscine Molitor Patel, conosciuto come Pi.
Il protagonista cresce a Pondicherry, nell’India francese, durante gli Anni Settanta. Raggiunta l’adolescenza, il padre, che possiede uno zoo abitato da creature esotiche, decide di emigrare alla volta del Canada. Nel frattempo Pi, nato induista, incontra la religione cristiana e poi l’islamismo e prende il meglio da tutte le fedi. Costretto ad abbandonare il suo primo amore per la partenza, si trova imbarcato con gli animali dello zoo su una nave giapponese. Al largo l’impetuosità della natura, che tanto piace a Pi, si trasforma all’improvviso in una tragedia. La nave affonda, Pi si salva ma si ritrova alla deriva in pieno Oceano Pacifico. Sulla barca c’è un inaspettato compagno di viaggio: la tigre Richard Parker.
I due naufraghi affrontano difficoltà inimmaginabili, tra cui la furia grandiosa e la maestosità della natura, che sferzano la piccola scialuppa. Il ragazzo non perde mai la speranza e si lascia confortare dalla bellezza dell’oceano: dalle sfumature cangianti degli incredibili banchi di pesci volanti, dai blu scintillanti delle onde, da una megattera lucente che emerge dalle profondità oceaniche, dalla poetica bioluminescenza di gigantesche meduse lattiginose. Approda su un’isola misteriosa e surreale di baniani popolata da un enorme branco di suricati, ma quando scopre che è carnivora riprende il largo…
Con Vita di Pi si apre un nuovo capitolo dell’era digitale in cui la mera funzione estetica dei codici alfanumerici tridimensionali di ultima generazione diventa un’estensione percettiva a 360 gradi. Un’elegia epica contemporanea dal potere incantatorio, coi toni della favola archetipica, che porta in causa i termini della pietas greca. Una summa di sincretismo rappresentata fisicamente da un cast internazionale d’eccellenza e nei contenuti da un abisso (non solo visivo) di riferimenti letterari e cinematografici che spaziano dalla Bibbia alle Mille e una notte, da Simbad il Marinaio a Moby Dick, da Ventimila leghe sotto i mari alle esperienze scopiche di classici imprescindibili come Coocoon o La Sirenetta.
A un impianto narrativo convincente e alla grazia dei panorami, veri o sintetici, si accompagna una suspense al cardiopalma. Il tutto elevato alla massima potenza dalla emozionante colonna sonora firmata Michael Danna. Sconsigliato ai deboli di cuore, Vita di Pi sarebbe da prescrivere a tutta l’umana stirpe come lo fu il vaccino per il vaiolo. Da vedere rigorosamente in 3D, anche per chi non crede all’utilità della tecnologia.
Federica Polidoro
Ang Lee – Vita di Pi
Cina-Usa | 2012 | 127’
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