Dans la Maison. Ozon e la casa dell’assuefazione
Meglio Schopenhauer o Pascal all’incontrario? Fra citazioni di Pasolini, Bergman e Woody Allen, l’ultimo film del regista francese sfiora la perfezione. E si nutre di un plot che crea dipendenza.
Arriva finalmente nelle sale italiane Dans la Maison di François Ozon, premio della critica internazionale al Festival di Toronto 2012 ed evento tra i più attesi della primavera cinematografica. Con un cast in stato di grazia guidato da Fabrice Luchini, accompagnato da Kristine Scott Thomas, Emanuelle Seigner ed Ernst Umhauer, la storia ruota attorno alla relazione intellettuale tra un professore di letteratura e un suo misterioso quanto talentuoso allievo. Alla ricerca dell’ispirazione, il giovane entra nell’intimità di una famiglia di estranei, innescando un meccanismo a catena con un inatteso epilogo.
La trama è il riadattamento della pièce teatrale Il ragazzo dell’ultimo banco di Juan Mayorga ed è strutturato sulla falsariga di un feuilleton ottocentesco con una serie di finali temporanei aperti su un eccitante “continua…”. Esaltato dall’incalzante contrappunto musicale del compositore Philippe Rombi, che con il regista collabora dal 1999, Nella casa è fondamentalmente composto da elementi molto semplici. François Ozon li miscela con una tale abilità da trascinare lo spettatore nella spirale degli eventi insieme con il crescendo del coinvolgimento dei personaggi. Esibisce i meccanismi narrativi e le potenzialità manipolatorie del racconto nel duello mentale tra i due protagonisti che danzano uno di fronte all’altro, consapevoli di non potersi mai toccare.
Un codice binario dalle infinite possibilità, un’ode al dualismo dialettico tra spettatore/regista, lettore/scrittore, professore/allievo, che Ozon sembra intendere come unica cura per la solitudine esistenziale.
Il film intero fuziona secondo il principio delle coppie e delle loro combinazioni: Claude e Rapha (i compagni di scuola), Claude e Rapha padre (padre e figlio surrogati), Claude ed Ester (gli innamorati impossibili), Germaine e Jeanne (letteratura vs arte contemporanea). Infine Germaine e Claude (professore e allievo), l’uno lo specchio dell’altro attraverso il tempo e oltre quello.
Questo gioco intellettuale viene ancor più amplificato da una serie di citazioni più o meno esplicite ma assolutamente precise ad alcuni dei film di formazione del regista, come Teorema di Pasolini (l’avvento del ragazzo nella famiglia borghese), Il Posto delle fragole di Bergman (l’intervento fisico del professore nella creazione immaginaria dell’allievo), Quell’estate del 42 di Robert Mulligan (Claude che si innamora della madre del suo amico) e – il più evidente di tutti – Manhattan di Woody Allen (Germaine e Jeanne come Allen e la Keaton).
Il regista ha invertito il concetto di divertissement di Pascal, facendolo coincidere col suo contrario, così nella tensione creativa del gioco fra i due personaggi/attori, infelici della loro condizione e consapevoli della loro miserabilità, emerge la dignità del pensiero. Una altrettanto interessante chiave di lettura è consegnata alle prime battute del film da Luchini, che nomina Schopenhauer. Vederlo una volta non basta: il film crea assuefazione. “Continua…”
Federica Polidoro
François Ozon – Nella casa
Francia | 2012 | 105’
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