Dexter, il giustiziere con macchie e paure
Antigone, nel XXI secolo, porta i pantaloni. E non ha nessuna voglia di immolarsi in nome dell’ineluttabile e doveroso rispetto per una legge che viaggia ad anni luce dal comune senso di giustizia. Antigone, nel XXI secolo, veste il grembiule cerato di Dexter: efficiente ematologo a servizio della polizia di Miami di giorno, serial killer di notte; assassino di assassini, giustiziere implacabile e alieno a qualsiasi concetto di pietà. O quasi.
Personaggio in piena e costante evoluzione, quello interpretato da Michael C. Hall per il fortunatissimo serial Showtime, molto liberamente ispirato alla saga di romanzi firmati da Jeff Lindsay. La settima stagione di Dexter, per l’Italia, è andata in onda su FoxCrime; 3 milioni gli americani incollati allo schermo per la première, incremento del 10% rispetto all’avvio della stagione precedente, miglior performance di sempre per una serie che provoca il pubblico innestando un dubbio dietro l’altro.
Perché Dexter non è il cavaliere senza macchia e senza paura che, semplicemente, si lascia prendere un po’ la mano. La sua personalissima legge del taglione nasconde un sadico gusto per l’omicidio, opportunamente incanalato verso scopi di pubblica utilità; senza l’adesione pedissequa a quello che lui stesso definisce un “codice” non si scoprirebbe in fondo troppo diverso dai perversi criminali a cui da la caccia. È su questa tensione profonda che si gioca l’intero concept della serie, che svicola agevolmente dal facile cliché del fine che giustifica i mezzi per scavare nelle conturbanti e inesplicabili zone d’ombra dell’animo. Perché Dexter ha più motivi per fare ciò che fa, alibi e giustificazioni non mancano: ma ogni sua azione, per quanto apparentemente ineccepibile, scatena incontrollabili e drammatiche controindicazioni.
Non c’è karma che tenga, nessuna possibile forma di giustizia divina: Dexter libera il mondo dal peso di un Male cui egli stesso è insostituibile ingranaggio. Un eroe debole e fragile, apparentemente incapace – vedremo l’evolversi del plot nell’ottava e forse definitiva stagione! – di sottrarsi a un destino che, per quanto malevolo, sembra attrarlo in maniera magnetica. In fondo anche Antigone, se l’avesse davvero voluto, avrebbe potuto piegarsi al volere di Creonte e risparmiarsi un romantico suicidio. Ma non l’ha fatto: eroina, al pari di Dexter, di una giustizia che non sa portare pace. Masochismo sul piatto d’argento. Il nostro sadismo è servito.
Francesco Sala
Articolo pubblicato su Artribune Magazine #11
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