Side Effects: pillole per stare meglio, pillole che uccidono
L’abuso di antidepressivi per curare “il male di vivere” di una donna depressa. Le conseguenze si susseguono a catena, in maniera devastante. Torna sullo schermo il graffio di Steven Soderbergh.
Side Effects è stato presentato alla 63esima Berlinale e ha fatto molto discutere, in questa primavera così densa di avvenimenti cinematografici. Uscito in Italia il 1° maggio, è ancora in proiezione in molte sale cinematografiche.
Emily Taylor (Rooney Mara) è la moglie di un uomo di successo, Martin Taylor (Channing Tatum) che, accusato di insider trading, finisce in prigione. Durante questo periodo, Emily inizia a soffrire di depressione e comincia una terapia con la dottoressa Victoria Siebert (Catherine Zeta- Jones), ma senza risultati. Con il ritorno a casa di Martin, Emily entra in un abisso senza via d’uscita, arrivando a tentare il suicidio. Lo psichiatra Jonathan Banks (Jude Law), di turno nell’ospedale dove viene ricoverata, inizia a seguire il suo caso, preoccupato per lo stato psicologico in cui si trova la donna. Le somministra l’Ablixa, un farmaco molto potente per curare casi come quello. Non sa però che questa apparentemente innocente pillola rosa porterà lui ed Emily conseguenze a dir poco disastrose.
Side Effects funziona da tutti i punti di vista: il regista Steven Soderbergh (autore di Traffic, 2000) ancora una volta non si smentisce né sull’intrigante trama piena di suspense e colpi di scena, alcuni intuibili in maniera genuinamente graduale, altri totalmente inaspettati, sia per le inquadrature volutamente soffocanti anche nei campi lunghi, che ingannano lo spettatore su ciò che vede, sia per i flashback che deviano il filo logico della storia in intricati aspetti della vicenda, per poi perdersi in situazioni che man mano non fanno che peggiorare, seguendo un ritmo inizialmente lento ma che si evolve nel tempo in maniera più incalzante fino alla rivelazione finale.
Ma cos’è che negli Usa ha fatto così discutere? La questione sollevata nel lavoro di Soderbergh e dai media americani (e, in minor misura, anche in Italia), è stato il raffronto con le statistiche di abuso di antidepressivi. Negli Stati Uniti il mercato dei medicinali, a scapito dei pazienti depressi in terapia, è parte del sistema finanziario. Se crolla la domanda di un dato medicinale, anche le azioni della casa farmaceutica che lo produce crollano, a vantaggio ovviamente delle altre. La retorica domanda sorge dunque spontanea: è eticamente corretto sfruttare la fragilità di queste persone per il proprio interesse – in questo caso, delle case farmaceutiche – che creano spesso danni permanenti nei pazienti con i loro test sperimentali e l’abuso di prescrizioni di antidepressivi?
Il fenomeno della depressione, ben radicato nella società americana così come nella nostra, è utilizzato dal regista proprio per mostrare quale sia la realtà sul “sistema”, in particolare come il sistema sanitario americano sia inevitabilmente legato a quello finanziario.
Alessandra Vaccarella
Steven Soderbergh – Side Effects
USA | 2013 | 106’
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