Phoebe come Alice. Nel Paese delle Meraviglie
Phoebe ha sette anni e la sindrome di Tourette. A scuola non riesce a interagire con i suoi compagni di classe e durante le lezioni sembra essere disattenta per la maggior parte del tempo. Vive in un suo mondo, una sorta di duplicato dell’universo fiabesco di Lewis Carroll…
Phoebe vive in un mondo che somiglia a quello di Alice nel paese delle meraviglie, romanzo da anni oggetto di un’approfondita ricerca da parte della madre Hillary (Felicity Huffman). Preoccupata per le sempre più frequenti manifestazioni di disagio della figlia e attanagliata da un crescente senso di colpa, Hillary decide di portarla da uno specialista, rifiutandosi però di accettare l’ormai evidente diagnosi. Nel frattempo a scuola arriva una nuova insegnante di recitazione, Miss Dodger (Patricia Clarkson), che decide di mettere in scena proprio l’opera di Carroll. Determinata a ottenere e mantenere la parte della protagonista, Phoebe tenterà in tutti i modi di controllare i suoi “impulsi”, isolandosi pericolosamente nel suo universo magico.
Phoebe in Wonderland è un esordio alla regia di rara delicatezza. Sembra che Daniel Barnz abbia preparato il film e studiato la tematica trattata per circa una decina d’anni prima di dar vita alla sua opera. Personaggi perfettamente tratteggiati (dai due disorientati genitori alla nuova carismatica insegnante, dall’ottuso preside ai titubanti compagni di classe) e una messa in scena minuziosa e realistica generano a un quadro confuso e preciso allo stesso tempo, in costante equilibrio tra dramma e fiaba. Barnz delinea la sindrome di Tourette, i suoi sintomi e le sue manifestazioni, descrivendo gli sforzi di Phoebe (e di chi la ama) nel cercare di comprendere e giustificare incomprensibili stati d’ansia e reazioni incontrollate. Grazie alla magnifica performance di una giovanissima Elle Fanning (qui nel suo primo ruolo da protagonista), il regista ci trasporta nel mondo fiabesco di Phoebe per poi riportarci insieme a lei nella realtà attraverso la magia (vera) del teatro e il potere liberatorio e terapeutico della recitazione. Sarà infatti grazie agli insegnamenti anticonformisti di Miss Dodger (una sorta di Melpomene moderna) che Phoebe potrà “salvarsi”, portando il suo universo sulla scena “reale” per poi lasciarlo svanire tra i riflettori mano nella mano con la tanto amata e temuta insegnante.
Phoebe in Wonderland è l’accurata e delicata descrizione di un viaggio, di una sofferta rivoluzione interiore alla disperata ricerca di un’identità e di un proprio posto nel mondo.
Giulia Pezzoli
Daniel Barnz – Phoebe in Wonderland
USA / 2008 / 96’
Articolo pubblicato su Artribune Magazine #16
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