Olivier Assayas e il cinema di Nietzsche. Esce in sala Sils Maria
Se già prima la filmografia di Olivier Assayas - raffinato critico dei Cahiers du Cinema divenuto sceneggiatore e regista dal 1986 - appariva indecifrabile, composta da opere difficili da raggruppare, stilisticamente difformi, che prendono in egual misura da Ingmar Bergman come da Kenneth Anger, da Hou Hsiao-Hsien come dal cinema di Hong Kong; da oggi lo è ancora di più.
Arriva nelle sale italiane, distribuito da Good Films, Sils Maria, il 15esimo lungometraggio del cineasta parigino Olivier Assayas, reduce dai successi di Carlos e Qualcosa nell’aria. Girato tra l’Alto Adige e la valle svizzera dell’Engadina – la stessa che dettò a Nietzsche il mito dell’eterno ritorno dell’uguale – Sils Maria è una “partitura per sole donne” che narra dell’incrocio tra Maria Enders (Juliette Binoche), un’attrice divenuta improvvisamente famosa in gioventù, Valentine (Kristen Stewart), fedele assistente personale con cui si ritira in uno sperduto chalet tra Alpi svizzere, e Jo-Ann (Chloe Grace Moretz), sbarazzina ventenne pronta a prendere il ruolo che un tempo fu della Enders.
Diviso in due atti e un epilogo, dopo un inizio soft, Sils Maria si trasforma pian piano in una sorta di road movie dell’anima, dove non ci sono moto o macchine che si sostituiscono alla natura, ma solamente la contemplazione di un paesaggio che è la metafora dell’ambiguità umana al confine (sottilissimo) tra recitazione e vita. Come accadeva tra Anne Baxter e Bette Davis nell’indimenticabile capolavoro di Joseph L. Manckiewicz Eva contro Eva, la principessa, senza lesinare colpi bassi, tenterà continuamente di spodestare la regina dal trono, al fine di prenderne il posto.
Ricco di caratteri complessi e sfumature, Sils Maria si mostra in ogni istante per quello che è: un’opera sostanzialmente aperta, eclettica, che accoglie all’interno di una narrazione perfettamente orchestrata tanto i crismi del cinema di viaggio, quanto le melodie piene di Handel e Pachelbel; tanto musica rock, quanto rimandi velatamente nietzschiani. D’altronde, l’Engadina ha sempre esercitato un fascino magnetico verso nord, in direzione di quella che Germania che prima con Nietzsche, poi con Arnold Frank, e in seguito con gli autori di punta del suo “cinema nuovo” (Wenders, Fassbinder, Herzog), non hai mancato di cercare la giusta ispirazione nei suoi austeri meandri.
“Che tutto ritorni senza fine è l’estremo incontro del mondo del divenire con il mondo dell’essere: la punta più alta della meditazione”. Nietzsche, infatti.
Marcello Rossi
Olivier Assayas – Sils Maria
Francia / Svizzera / Germania – 2014 – 124’ – drammatico
http://www.goodfilms.it/
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