The Imitation Game. Benedict Cumberbatch è Alan Turing
A Capodanno arriva nelle sale italiane il film che ha vinto l’ultimo Festival di Toronto, già candidato ai Golden Globe, ai Critics’ Choice Award, ai Sag Awards, ai Satellite Awards. E scommettiamo che almeno un Oscar finirà in mano a Benedict Cumberbatch?
La sceneggiatura di The Imitition Game girava sulle scrivanie dei pezzi grossi di Hollywood dal dicembre del 2011 e si era guadagnata il primo posto della leggendaria Black List dei migliori script non ancora prodotti. Nel 2009 Nora Grossman e Ido Ostrowsky della Bristol Automotive avevano letto un discorso del primo ministro Gordon Brown che, a nome del governo britannico, si scusava per il trattamento riservato ad Alan Turing durante la Seconda guerra mondiale.
La storia del crittografo negli Stati Uniti era quasi sconosciuta e ne opzionarono subito la biografia firmata da Andrew Hodges. La sceneggiatura fu commissionata al romanziere Graham Moore, che per il titolo si ispirò al metodo con cui il matematico distingueva il ragionamento di una macchina da quello di un uomo. Fu Teddy Schwarzman (All is Lost) che con la newyorchese Black Bear Pictures prese in carico la sfida di produrre il biopic. Il film si sarebbe girato per fedeltà storica nel Regno Unito.
A quel punto restava ancora un regista da individuare e un cast da mettere insieme. La regia approdò nelle mani del giovane norvegese Morten Tyldum, che vantava nelle referenze il maggior successo della storia del suo Paese, il maggior incasso per film in lingua straniera del Regno Unito del 2012, una nomination come Miglior Film Straniero ai Bafta, un Empire Award come Best Thriller e un Saturn Award come Miglior Film Internazionale per Headhunters.
Chi reclutare come protagonista a quel punto? Chi poteva reggere la parte del misantropo, genialoide incompreso, burbero e prepotente facendo però breccia nel cuore del pubblico? Qualcuno con una faccia d’altri tempi, sensibile e forte, intenso e complesso. Il personaggio di Alan Turing sembrava tagliato su misura per Benedict Cumberbuch. Reduce dal successo di Sherlock e già testato in ruoli biografici (Hawking per la BBC, Van Gogh,Julian Assange in The Fifth Estate), nelle ambientazioni storiche (Small Island, Amazing Grace) e avvezzo a parti da strano, pazzo e alienato. L’attore britannico, al suo picco storico di bravura e per questo in aria di Oscar, interpreta il matematico a cui si deve la decrittazione della macchina Enigma usata dai tedeschi per comunicare durante la Seconda guerra mondiale.
Il film si sviluppa su tre differenti piani temporali che s’intersecano. Coll’incedere della lancetta cresce la tensione e insieme il senso di colpa dell’osservatore, carnefice del suo eroe. In un carosello di personaggi, volti di attori eccellenti come Keira Knightley (con cui Cumberbatch aveva già condiviso il set di Espiazione), Mark Strong (insieme a Benedict in La Talpa) e Mattew Goode (Match Point, Watchmen, Stoker),solo per dirne tre, The Imitation Game svela al grande pubblico come sono stati sconfitti i tedeschi nel secondo conflitto mondiale ma anche la complessa realtà che riguarda il bene comune. Oltre il personaggio pubblico, l’uomo privato.
Punito con la castrazione chimica per reato di omosessualità, Turing, che aveva salvato milioni di vite, finisce suicida. The Imititation Game diventa così prima di tutto un film sull’anticonformismo. Quello reale che riguarda la profondità dell’anima e che qualsiasi società fatica ad accettare. Anche oggi.
A Turing si deve l’invenzione del computer: Steve Jobs e Bill Gates di fatto non esisterebbero senza di lui. Qualcuno sostiene, smentito dalle fonti ufficiali, che il logo della Apple alluda alla mela avvelenata di cianuro con cui Turing si è tolto la vita nel ’54. Il riferimento nel film viene in qualche modo suggerito con una frase ripetuta più volte e molto simile alla più famosa pubblicità della società con la mela, doppiata per l’Italia da Dario Fo (1997). Ecco i passaggi messi a confronto.
Federica Polidoro
Morten Tyldum – The Imitation Game
UK | USA – 2014 – 114’ – biopic | drammatico
www.videaspa.it
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