Gone Girl, ovvero il grado zero della coppia. David Fincher torna in sala con un potente thriller paranoico
Un filmone da due ore e mezza che è una specie di omaggio di David Fincher a se stesso. Per un thriller paranoico che alla fine non si risolve. E non convince appieno.
Amy (Rosamund Pike), famosa scrittrice di libri per bambini, e Nick (Ben Affleck), giornalista di costume, si conoscono una sera a New York, durante una festa, e scatta subito la scintilla. Dopo un paio d’anni, però, affiorano le prime crepe: la recessione mette in ginocchio l’America e spezza le loro carriere, lasciando ambedue con poche prospettive e una manciata di dollari in tasca. Decidono così di trasferirsi a North Carthage, la città natale di Rick nel Missouri, per assistere la madre di lui e ricostruirsi una vita. Con i pochi soldi rimasti, Rick apre un bar in città insieme alla sorella, mentre Amy rimane a casa sprofondando lentamente nella spirale della paranoia.
Il giorno del loro quinto anniversario, Amy scompare misteriosamente, senza lasciare tracce, se non qualche schizzo di sangue, un tavolo di cristallo rovesciato in salotto e un diario. Col passare del tempo le contraddizioni accumulate porteranno i vicini, i media, la polizia e tutti quelli che lo stanno a guardare a convincersi che sia stato proprio Rick a uccidere Amy, ma la realtà non è come appare.
Di primo acchito verrebbe da pensare che Gone Girl – L’amore bugiardo siano in realtà due film distinti e ben riconoscibili: meticoloso thriller psicologico per la prima ora, in cui l’introspezione prende il sopravvento sull’azione, ibrido tra mistery, horror, commedia esistenzialista e film rompicapo per la restante ora e mezza. Tratto dal bestseller omonimo di Gillian Flynn – che ha firmato anche la sceneggiatura – il decimo film di David Fincher è un intrecciarsi continuo di piani narrativi, temporali e falsi indizi. Indifferenza, alienazione, romantica disillusione e frastuono mediatico fanno da contorno a una storia in cui, come già era accaduto in The Social Network e Millenium – Uomini che odiano le donne, la contemporaneità irrompe prepotentemente nella storia (“Mi sembra di stare dentro a un episodio di Law&Order”, dice il protagonista a un certo punto) , tant’è che il processo viene abilmente condotto dall’anchorwoman più conosciuta d’America, che sottopone la vicenda a un’analisi tanto impietosa quanto strumentale, convincendo il Paese intero della colpevolezza di Nick.
È come se, girando Gone Girl, il regista avesse volto il suo sguardo indietro, verso la sua filmografia passata, e avesse voluto omaggiarla nella sua interezza. C’è la messinscena para-hitchcockiana di Panic Room e The Game, le tinte noir e il sospetto di Seven e Zodiac, il tradimento e la teatralità di Fight Club, il rimorso e la rivalsa di Uomini che odiano le donne, la realtà mediatizzata e simulacrale di The Social Network.
Eppure, a fronte di un allestimento scenico e di una regia – come al solito – impeccabili, qualcosa alla fine dei conti non torna. In quei meandri che tenta di indagare, Fincher si perde, lasciando il film appeso a un filo, senza capo né coda. Ma soprattutto senza un senso.
Marcello Rossi
David Fincher – Gone Girl. L’amore bugiardo
USA – 2014 – 149’ – thriller
www.foxmovies.com
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