Quando la Bibbia è un blockbuster. Exodus di Ridley Scott
Dopo “Noah” di Darren Aronofsky, tocca al regista di “Alien” avere a che fare la materia biblica. E anche lui, come il collega statunitense, sceglie la via della fantascienza. Siamo andati a vedere “Exodus” di Ridley Scotto.
Anticipato da una scia di polemiche e di veti incrociati in alcuni Paesi musulmani – Egitto, Marocco, Emirati Arabi – che lo accusano di dare un volto a Dio, creare volutamente “falsi storici” nella ricostruzione della figura di Mosè e spalleggiare l’ideologia sionista, arriva in sala Exodus – Dei e Re, l’ultima fatica registica di Ridley Scott, che ci aveva lasciato nel 2013 con il semi-riuscito The Counselor. Filmato in 3D tra il deserto di Almería e i Pinewood Studios di Londra nell’arco di due anni, con Exodus – Dei e Re Ridley Scott riprende in mano il personale discorso “metastorico” iniziato con 1942 – La conquista del paradiso, proseguito con Il gladiatore e portato avanti sia con Le crociate – Kingdom of Heaven che con Robin Hood.
Mosè (Christian Bale) e Ramses (Joel Edgerton), futuro sovrano d’Egitto, vengono allevati come fratelli da Seti (John Turturro), sapiente faraone che governa il suo popolo con l’aiuto dell’esercito e la benedizione degli dèi. Alla morte di Seti, Ramses decide di esiliare il fratellastro dopo averne scoperto le origini ebraiche. Abbandonato a se stesso nel deserto, Mosè viene aiutato da una donna araba e un dio-bambino, che lo convinco a ribellarsi a Ramses e guidare gli ebrei fuori dall’Egitto verso la Terra Promessa.
Erotizzazione dei corpi in azione, macchine di morte e di spettacolo, lotta infinita tra un sovrano e uno schiavo: in Exodus – Dei e Re, ci sono tutti gli elementi ricorrenti del cinema del nuovo millennio nel 24esimo film dell’autore dell’indimenticabile Blade Runner. Punto di partenza è di certo quel capolavoro della Hollywood d’oro che è I dieci comandamenti di Cecil. B. DeMille, da cui Scott ben presto si stacca per dare forma a un singolare quanto originale ritratto di Mosè, eletto e guerriero, in cui la Storia c’entra ben poco.
Sulla questione della veridicità storica Scott è stato duramente attaccato anche da buona parte della stampa occidentale, così come sulla scelta degli attori. Eppure, in nessun momento il regista inglese si pone il problema del realismo, né tantomeno insegue alcun criterio di credibilità. Tra le sue mani, il Vecchio Testamento diventa un gigantesco show, fatto di corpo a corpo, battaglie feroci, imprevedibili congegni teatrali, inseguimenti con le bighe, tutti contro tutti, coccodrilli voraci, locuste affamate e fiumi di sangue. Perché Ridley Scott, demiurgo della rappresentazione, è ben conscio che il potere, prima di ogni altra cosa, si ciba di visioni. E, visti i tempi, ridurre la Bibbia a blockbuster, non è di per sé poi così disprezzabile.
Marcello Rossi
Ridley Scott – Exodus
UK-USA-Spagna | 2014| 150’ | drammatico
www.exodusgodsandkings.com
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati