Tra cinema e moda. Storia di Milena Canonero, Orso d’Oro a Berlino
La Berlinale ha insignito del prezioso riconoscimento alla carriera la talentuosa costumista italiana Milena Canonero. Celebrandone l'insuperabile capacità di vestire persone e personaggi, sullo sfondo di un set cinematografico.
Dobbiamo essere veramente fieri di questo ennesimo premio alla bravura di Milena Canonero (Torino, 1946), la costumista italiana che, a quasi settant’anni, riceve a Berlino l’Orso d’Oro alla carriera. Negli ultimi anni i riconoscimenti sono andati spesso ai grandi artigiani di cinema più che ad attori e registi italiani. Montatori, direttori della fotografia, scenografi e costumisti hanno dimostrato quanto siamo bravi nelle fasi concrete del lavoro, nella capacità di operare materialmente, guidati da un’indole artistica. Un lavoro meno noto, ma che è considerato fondamentale per tanti grandi registi che hanno bisogno di chi sia in grado di capire e costruire, come Dante Ferretti lo è stato per Federico Fellini o Martin Scorsese.
Così Milena Canonero è stata ed è fondamentale per nomi come Stanley Kubrick, Sofia Coppola e Wes Anderson: il suo stile così raffinato e intelligente ha saputo sottolineare con dettagli di costume il carattere dei personaggi pensati dal regista. La bombetta e il bastone di Andy McDowell in Arancia Meccanica o le sneaker insieme alle altre scarpe di Marie Antoinette di Sofia Coppola sono accenti fondamentali per leggere la storia e capire quella psicologia che il cinema deve mostrare e non dire.
MODA E GRANDE SCHERMO
Verrebbe quasi più da inserirla nel mondo della moda tanta è la sua capacità di agire con stile, di mantenere un livello di raffinatezza talmente alto sia che vesta una cameriera sia Marisa Berenson in Barry Lyndon.
Barry Lyndon è il capolavoro con cui vinse il primo Oscar nel 1976, uno dei film che ha realizzato insieme a Kubrick, il secondo dopo Arancia Meccanica. Il lavoro per questo film fu diviso con la costumista svedese Ulla-Britt Soderlund e, come per il regista, non bastarono le luci tradizionali per riprendere a lume di candela, così lei fece fare i costumi dopo studi e ricerche in sartorie che seguivano le riprese con quel metodo che contraddistinguerà sempre il suo lavoro.
MODESTIA E TALENTO
È famosa come forse nessun costumista è stato, ma la sua dolce modestia le ha fatto sempre riconoscere quanto il suo lavoro dipendesse dalla capacità del regista – dall’imprinting con Kubrick, da cui ha imparato quella maniacale cura dei dettagli, al ringraziamento rivolto a Wes Anderson durante la consegna dell’ultimo Oscar per Grand Budapest Hotel. È una di quelle figure a cui siamo grati per come rappresentano il nostro Paese, grandi lavoratori con uno spessore internazionale, artefici di capolavori mondiali grazie allo stile e alla cultura: grandi artigiani che operano a testa alta al fianco dell’artista cui riconoscono tutte le doti creative del caso.
Clara Tosi Pamphili
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