Cinema. Phantom Boy, l’animazione è noir

Eccellono nel fumetto, nell’illustrazione, e naturalmente nel cinema di animazione. Sono i francesi, e lo dimostrano ancora una volta con un “cartone” passato nelle sale italiane a febbraio.

Lo scorso febbraio è tornato sui grandi schermi nostrani il duo francese formato da Alain Gagnol e Jean-Loup Felicioli, pronto a testimoniare – se ancora fosse necessario – l’intensa vitalità creativa che ormai da anni investe il fronte dell’animazione d’oltralpe.
Nel 2012 Gagnol e Felicioli avevano firmato insieme Un gatto a Parigi, candidato nella corsa agli Oscar come Miglior Film di Animazione. Di quel precedente lavoro, il nuovo racconto a tinte noir intitolato Phantom Boy conserva le atmosfere intrise di mistero e un tratto grafico ormai inconfondibile: semplice, essenziale, bidimensionale, più accurato nell’evocare suggestioni che fedele alle regole prospettiche o al rispetto delle proporzioni; una linea vibrante ed emozionale dal fascino “old-school” che, in questo secondo film degli animatori transalpini, include la lezione delle avanguardie storiche del Novecento e combina insieme alcuni grandi classici del cinema, della grafica e del fumetto, dal Caligari di Robert Weine ai titoli à la Saul Bass, fino alla Gotham City disegnata da Neal Adams negli albi DC Comics di fine Anni Sessanta.

AVVENTURE E SUPERPOTERI

Phantom Boy è un polar avvincente e avventuroso, ricco di omaggi e citazioni cinefile, con un protagonista molto speciale: Leo, un bambino verosimilmente affetto da una forma di leucemia, in grado di superare i limiti imposti dalla malattia grazie alla capacità di staccarsi dal proprio corpo e librarsi in volo, attraversare i muri, superando qualsiasi ostacolo. Questo inaspettato “superpotere” permette a Leo di affiancare un poliziotto momentaneamente costretto sulla sedia a rotelle (come il James Stewart fotoreporter ne La finestra sul cortile), al quale offre il suo aiuto per sventare il piano criminale di una sorta di Joker dai connotati cubisti, fermamente intenzionato a impadronirsi della città.

LA FORZA DEI BAMBINI

Lo skyline di New York, con le sue altezze vertiginose e le linee verticali che puntano al cielo, ha preso il posto dei tetti di Parigi, ma nel nuovo film, destinato a grandi e piccini nonostante una certa audacia nell’affrontare temi dolorosi come la malattia e la morte, non è solo l’aspetto grafico e la tecnica di animazione tradizionale ad affermare la continuità con il passato. Anche tematicamente, infatti, Phantom Boy non si discosta troppo da Un gatto a Parigi. In entrambi i casi, a difendere i valori morali in un mondo manicheamente diviso nell’eterna lotta tra il Bene e il Male, sono i bambini. Bambini tostissimi che presentano i tratti dell’eroe: generosità, coraggio, spirito di sacrificio.
I due registi guardano all’infanzia con grande rispetto perché, anche quando la vita non risparmia dolori e avversità, i piccoli sanno opporsi e reagire con la forza della loro innocenza, senza mai indulgere nel pietismo o nell’autocommiserazione. Phantom Boy schiva le trappole del melodramma per seguire lo schema classico del racconto poliziesco, impreziosito da un tocco “fantastico” e da una cifra poetica originale.

Beatrice Fiorentino

Alain Gagnol & Jean-Loup Felicioli – Phantom Boy
Francia/Belgio, 2015
84’

Articolo pubblicato su Artribune Magazine #35

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Beatrice Fiorentino

Beatrice Fiorentino

Giornalista freelance e critico cinematografico, scrive per la pagina di Cultura e Spettacoli del quotidiano Il Piccolo e per diverse testate online. Dal 2008 collabora con l'Università del Litorale di Capodistria, dove insegna Linguaggio cinematografico e audiovisivo. Dal 2015 cura…

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