Arriva il sequel di Twin Peaks. Ma avete mai seguito il caso giapponese dell’agente Cooper?

È stata una delle serie tv di culto degli anni Novanta. Ora il sequel di Twin Peaks è in onda su Sky Atlantic. Lo sapevate che David Lynch aveva firmato anche la regia di una serie di spot, che ha molto a che fare con le avventure dell'agente Cooper?

Tutto è (ri)cominciato con un tweet, il 3 agosto di tre anni fa: Dear twitter friends, aveva scritto, sibillino, David Lynch That gum you like is going to come back in style! e in conclusione un hashtag, #damngoodcoffee, espressamente dedicato ai fan, che non lasciava dubbi sul ritorno di una delle serie tv più celebri degli anni Novanta, Twin Peaks.
Con quel messaggio lanciato al popolo della rete e soprattutto alla sua nicchia di appassionati, il regista aveva annunciato il nuovo capitolo delle indagini dell’agente Dale Cooper, in quel mondo ipnotico, onirico e fosco della cittadina dei picchi gemelli. L’attesa è finita qualche giorno fa, con la messa in onda quasi in contemporanea con gli Stati Uniti – ma preceduta da uno spoiler clamoroso, dovuto ad un errore di programmazione – da parte di Sky Atlantic dei nuovi episodi.
Co-diretta con Marc Frost, la nuova serie ha conservato, se possibile amplificandole, le atmosfere morbose della provincia americana, i misteri della Loggia Nera, con il consueto corollario di personaggi ambigui e di omicidi efferati.

IL CASO GIAPPONESE

E se tutti ricordano – è forse una delle scene più citate e parodiate – il ritrovamento del cadavere di Laura Palmer, con cui si apriva la prima serie, forse non tutti sanno che accanto allo sfortunato prequel Fire Walk With Me, esiste anche un altro brevissimo capitolo delle avventure dell’agente dell’FBI, questa volta alle prese con il caso della scomparsa della giovane moglie di un uomo giapponese.
Non si tratta di un film inedito, ma di quattro spot televisivi che Lynch – e alcuni dei protagonisti della serie – avevano girato nel 1993, per il brand Georgia Coffee, di proprietà della divisione nipponica della Coca Cola, andati in onda solo in Giappone.
A metà strada tra citazione autoironica e avventura surreale, l’agente Cooper si trova a raccogliere indizi, mentre sorseggia il suo ormai celeberrimo Damn Good Coffee in lattina: tra teste di cervo mozzate, cigni ad origami, boschi nebbiosi e l’immancabile Loggia segreta, questa volta arriva – a sorpresa – anche una sorta di lieto fine.

-Maria Cristina Bastante

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