Alla scoperta dell’India con Alain Daniélou. In un documentario
La storia di un uomo, di un artista, di uno studioso. In “Alain Daniélou – Into the Labyrinth”, il percorso di uomo alla ricerca di se stesso, della pace interiore e alla scoperta dell’India e delle sue tradizioni.
Cercare se stessi nell’arte e nella natura. Cercare se stessi nel mondo e nelle altre culture. Alain Daniélou (Neuilly-sur-Seine, 1907 – Lonay, 1994) è stato studioso della storia della musica, grande esperto della storia dell’India e viaggiatore. Di lui ci racconta Riccardo Biadene con il documentario Alain Daniélou – Into the Labyrinth.
“La pretesa degli uomini di essere gli unici ad avere un animo mi è sempre sembrata stupida”, diceva Daniélou. Poche parole che rendono chiara la sua idea di credo e di umanità. Un film, quasi una ricerca, che equivale a un viaggio sacro e musicale nella “terra” e nella vita di un uomo fermo, convinto del suo pensiero e della sua curiosità. Attraverso la Bretagna, l’India e fino a Venezia e poi a Roma, chi era Alain Daniélou, cosa sognava, cosa cercava e cosa ha realizzato.
VARANASI E LO SHIVAISMO
Nel palazzo di Rewa, sulle rive del Gange a Varanasi, Daniélou e il suo compagno, il fotografo svizzero Raymond Burnier, hanno vissuto per quindici anni. Un luogo perfetto in cui studiare, esercitarsi e trovare una strada, la propria. Alain Daniélou è stato uno dei più noti adepti occidentali dello shivaismo. Ovvero, ha scoperto e trovato nell’induismo un perfetto equilibrio tra corpo e mente che non lo ha mai abbandonato.
Come racconta il documentario di Riccardo Biadene, la religione è un argomento centrale dell’intera vita di Daniélou, che sin da piccolo pensava che “la religione degli uomini non ha nulla a che vedere con la realtà divina del mondo”.
ALLE FONTI DELLA WORLD MUSIC
Comunicare con il mistero, conoscerlo e apprenderlo. Era questa la curiosità che muoveva Alain Daniélou attraverso i miti e le storie. Ed è questo il focus del film Alain Daniélou – Into the Labyrinth. In India si è dedicato allo studio del sanscrito, della musica classica indiana e ha scritto diversi libri sulla filosofia indù, lo shivaismo e i testi vedici. Gli anni in Oriente non sono quelli centrali della sua vita, ma sono quelli che hanno dato un senso alla sua vita.
Al ritorno dall’India nel 1961, Daniélou fonda e dirige l’Istituto Internazionale di Studi per la Musica Tradizionale (IITM) a Berlino, dove viene registrata la prima collezione di World Music per l’Unesco. La musica indiana, la danza, la religione, la tradizione, la scultura e la filosofia sono i temi esplorati nel film attraverso le parole scritte dallo stesso Daniélou.
QUANDO MONTMARTRE NON BASTA
Quello che risalta non è tanto la centralità della religione, o della disciplina per il canto e la danza, quanto il trasporto di quest’uomo verso la musica tradizionale indiana. Un trasporto intimo e sentito di un uomo che ha vissuto gli anni dell’avanguardia artistica e nel suo cuore parigino, a Montmartre, eppure lì non si sentiva a suo agio.
La narrazione che Biadene propone della vita in India di Daniélou passa attraverso Delhi, Khajuraho, Varanasi, Calcutta, Shantiniketan, Bhubaneshwar, Konarak, Puri, Gurgaon, Chennai, Mamallapuram, Pondicherry, Chidambaram, nonché la scuola e la vita a Shantiniketan, la famiglia Mishra e la loro scuola di musica, le cerimonie tradizionali, i matrimoni tra famiglie di musicisti, concerti e spettacoli.
Alain Daniélou – Into the Labyrinth è un film ricco di interviste a familiari e amici, di immagini e foto di repertorio, di luoghi e ambienti fondamentali in cui si percepisce l’eternità del passato e della tradizione, un pathos che si unisce in un groviglio perfetto con la concezione dell’arte moderna e contemporanea.
Chi era Alain Daniélou? Era un uomo comune, era un uomo curioso, era un artista che amava ricercare la pace e quiete. Una pace artistica trovata in una terra, in una cultura, che ha poi “importato” in Italia, l’India. Il film Alain Daniélou – Into the Labyrinth, presentato durante la 13esima edizione del Biografilm Festival di Bologna, è transitato al SummerMela Festival di Roma, al River Film Festival di Padova e al Sole Luna Doc Film Festival di Palermo.
– Margherita Bordino
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